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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cremona
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   coi quali allora si assaltavano e prendevano i castelli e simili forme di fortificazioni.
   fili storici cremonesi raccontano die soggiornando per parecchi giorni del gennaio 1414 in questa città l'imperatore Sigismondo, espertissimo in fatto di fortificazioni, volle visitare questo castello minutamente in ogni sua parte, e ne fece lodi grandissime. Cosi Teodoro Palcologo, marchese del Monferrato, il conte Giovanni Piccinino Visconti, signore diCantù, figlio di P>er-nahò, ed altri signori e capitani che l'imperatore accompagnavano ne fecero le meraviglie, dichiarando che forse non eravene altro si bene collocato, sì ampio e forte. Nel 1455 Francesco Sforza, alla riconquista per proprio conto del ducato visconteo, aggiunse nuove opere a questo castello e lo rese, dicesi, per molto tempo inespugnabile. Ciò non tolse, tra parentesi, clic nel principio del secolo successivo, ed anche dopo, Cremona non restasse sempre campo aperto e facile preda di ogni esercito invasore. Nel castello di Cremona nacque, dal duca Francesco Sforza e da Bianca Maria Visconti. Ascanio Maria Sforza, che Sisto VI creò cardinale nel 1484- ed Innocenzo Vili fece vescovo di Cremona nel I486: nonio chiaro e munifico, grande protettore dei letterati ed artisti, di frequente ricordato dagli
   storici di quel periodo col semplice appellativo di cardinale Ascanio.
   Nei dolorosi avvenimenti della prima metà del secolo XVI, pei quali la signoria straniera si affermò sull'Italia superiore, il castello di Cremona fu più volte assaltato e preso da Francesi, Spaglinoli ed Imperiali : altro assedio con bombardamento ebbe a soffrire lo stesso castello nel luglio 1648 dalle troppe alleate di Francia, Savoia e Modena contro Spagna : assedio durato 86 giorni, e nel quale, secondo la lapide commemorativa del l'atto che conservasi nella chiesa di Santa Croce, furono sparati da parte dei difensori 9000 colpi di cannone, e da parte dei nemici oltre 18,000, la maggior parte con proiettili di 60 libbre.
   Il castello, già ridotto in pessime condizioni per queste ed altre vicende, ed anche trascuralo per l'inefficacia sua nei nuovi metodi di guerra, fu, per decreto dell'imperatore Giuseppe lì, de-niolilo nel 1782 con grande soddisfazione, dicono gli storici, della cittadinanza. Da allora Cremona cessò di essere città fortificata e soggetta alle relative eventualità in tempo di guerra.
   Palazzo Stanila (fig. 20), in via Palestra, già San Vincenzo.- La l'accinta di quest'edilìzio, clic è fra i più ragguardevoli della città, fu dall'archi-