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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Seconda — Alta Italia
   riannodate, particolarmente in Milano, in Brescia e in Mantova, diventate i tre focolari dell'attività rivoluzionaria od antiaustriaca in Lombardia. Quei centri erano in continua corrispondenza con Mazzini, or da Londra or da Lugano, continuando a dirigere il moto colla fede inconcussa nel trionfo, clic fu tra le grandi suo virtù, quella che pur lo fece assomigliare agli apostoli della prima èra cristiana. Cominciò quindi la introduzione in quelle città e la diffusione in Lombardia degli elettrizzanti scritti e programmi mazziniani: cominciò il lavoro più serio e preparatore delle rivoluzioni, cioè l'affigli'amento dei volonterosi, la raccolta del danaro, la preparazione delle armi, la propaganda fra i militari, cosa più arrischiata fra tutte 11 primo a cadere nelle mani della polizia austriaca fu il sacerdote don Giovanni Orioli, accusato di subornazione di militari, clic, venne arrestato la mattina del 2S ottobre 1851. La mattina del giorno successivo si radunò il Consiglio di guerra. < Si tenne valida — scrive il De Castro (1) — la testimonianza di tre malvagi, facendo pure addebito al disgraziato di aver posseduto diciotto esemplari dì uno scritto rivoluzionario che portava la data del mese precedente; ma questo carico era meno grave dell'altro. Per la supposta subornazione la condanna fu di morte. Cospicui cittadini dimostrarono l'improbabilità dell'accusa, l'immoralità degli accusatori, neinmanco intendenti la nostra lingua: ina il Consiglio non si rimosse. Invitato ti vescovo a sconsacrare il condannato rifiutò di farlo, di nuovo testimoniando la sua innocenza. Andò al supplizio la mattina del 5 dicembre. Degnissimo fu il suo contegno. Sollecitato, poco prima della fucilazione nella valletta di Belfiore, a confessare l'atto appostogli, rispose, con ferma voce: < Io non ho altro da dire, intesi ili fare una beneficenza, l'opera mia fu male interpretata,mi abbandono nelle mani di Dio >. .11 carnefice fece per mettergli la benda, ma tremava tutto. Giovanni allacciò da se la benda e, inginocchiatosi, attese pregando il piombo omicida. Rotto dalla fucilata quei petto intemerato, si udì un cupo gemito, si udirono singhiozzi e molto popolo fò impeto per contemplare quella cara salma».
   Non ne rimasero per nulla intimiditi i cospiratori mantovani. Tazzoli ebbe a dire a Tinioleone Vedovi, che non sapeva darsi pace: < Perche piangi la gloria d un primo martire, il palco è a noi trionfo, invidiamo la sua sorte e operiamo per vendicare quella vittima di patria carità >.
   Il Orioli era stato preceduto nel martirio dal popolano Antonio Sciesa, fucilato il 2 agosto ni Milano, perchè sorpreso nell'atto di affiggere ai muri manifesti rivoluzionari; e dal libraio comasco Luigi Dottesio, propagatore in Lombardia e nel Veneto delle stampe che uscivano dalla famosa tipografìa Elvetica di Capelago, appiccato ìli Venezia, dopo lungo e tormentoso processo, PI 1 ottobre, dello stesso anno.
   Questo triplice spettacolo di condanne capitali, eseguite con una prontezza ed una efferatezza da non dirsi, e per reati a giudicare dei quali si erano dovuti creare, dei tribunali speciali, con illimitata competenza in materia, fu seguito da una quantità dì arresti, di perquisizioni e di altre misure poliziesche a carico di un grandissimo numero di cittadini, e specialmente a Milano, a Brescia, a Mantova e qualche po' anche a Verona.
   Il 1852 era cominciato triste per tutta Italia, tristissimo poi per la Lombardia e per le città ove più feroci si manifestavano gli intendimenti repressivi della polizia. Tutti gli animi n'erano in gravi apprensioni, poiché si presentavano eventi gravidi di sciagure. E questi cominciarono davvero, coli'arresto operato improvvisamente in Mantova del sacerdote Enrico Tazzoli (nativo di Canneto sull'Oblio e dell'anno 1812), uno dei capi del Comitato d'azione mantovano, collocatore infervorato delle cartelle del prestito mazziniano, ideato per raccogliere i fondi necessari all'acquisto delle armi ed alla preparazione dell'agognata rivoluzione.
   (13 G. l)ii Castro, I processi di Manioca ed il 6 febbraio 1853, cap. xxiv, pag. 191.