28 Parte Seconda — Alta Italia.
od intercapedine lasciato fra i due edifìzi gira la scala in marmo a comode rampe, illuminata da finestre ad arco, mostranti nei loro vani lo spessore enorme del muro, di braccia milanesi 2 ed oncie 3 (metri 1.34); il muro interno Ira uno spessoredi braccia 1 ed oncie 10^(metri 1.42).
Fino al piano delle campane la torre è quadrata, ed il tronco quadro sopra questo piano finisce all'intorno con una robusta merlatura. Psel piano o terrazzo formatosi all'interno dei merli venne con grande ardimento, pochi lustri dopo la costruzione della parte massiccia o quadra della torre, tirata sula ghirlanda, ottagonale mirabile costruzione con gallerie a colonnette di marmo. La ghirlanda, che Ira il diametro di braccia 13 (metri 1.74) è adorna di balaustrate, di torrette, di piccole guglie in marmo bianco, e termina in uno slanciato cono o pinacolo, lungo il quale stri* sciano otto cordonate di marmo lino alla cuspide, sul la qnaleanticamente posava u ila palla. Nel 1300 alla palla fu sostituito un leone di bronzo dorato, ma uopo qualche anno si ritornò alla palla. Nel 1495 la guglia fu assai danneggiata da un fulmine e la palla rovesciala venne riparata e sostituita da una palla a sfori. Nel LIDO, essendo Cremona passata sotto il dominio di inezia, fu nel 1500 sostituito alla palla il leone veneto in piètra con fregi di metallo dorato, ma fu indi a poco spezzalo da un altro fulmine.
Nel 150'.) fu ricollocala sulla torre la palla, e nel 1001) alla palla venne sovrapposta la croce in ferro rivestilo di rame dorato, nella quale il vescovo Carlo Speriani collocò varie reliquie di santi proiettori della città. Nel 1801 il ]'. Con-figliacchi, professore di fisica nel Liceo di Cremona, indi professore e rettore nell'Università di Pavia, dotò il Torrazzo di parafulmine. Nel 1812 la palla fu di nuovo rifatta ed indorata. Misura più di tir. meliti di diametro, e la croce è alla più di due metri e mezzo,
La totale altezza della torre di Cremona, compresa la palla e la croce, È di piedi parigini 330 ossia in. 111 circa, cioè 3 metri più della guglia maggiore del Duomo di .Milano (108), quattro della Torre degli Asinelli di Bologna (m. 107) e 13 del campanile dì S. Marco in Venezia (08), Le fondamenta de l Terrazzo penetrano nel sottosuolo por circa 22 metri, quindi assai al disotto del letto attuale del Po.
Dal piano della galleria si sale all'ultima galleria sotto il pinacolo con 408 gradini: di questi. la maggior parte, e per comode rampe, nella parte quadra dell'edilìzio •' dal piano delle campane al terrazzo ultimo della guglia si sale per due scale a chiocciola, 1 una in marmo e l'altra in legno. Dall'ultimo terrazzo si ha. a tempo limpido e sereno, un panorama che largamente compensa della lieve fatica dell'ascesa. Olire della città clic si vede, formicolante al di sotto nella forma ovale della sua pian la, coi mo-
numenti, le altre torri, per le quali un poela
disse:
Prospicit Emiliae jvga, lurrilamquc Cremonam..,
si domina tutta la verdeggiante pianura cremonese, solcata dalla larga ed argentea striscia del Po: si vede la linea degli Apennini emiliani dalla stretta di Slradella ai cocuzzoli della Cisa e del Cimane: si vedono Piacenza, Bergamo e Brescia e le prealpi che a tergo di queste città chiudono l'orizzonte. Lo spettacolo, sia per l'immensa distesa di pianura che da ogni parte si domina, che per le molle località clic si ponno riconoscere anche ad occhio nudo, e per le punte ili monti più alti sorgenti all'orizzonte, tanto sulla linea delle Alpi quanto su quella dell'Apennino, non potrebbe essere più attraente.
L'edilizio interro della parte quadra del Torrazzo è divìso in più piani: in uno di questi — nell'inferiore — funziona il grande orologio costrutto originariamente nel 1471 da Antonio Tre®no, migliorato nel 1480 da Giacomo Pe-ratliis della Grave. i\la nel 1588 i celebri mecca-ilici Giambattista e Gianfrancesco Dovizioli, padre cliglio, ricostruirono l'orologio e lo collocarono in luogo, aggiungendovi ordigni, perchè oltre delle ore all'italiana segnasse i movimenti del sole, della lima e delle costellazioni, i mesi ed altri dati astronomici. 11 quadrante fu dipinto da G. B. Bordoni di Castelleone nel 1588, ritoccalo nel 1071 da Giuseppe Natali di Casal-maggiore, ed indi ridipinto quale ora sì vede da Giacomo Gnerrini, cremonese, nel 1787, Dalla camera dell'orologio nn apposito meccanismo fa suonare le ore alla grande campana ch'è nella galleria ultima della ghirlanda, in rintocchi clic si sentono non solo per tutta la città, ma anche a qualche chilometro intorno nel circondario.
Nel locale soprastante all'orologio, dlnminato da belle finestre ad archetti, detto il Castello, trovasi il concerto delle campane, perfettamente intonato sulla scala naturale. La maggiore di queste campane, battezzata coi nomi di Giam-battisla Imcrio ed Oinobono, pesa 1240 chilogrammi Vennero fuse nel convento dì Sant'Agostino la mille dal 19 al 20 settembre 17 i Ida Bartolomeo Bnzzi e consacrate dal vescovo Alessandro Lina. 11 metallo fu in gran parte dato dall'antico conccrlo.
Intorno ali epoca della costruzione di questo insigne e ad un tempo caratteristico monumento cremonese, havvi una profonda discordanza fra i varii storici cittadini, (ili annalisti Gavitelli, Canini» cremonesi, ed il cronisla Giovanni de /ombriloila Solicino, opinano essersi questa torre innalzata nel 1281, mentre nella città si contrastavano li1 fazioni dei Guelfi e ilei Ghibellini', altri, tra cui lo storico Arisi, appoggiandosi ad un'antica iscrizione inserita nel Codice I'iccnar-tiianó, vorrebbero questa turre, nella sua parte quadra a'.meno, eretta nel 754, pontificando in