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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia
   a corpo morto, seguendo la fortuna ascendente di Carlo V, li salva. Sgombri quasi dalle preoccupazioni politiche e militari — poiché l'imperatore a tutto pensava e provvedeva, tenendo nell'aulica sua tutela i principotti italiani — la loro Corte diventò il faro di tutte le Corti italiane del tempo, dalle maggiori cominciando, un convegno (li gaudenti, un centro di feste, di spensieratezze e di vizi.
   il secolo XVII, che segnò la decadenza ili ogni cosa italiana, travolge nella sua legge tutte queste Corti, di cui la penisola è disseminata, e quella dei Gonzaga subisce la legge comune. Comincia l'intristì mento di questa dinastia, che s'imbastardisce e si spagnolizza, perdendo quel carattere d'italianità cli'ò proprio — ad onta di tutti i loro grandi difetti, delle loro grandi colpe — dei principi e signori del Cinquecento.
   I Gonzaga finiscono miseramente, alternando le dissolutezze colle pratiche religiose; nella loro Corte restano le cortigiane, ma ai poeti, agli artisti, ai filosofi del Cinquecento, che la illuminarono d'un simpatico raggio, si sono sostituiti i Gesuiti, che assolvono, è vero, i frequenti peccati del principe, ma condannano nello Stato tutto ciò ch'ò luce d'intelligenza, di studio, di progresso. Ogni sentimento generoso si guasta e si pervertisce; e l'esaurimento della razza prepara nella catastrofe del ducato dei Gonzaga nuovo pasto per la bicipite aquila d'Absburgo.
   Incorporata nello Stato lombardo, soggetta all'Impero d'Austria, Mantova col suo territorio perde ogni carattere di autonomia politica e storica, goduta fino allora seguendo le sorti di tutta la Lombardia.
   Va però a rigor di giustizia avvertito che, sotto la prima dominazione austriaca, Mantova risenti benefizi non comuni, perchè le sue fortificazioni, già celebri, vennero riparate, ampliate, perfezionate e fu fatta con grande vantaggio locale pruno centro militare della Lombardia; il suo agro venne notevolmente bonificato e grandi estensioni di territorio, paludosi o troppo di frequente invasi dalle acque dei laghi e dei tinnii, furono conquistati ed assicurati per sempre all'agricoltura. Giuseppe II, l'imperatore filosofo e riformatore (era la moda del tempo), vi abolì l'Inquisizione, fino allora tollerata dai Gonzaga! soppresse gran numero di fraterie e conventi; trasformò le istituzioni di beneficenza e ne creò delle nuove, aprì scuole, incoraggiò le arti e lo industrie.
   Nell'invasione francese del 17% Mantova, ove s'erano racchiuse le truppe austriache, da Bonaparte già sconfìtte in quella serie di battaglie che va da Montenotte a Lodi, sostenne, dal maggio al 3 del successivo febbraio, il più lungo e memorabile dei suoi assedi; assedio al (piale Iìonaparte aveva deputato il generale Serrurier con ottomila nomili e 140 bocche d'artiglieria, riservandosi di portarvi — quando le altre operazioni della guerra lo consentivano — il contributo ili altre forze e della propria presenza. La città era difesa — e lo fu con vero valore — dal vecchio maresciallo Wurinsor con 13,000 uomini e 350 pezzi d'artiglieria. Egli non capitolò., ammirato dallo stesso Bouapai»! se 11011 al 3 febbraio, (piando cioè aveva pressoché esauriti i viveri. Per ridurre la fortezza a tali estremi aveva dovuto subire tre blocchi consecutivi, replicati bombardamenti e varie fazioni avvennero nei dintorni della città, per le sortite tentate dal Wurmser e segnatamente quella della Favorita, località nella vicinanza della città e che fu, sì può dire, una vera battaglia, disperatamente combattuta dal vecchio maresciallo per sfondare le linee degli assedianti,
   Wurmser fece la consegna della città a Serrurier, non avendo voluto Bonaparte, sì giovane, per 1111 delicato riguardo al vecchio maresciallo, riceverne la spada. Il rapporto di Bonaparte, datato da Bologna, al Direttorio sulla resa di Mantova è il maggiore elogio del maresciallo austriaco, difeso dal suo vincitore, contro quelli che non mancarono — presso la Corte di Vienna — di accusarlo e per la resa di Mantova e per la sfortunata campagna da lui sostenuta in quell'anno.
   Dal febbraio 1797 fino al 17!)'.) fece parte della Repubblica Cisalpina; ma nella reazione del 179(J — mentre Bonaparte conduceva le sue truppe fortunate, almeno nei
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