Mantova
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Pinamonte riesci a farsi proclamare capitano generale della città a vita. Sicuro del potere e temendo che i nobili, menomati nel loro prestigio, avessero a voltarglisi contro, Pinamonte si diede tutto al partito popolare, deprimendo quanto più poteva i nobili, dei quali s'era fatto sgabello per afferrare il dominio della città. Molti ne fece imprigionare ed uccidere, altri costrinse all'esilio, avendo cura principalmente di confiscare i beni di quelli che cadevano in sua disgrazia. Quest'abile politica gli procacciò da un lato tutti i favori popolari, dall'altro l'odio dei nobili, i quali ordirono congiure contro di lui: congiure che, sventate a tempo, furono represse e soffocate nel sangue. Pinamonte Bonaccolsi morì il 7 ottobre 1293, pianto dal popolo come padre della patria. Gli succedette Bardellone Bonaccolsi suo figlio, il quale mostratosi inetto nel governo della cosa pubblica, dovette qualche anno appresso cederne le redini a Guido Bonaccolsi, detto Botticella, suo cugino. Costui, ad assicurare il dominio della città alla propria famiglia, trovandosi infermo, fece proclamare come suo successore il proprio fratello Rinaldo, detto Passerino, che venne di fatto nominato capitano generale in perpetuo e signore della città (1308). Passerino de' Bonaccolsi fu il primo che assumesse effettivamente il titolo ili signore di Mantova, titolo non mai usato dai precedenti reggitori della città, che riconoscevano la loro autorità da quella superiore del popolo, rappresentata dal Consiglio generale del Connine. Tuttoché di corpo gracile ed infermo (donde il nomignolo di Passerino), Rinaldo de' Bonaccolsi aveva animo ambizioso, irrequieto, prepotente, mutabile, a seconda del proprio interesse. Così fu dapprima guelfo poi ghibellino, quando scese in Italia Lodovico il Bavaro e sperò di averne, e ne ebbe, benefizi e privilegi. Fece guerra a Modena, la vinse e le impose per qualche tempo la propria signoria, alla quale essa poi si ribellò; molestò le terre ed i signori circostanti, nell'intento di arrotondare sempre più il proprio dominio. Sospettoso per natura e sapendo di non essere amato seguiva nel governo della città una politica faziosa, dura e sovente crudele, vedendo nemici e traditori dovunque; per il che s'accresceva ogni giorno il malcontento tanto del popolo che dei nobili contro di lui. A far traboccare il vaso dell'ira generale fu causa involontaria il figlio di Passerino, che invaghitosi della moglie di Filippino Gonzaga tentò di farle oltraggio, spingendo l'audacia col vantarsi del fatto col marito stesso. Questi non respirando che vendetta, assicuratosi l'aiuto (li molti nobili della città e dei più autorevoli popolani e l'appoggio di Can Grande della Scala, al quale l'ambizione di Passerino dava ombra, ordì una congiura, preparai rice della rivolta generale della città. Questa avvenne il 16 agosto 1328: la lotta dei congiurati colle milizie ed i fautori di Passerino fu lunga e sanguinosa; questi infine ebbero la peggio e volsero in disastrosa fuga fuori della città, quando videro cader morto Passerino medesimo. Da questo disastro la fazione dei Bonaccolsi non potò più riaversi ed il popolo, esultante per la riacquistata libertà, elesse a capitano generalo Luigi Gonzaga, padre di Filippino, nomo assai destro nei pubblici negozi, che nel 1313 era stato podestà dì Modena, nel 1314 di Panna, e per cinque anni consecutivi, di Mantova.
Così ebbe principio in Mantova la dominazione dei Gonzaga, che fu tra le più illustri famiglie signorili italiane, celebre per valore nelle armi e per l'amore delle arti e delle lettere, che per (piasi quattro secoli dominò sulla città e territorio circostante, segnando nel triste periodo delle signorie qualche pagina non ingloriosa della storia d'Italia. La famiglia dei Gonzaga ebbe origini oscure, popolari. Fu spinta avanti dai Bonaccolsi, che trovando in Antonio, padre di Luigi, un caldo loro fautore contro i Casaloldi, lo innalzarono e protessero, concedendogli i beni confiscati a quello e la signoria del borgo di Gonzaga, donde essi traevano origine.
Creato capitano generale del popolo, Luigi Gonzaga ebbe, nell'anno successivo, da Lodovico il Bavaro, assai facile a concedere per danaro titoli e dignità, la carica di vicario imperiale: nomina che gli fu confermata dall'imperatore Carlo IV e dal
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