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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia.
   al cremonese. Notevole sul pilastro di mezzo del palazzo il pulpito in marmo scolpito, con discreti ornati, del secolo XIII, dal quale i banditori del Comune promulgavano le leggi ed i decreti, e sul
   l'ig. 14. — Cremona : Tribuna del Palazzo Comunale (    quale nei momenti c nelle discussioni importanti per gl'interessi o la salvezza della città salivano gli oratol i ail arringare il popolo ; tale pulpito b detto ancora oggi dal popolino urrini)hicra (lìg. li).
   Sotto il grande porticato prospiciente il Duomo vennero per cura del .Municipio murate le tavole in bronzo portanti incisi i nomi dei Cremonesi morti nelle guerre d'indipendenza dal 18 iS al 1870.
   Si sale al piano superiore del severo edifizio per l'ampio scalone in marmo, sostituito nel secolo scorso alla rampa cordonata prima esistente, e per la quale — narrano con soddisfa-
   zione i custodi del palazzo — si poteva salire a cavallo fino al gran salone. In questo una volta radunavasi il gran Consiglio del Comune, assai più numeroso di quello elle ora non sia : ora non è che un grande atrio od ambulatorio mettente capo all'aula delle adunanze consigliala, alle sale della Giunta, del sindaco ed agli uffici subalterni.
   Fra le cose clic maggiormente spiccano iu questo grande salone, sono alcuni quadri colossali tolti da soppresse chiese della città, o per altra guisa pervenuti in proprietà del Municipio. Vene sono alcuni di proporzioni veramente sorprendenti : ad esempio quello rappresentante il Prodigio delia manna avventilo agli Ebrei raminganti nel deserto, dipinto ila Grazio Cossalio, di Orzinovi in provincia di Brescia, mentre trovavasi rifugialo nel convento di San Domenico in Cremona, onde sfuggire ai rigori della giustizia per certi disordini ni patria da lui commessi. Il quadro, soppresso e demolito quel convento, diventò proprietà del Municipio di Cremona. Fu compiuto dal Cossalio in età ili 23 anni nel 1597, e dimostra in questo artista una faragginosa immaginazione commista a buoni prini'ipii di disegno e ad una granile vivacità di colorito. Il manierismo secentista, peraltro, più clic il sentimento della natura e del vero, domina in questo quadro, ove nei più strani atteggiamenti ed espressioni è raffigurato uno sbalorditivo mimerò di persone.
   Altro quadro di rimarchevoli proporzioni che si conserva in questo salone, è quello di Luigi M lividori detto il Genovese, rappresentante il miracolo della Moltiplicazione dei pimi; fu dipinto, come accenna una scritta nel quadro stesso, dal Miradori nell'anno ILVÌ7 per commissione di Vincenzo lìogliaui cremonese, e fu quivi trasportato dalla soppressa chiesa di San Francesco. Osserva usi pure in questo salone altri quadri del .Miradori, di Bernardino Campi, di Giuseppe Panfilo, di Bartolomeo Sacelli, detto il l'Ialina, e d'altri valenti pittori cremonesi dei secoli XVI e XVII.
   Notevolissimo ricordo d'un pregevole capo d'arte, del quale Cremona inavvedutamente si lasciò privare, è il ricalco fatto degli stipiti della porta dei palazzo Baimondi-freccili, elegante opera del llinascimcnto venduta al Museo del Louvre di Parigi anni sono per circa 50,000 lire. Gli stipiti di quella porla, ricalcali per cura ed a spese del Municipio di Cremona, furono ora adattati in fondo al salone, alla porta elle conduce agli ullìei municipali (fig. 15).
   Nella sala che serve alle radunanze particolari della Giunta, oltre ad alcuni buoni quadri di scuola cremonese del seicento, mostrasi, vero