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Mantova 229
Nella rinascenza italiana, in questo periodo singolare e tipico della nostra storia, nel quale le signorie si erano fatto largo fra le ondate delle discordie intestine, sostituendosi man mano ai liberi Comuni, alle repubbliche del XIII e del XIV secolo, la Corte dei Gonzaga in Mantova ha la sua importanza morale — superiore, sproporzionata certo all'importanza politica ed ai contini del piccolo Stato — ed esercita una influenza che non si discosta di molto da quella delle maggiori Corti allora esistenti in Italia. Non che i Gonzaga siano stati l'eccezione fra I principi italiani dei secoli XV e XVI particolarmente; ma furono, ad onta delle gravi loro macchie personali, complessivamente superiori alla media comune dei principi italiani in quel periodo.
Chi con un po' di pazienza e di studio fa la fisiologia delle Corti italiane in questo periodo, vede in ognuna di esse ingrandite o ridotte, a seconda delle circostanze, ina sempre ritiesse, le qualità positive o negative di tutte le altre. Cosi i principi del cinquecento e del seicento hanno tutti gli stessi difetti, gli stessi vizi e le medesime (pochissime) virtù. Cambiano 1 nomi dei personaggi, cambiano le dimensioni del quadro, della scena su cui agiscono, ma i fatti son sempre gli stessi; una Corte rispecchia l'altra, come un principe scimniiotteggia i colleghi in maggior fama degli staterelli vicini e lontani.
1 Gonzaga non potevano uè dovevano quindi sottrarsi a cotesta legge dell'ambiente, legge generale del momento, che malgrado le vergogne, le turpitudini, 1 delitti che si organizzavano e si svolgevano nelle Corti faceva, pur troppo, di queste i centri animatori del movimento intellettuale italiano. E fra questi centri, lo si può dire con certezza, la Corte dei Gonzaga in Mantova fu uno dei buoni, tanto che su di esso gettarono j ritiessi del loro genio luminoso le figure di Ariosto e dì Tasso, di Correggio e di Tiziano, del Mantegna e di Giulio Itomano, di Leon Battista Alberti e di Benvenuto Celliui, per citare solo delle figure maggiori.
I Gonzaga dei due rami dominarono in Mantova dal 1828 al 1707; ina il momento del loro apogeo, del massimo splendore per la loro Corte e per la loro città è tra la metà del secolo XV e lo scorcio del secolo XVI. Da Luigi, fondatore della loro signoria su Mantova (1328), a Gianfrancesco I (1441) l'opera dei Gonzaga è pressoché esclusivamente politica, intesa cioè a farsi largo fra i signori e signorotti, condottieri ed avventurieri,che allora tempestavano in ogni guisa sull'Italia; quindi li vediamo immischiati di necessità in tutte le guerre che in quel periodo- tengono agitata l'Italia superiore' ora coi Visconti contro i Veneziani, ora con Venezia contro ì Visconti ; poi nel terribile coniincianiento del secolo XVI, palleggiarsi tra Francia e Venezia, indi contro Venezia; poi, fallita la Lega di Cambrai, mettersi di nuovo con Venezia, indi e risolutamente col più forte, Carlo V, che stabiliva l'egemonia spagnuola sull'Italia. Chi non segue questa politica, tortuosa, sleale, antinazionale, è presto travolto dalla forza delle cose, dal turbine degli eventi, e l'ecatombe dei principotti italiani in quel periodo è enorme. 1 Gonzaga, più abili ed anche dotati di ima certa forza, resistono, trionfano, toccando l'apogeo colla corona ducale loro consentita dall'imperatore. Più ni là o più alto non potevano giungere.
Consolidata così la loro signorìa, ì Gonzaga del secolo XVI poterono, se non riposare completamente, raccogliere con minor disagio i frutti dell'avveduta politica degli avi. E così con Federico III cominciarono i miglioramenti e le riforme nello Stato, l'abbellimento della città, l'ingentilirsi della loro Corte, clic accolse il Guarino, il Platina, il Filelfo, il Mantegna, Giulio Bomano, Bernardo e Torquato Tasso, Baldassarre Castiglione, Leon Battista Alberti, il Primaticcio e tanti altri valenti artisti del secolo XVI. Auspice i Gonzaga fu aperta in Mantova una delle prime tipografie che siansi avute in Italia e nel 1472 venne pubblicata la prima edizione a stampa del Decamerone.
La Lega (li Cambrai contro Venezia, nella quale i Gonzaga improvvidamente s'ingolfano, viene a far vacillare il loro trono ; ma la politica imperiale, nella quale si buttano