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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia.
   Lello cremonese Marchetti restaurata nel nostro secolo, conservando ed adottando in gran parte la decorazione barocca preesistente, e sovrapposta nel secolo XVII allo stile originario del palazzo sorto sul principio del secolo XVI. Ciò l'orma un assieme che non può se non dispiacere a chi ha l'occhio esercitato alle eleganti purezze dell'arte rinascente. Ma se la facciata di questo palazzo non inerita grandi elogi, altrettanto non può dirsi del cortile interno, nel più perfetto stile bramantesco elicsi possa immaginare. Ogni lato di questo cortile, nel quale l'occhio si ricrea e l'animo si solleva a vero diletto, consta di cinque archi girati sopra colonne, adorni di archivolti linamente trattati, fra l'uno e l'altro dei quali sonvi tonde medaglie, sostenenti un fregio eniro il quale di tratto in trailo sporgono altre medaglie con bellissime teste in profilo. Sopra la cornice s'alza un parapetto tutto istoriato di piccole figure, e su questo si aprono le finestre del piano superiore ad archi tondi, con entro due archetti appoggiali ad una mensola pensile. Fra l'una e l'altra delle finestre sorgono nel medesimo parapetto pilastri con festoncini annodati del miglior gusto, i quali vanno a reggere il cornicione carico pur esso d'ornamenti. Sopra questi sorgono in ligure terminali cariatidi corrispondenti ai sottoposti pilastri, i quali sostengono la cornice con cui l'edilizio termina, venendo a formare cosi un'attico elegantissimo nei cui spazi, corrispondenti alle sottoposte finestre, sono ampi finestroni rotondi riccamente contornati da fascie e cornici con ottimo gusto e finezza lavorale. L'ultima parte venne, serbando lo stile primitivo, con molla arte aggiunta dall'architetto Faustino liodi, del quale è pure il magnifico scalone condotto con severa eleganza. Una parte degli ornali che decorano questo cortile, ed in ispecie del cornicione, furono tolti dal cortile già descritto del Monte di pietà, anticamente palazzo Fodri, e poscia chiostro delle Benedettine. Nelle vicinanze del palazzo Stanga erano le case di Cabrino Fornitilo, signore di Verona dal 1400 al l i 19, nelle quali, giusta il Laccetti storiografo di questo tiranno avventuriero, diede con solenne imbandigione due grandi banchetti, l'uno al pontefice Giovanni XXIII e l'altro a Sigismondo imperatore di Germania e re dei Romani, come a costui piaceva firmarsi.
   Teatri. — Cremona ha fin dal periodo romano serbato tradizione di grandissima passione per gli spettacoli pubblici e teatrali. In quel tempo la città possedeva un circo grandioso, la descrizione del (male ci è tramandata da Cassiodoro. Anche nei Lassi tempi, quando la città risorse dalla distruzione di Agilulfo, ebbe un nuovo circo nel quale si davano bellici spettacoli. Un documento cremonese del 712, illuminilo dal Dragoni, parla ili un palazzo ad Theulrum in (ìnibus proli canonicarum; prato esistente nel borgo San Siro.
   Dopo questo accenno la tradizione teatrale in Cremona resta interrotta per parecchi secoli, fino al 1670, in cui la marchesa Giulia Rnngoni, moglie al marchese Giovanni Battista Ariberli, patrizio cremonese, fa costrurre nelle vicinanze del suo palazzo un teatro per pubblici spettacoli. Ma questa sala da un liso tanto profano venne per i mutati padroni e le mutate abitudini loro trasformata in un oratorio a San Filippo Neri : e tale rimase fino al 1802, nel quale anno venne di nuovo adattata per teatro clic è quello ora detto Filodrammatico, in piazzetta dei Filippini.
   Nel frattempo però Cremona era rimasta priva d'una sala per spettacoli teatrali, dei quali, coi progressi trionfali clic andava facendo allora l'opera italiana per la pleiade gloriosa dei nostri maestri settecentisti, eia commedia per le ardite innovazioni portatevi da Carlo Goldoni, era vivissimo il desiderio in tutta la cittadinanza. Fu allora che il pittore architetto Carlo Zaist, cremonese, ideò un progetto di teatro, clic a spese di un facoltoso cittadino, G. B. Nazari, venne eretto nel luogo di un vecchio e grande caseggiato, sul corso della porta Po (ora corso V. Iv). Questo edilizio, per la maggior parte iu legno, era assai elegante e funzionò per molti anni in proprietà di una società di palchisti. Ma nella notte delli 11 settembre 1800, non si sa se con dolo o fortuitamente, restò totalmente distrailo da un incendio. La Società proprietaria, formatasi in consorzio di palchisti, deliberò senz'altro di erigerne nello stesso luogo uno nuovo in muratura e di maggiori proporzioni. L'incarico fu dato all'architetto Luigi Canonica, allora in grande celebrità in Milano e fuori per le grandiose opere architettoniche, alle quali attendeva. 11 Canonica, autore di altri consimili edifizi, anche in questo fu pari alla sua fama, ed oggi il teatro della Concordia in Cremona conta fra i più eleganti, importanti ed armonici dell'Italia superiore.
   imponente nella sua classica semplicità, la facciala di questo edilìzio rappresenta il pronao tctrastilo di un lem [ilo dorico. II frontone, o timpano, che s'alza sopra quattro grandi colonne, b semplice e maestoso ad un tempo, ornalo di bassorilievi simbolici allo scopo del luogo, lini1 rampe facilitano l'accesso dello carrozze, in caso di inlenipcrie, sotto il pronao medesimo.
   Bellissima è la sala degli spettacoli a ferro di cavallo a cinque ordini di palchi, decorati da stucchi dorati di buon disegno : il proscenio è fiancheggialo da due monumentali colonne d'ordine corinzio reggenti un fastoso architrave. La sala degli spettacoli «'¦ capace d'oltre duemila persone.
   Ben disposti, comodissimi gli amhulatnrii, le scalinate d'accesso ai palchi ed alle poltrone; vastissimo è il palcoscenico ed adatto ad ogni sorta di spettacoli, anche i più grandiosi, come opere-ballo e balli grandi.