Mantova
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risultati — alla campagna d'Egitto — Mantova cadde di nuovo nelle mani degli Austro-Russi, alleati e venuti alla riconquista d'Italia, ed in quel periodo le prigioni di Mantova furono continuamente ingombre dei patrioti cisalpini, arrestati e condotti a Sebenico, a Cattare, a Peter»aradino; odiosa rappresaglia dell'Austria verso coloro che più spiccatamente, negli anni precedenti, avevano fatta adesione al nuovo ordine di cose.
Dopo la battaglia di Marengo e la riconquista per parte dell'armata repubblicana della Lombardia, Mantova fu — per il trattato di Luneville — incorporata alla Repubblica Italiana (1801) e da quel momento, durante il Regno Italico tino all'aprile dell'anno 1814, fu capoluogo del dipartimento del Mincio. Nel 1314. dopo un simulacro di resistenza opposta dal Beauharnais, quivi, colla vice-regina Amalia di Baviera, rifugiatosi nel crollo della fortuna napoleonica, la città fu ceduta all'invasore austriaco. Le milizie italiane, sorprese e disciolte senza consulto, nel precipitare degli avvenimenti, distrussero — piuttosto che consegnarle al sopravvegnente straniero — le bandiere, già gloriosi testimoni del loro valore in Germania, in Ispagna ed in Russia, abbruciandone e seppellendone, non senza lagrime, gli avanzi.
Ritornata in potere degli Austriaci ricomincia per la gloriosa città un periodo di storia gloriosamente sanguinante, da meritare, perché nessuno oblìi e tutti imparino, mi cenno di speciale rilievo.
I Processi di Mantova,
Il periodo, della seconda dominazione austriaca in Mantova è un periodo liberiano, che se non trovò peranco il suo Tacito, trovò, nel prof. De Castro, un illustratore paziente, accurato, coscienzioso e patriottico.
Già fin dalla reazione del 1799, dopo la caduta della Cisalpina, l'Austria aveva sfoderati gli artigli abilmente mascherati sotto la clamide dei riformatori Maria Teresa e Giuseppe II. L'Austria del conte Firniian era scomparsa per dar luogo a quella del principe di Mettermeli e della Santa Alleanza: ed un primo saggio lo diede nella reazione contro i Cisalpini, dei quali tra Milano, Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova, mandò quanti le caddero nelle mani (131) alle galere di Zara, Sebenico, Petervaradino e Cattaro. In Mantova l'Austria aveva fatta la maggior retata di quei patrioti, 49 in un sol blocco.
Tanta efflorescenza di spiriti liberi, tanta virilità di protesta contro il suo paterna regime, non fu scordata dall'Austria, quando, ripiegate le bandiere napoleoniche nelle disastrose campagne del 1812 in Russia e del 1814-15 in Germania, Belgio e Francia, potè riassidersi arbitra sugli antichi ed accresciuti dominii d'Italia, accresciuti cioè di tutto lo Stato della Serenissima e dei ducati di Modena e Parma, diventati due succursali della imperiale famiglia degli Absburgo.
Dal 1815 al 1848, periodo di preparazione della nuova Italia, Mantova ebbe i suoi cospiratori, i suoi esuli, i suoi deportati alle galere di Boemia e di Dalmazia, come li ebbero Milano, Brescia, Verona e le altre città. Ma il periodo della ferale repressione doveva venir dopo il 1848 e dopo quel fatale 1849, nel quale per un momento, dopo Novara, Roma e Venezia, parvero tramontate e sepolte tutte le speranze d'Italia.
Ristabilito l'ordine — come allora dicevasi — dopo la caduta di Venezia, cominciò l'opera sospettosa della polizia politica nell'inseguire le fila delle cospirazioni, nello spionaggio, sugli indiziati di poca tenerezza per il regime austriaco, su coloro che avevano parenti esuli, o già colpiti da condanne per causa politica. Il sospetto elevato ad istituzione di governo e la polizia politica arbitra di tutto, fino all'onnipotenza.
Ciò per altro, anziché sedare, eccitava l'animo dei volonterosi e degli insofferenti di servitù e li spingeva a maggiori cose. Le fila delle congiure, le corrispondenze coi Comitati rivoluzionari di Londra, di Parigi, di Lug ano, interrotte por lo vicende fortunose degli armi della rivoluzione, erano con paziente cura e con terribili rischi