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l'arte Seconda — Alta Italia
Dante però, nel canto xx ilelV Inferno, facendo ritessere da Virgilio la leggenda delle origini di Mantova, si scosta da questa prima versione, sopprime addirittura la partecipazione di Geno e chiama vergine Manto, alla quale dà il inerito della fondazione della città. È questo punto del divino poema uno dei più importanti e caratteristici per la corografia dell'antica Italia.
Idue poeti, Dante e Virgilio, suno nella quarta bolgia dell'ottavo cerchione infernale, ove colla testa stravolta, vale a dire colla faccia verso la schiena e la nuca al petto, sono puniti gl'indovini, le fattucchiere e gl'impostori. Virgilio, dopo avere additato al suo compagno Tiresia e-d Aronte Apuano, altro indovino di gran fama nell'antichità, soggiunge:
E quella che ricopre le mammelle, Che tu non vedi e con lo treccie sciolte, E la ili hi ogni pilosa pelle,
.Manto fu, che cercò per terre molte ; l'ascia si pose là dove liacipr io ; 0:n!c un poco mi piace che in'ascolte.
E continua narrando la storia di Manto dalla morte del padre e dalia servitù di
Tebe, finché venne in Italia ove
.......giace uu laco
Appiè de l'Alpi clic serrau Lninagna Sovra Tifalli, ed ha nome lìcnaco,
dal quale esce un fiume e corre < giù por verdi paschi > raccogliendo Ciò clic in grembo a Deliaco star non può
e che
Non più Bcnaco, ma Mincio si chiama l'ino a Governo, dove cade in Po.
Il Mincio non ha molto corso
.......che tritava una lama,
Per la qiiill si distende e la impaluda E suul di stale talora esser gl'augi
Di là passando, continua Virgilio, Manto
.......la vergine cruda
Vide terra nel mezzo del pantano, Senza coltura e il abitanti mula.
Li, per fuggire ogni consorzio umano, Ristette co' suoi servi a far sue arti, E visse, e vi lasciò suo corpo vano.
Gli afflimi pui, eli' iulonin erano sfarli, S'accolsero in tjitil luogo, ch'era lorle Per lo ,uml;ui ch'avea da tulle parti.
Fer la elidi sovra quell'ossa morie, E per colei, clic I luogo prima elesse, Mantova 1 appellar seni allea sorte.
I compagni ili Manto, cui Dante fa da Virgilio accennare e che, secondo questi, furono i veri fondatori della città, sarebbero i Beoti, i quali, al dire di Diodoro Siculo, avrebbero seguita la sorte delle figlie di Tiresia, di cui una fu Manto e l'altra Dafne, che condotta dai Greci, vincitori di Tebe, a Delfo, onde propiziarsi Apollo, rimase poi, ammaestrata com'era nell'arte di indovinare, presso quel tempio a rivelare i difficili oracoli del nume.
Le piti sottili indagini dell'analisi critica, non avendo potuto ricostruire il significato etico e storico della favola o leggenda di Manto, le parole che il divin poeta mette in bocca di Virgilio per spiegale le origini di Mantova, 11011 valgono altro che a provare l'antichità e la consistenza della tradizione ([lassata dall'ara pagana, e senza perdersi nelle tenebre dei bassi tempi, ai primi bagliori della rinascenza), che riattacca le origini di Mantova 11011 tanto all'evo mitologico, quanto ad ima delle conseguenze immediate di quel granile fatto, che fu, pel mondo antico, la caduta di Tebe, l'emigrazione cioè, la dispersione anzi, di un gran numero di l'ebani nelle regioni occidentali ed in Italia particolarmente.
Secondo un'altra leggenda, che ha qualche traccia di verosimiglianza, a fondar Mantova sarebbe stata una tribù 0 colonia di Etnischi, venuti in questa regione un dieci 0 dodici secoli avanti l'Ora volgare. Capo di tale tribù sarebbe stato 1111 l'arante,