Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Cremona e Mantova', Gustavo Strafforello

   

Pagina (229/305)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (229/305)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Mantova
   221
   comunali a Pavia o leggi per il nuovo ordinamento del regno in aggiunta alle leggi longobardiche già esistenti. Nell'anno 800 si fece un gran parlare, intorno a Mantova per la scoperta che colà si diceva avvenuta d'una spugna inzuppata del sangue di Cristo, portatavi al tempo degli esarchi Carlo Magno dalla Francia ne scrisse al papa perchè appurasse la verità intorno al miracoloso avvenimento. Leone III, il pontefice che aveva incoronato l'imperatore, si rese appositamente a Mantova per verificare il caso, ed in quella circostanza, siccome la città, per quanto cospicua, non formava diocesi propria, ma era dipendente dai patriarchi d'Aquileja, così la eresse a Vescovado affidando tale carica ad un prelato del suo seguito, di nome Gregorio é di patria romano. I)a Mantova il papa passò in Francia incontrandosi coli imperatore a Re.ints ed andando con quello alla prediletta Acquisgrana, dove — dice colla solita ed ingenua sua semplicità il Muratori — « passarono le feste del Natale in divozione ed allegria ».
   Stabilito da Carlo Magno il reggimento feudale, Mantova, come le maggiori città lombarde, ebbe a rappresentanti degli imperatori e re d'Italia i suoi confi, con giurisdizione sulla città e sul territorio a questa pertinente. Dei conti di Mantova non fu possibile accertare la serie e si sa solamente il nome d'uno dì essi, Ottone, vissuto intorno all'anno 820.
   Caduto l'Impero carolingio e sulle rovine di questo stabilitosi, tanto in Francia che in Germania ed in Italia, varie più o meno solide monarchie feudali, Mantova seguì nel secolo IX e nel X, senza variazioni degne di rilievo, le vicende della Lombardia, dalla cui legge storica non s'è mai sottratta. Anche a Mantova, come nelle altre maggiori città lombarde, i vescovi, forti dell'ascendente morale che avevano sulle masse e dei privilegi grandissimi che per il loro ministero godevano, cominciarono ad aspirare alla potestà civile e si diedero dapprima con ogni cautela, poi più, palesemente ed arditamente, a scalzare l'autorità dei conti sostituendovi la loro più accetta e simpatica alle popolazioni ; talché, nell'anno 891, i vescovi mantovani godevano già, pei privilegi acconsentiti da Berengario 1, facoltà di coniare moneta ed avevano un Foro speciale, con assoluta indipendenza dalle giurisdizioni dei conti, marchesi educhi, di nomina regia od imperiale che fossero.
   Di fianco all'autorità vescovile e da questa protetti, perchè all'occorrenza ne aveva Sempre appoggio e man forte — al pari che nelle altre città lombarde — si erano formati in Mantova gli A rimanili, classe di uomini liberi, godenti di molti privilegi ed esenzioni ed esercitanti il commercio con Brescia, Ferrara, Cornacchie, Ravenna, Modena e Verona, sul lago di Garda e sul Po sfruttando i diritti di pesca e di passaggio, sui fiumi e sui laghi e di legnatico nei boschi del territorio dipendenti dalla città. In questi Arinianni erano gli embrioni di quello che ancor mancava nel mondo feudale dei bassi tempi, il popolo, che in meno di due secoli doveva sbarazzarsi dalla signoria feudale e vescovile ed instaurarsi padrone in casa propria e nella propria città, col regime delle libertà comunali.
   E tutto un risollevamento morale e materiale che va operandosi in Lombardia nel secolo XI ed ha la sua ripercussione anche in Mantova, ove, cosa che non s'era più praticata nè tentata dal periodo romano, si intrapresero lavori per la restaurazione dei laghi formati dall'espansione del Mincio intorno alla città, causa di danni continui ad ogni ingrossamento del tiiime e d'insalubrità nella stagione calda. Nella prima metà del secolo XI Bonifacio di Canossa, nominato da Corrado il Salico marchese di Toscana, estendendo con occupazioni, infeudazioni ed anche usurpazioni il proprio dominio, si era reso padrone di un vasto Stato, che dalla valle del Po, oltrepassando rApennino comprendeva anche la Toscana. Mantova formava la punta estrema di questo domìnio a settentrione, sulla sinistra del I'o. A Mantova Bonifacio teneva sontuosa Corte ed annesso al suo j tal a zzo era vi un serraglio di fiere, cosa allora straordinariamente rara e che solo i più potenti e ricchi sovrani potevano permettersi. A