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Parte c-econda — Alta Italia
ed amico alTazzoli; parecchi di Castel Goffredo; uno di Àsola; varii di Verona, tra i quali anche la contessa Maria Balbi nata Yalier. Pressoché a tutti gl'inquisiti — e si ha per fermo anche al Tazzoli, sebbene nell'animi mite ed evangelico egli non ne muova lamento nelle memorie lasciate — fu dall'auditore Kraus e dal capo custode Casati inflitta la ignominiosa pena della bastonatura. Mentre agli inquisiti venivano inflìtte le. più atroci torture fisiche e morali, per fiaccarne la fibra ed indurli a confessioni più o meno compromettenti o convalidanti i sospetti della polizia, questa allargava sempre più la cerchia degli arresti: ed a quelli ch'erano giti sostenuti in carcere univa Luigi Castellani, Giuseppe Pinzi, mantovani: il modenese conte Montanari; il dott. Carlo Poma, di Mantova;Tito Speri, di Brescia; Pietro Frattini, il dottor Rossetti di Lodi (che caminin facendo nella vettura che lo conduceva a Mantova, di nottetempo, tentò, coi ferri chirurgici, di segarsi la carotide e fu all'arrivo in Mantova trovato pressoché esangue), ed una quantità d'altri cittadini d'ogni parte della provincia più o meno indiziati, dei quali erano stiliate ormai le niude del castello di San Giorgio, della Masnalda, del Criminale.
Questi arrosti continui gettavano una profonda costernazione negli animi e la desolazione nelle famiglie: ma più s'estendeva la loro cerchia, più sembrava che la polizìa prendesse eccitamento ad operarne altri: così seguirono a Venezia gli arresti dello Scalpellini, di Zambelli « De-Canal, predestinati alle forche di Belfiore; a Padova di Alberto Cavalletto, divenuto poi senatore del Regno d'Italia ; del dottor l'astro, di Giuseppe Bianzetti, di Luciano Luchino, da A iccnza; dei pittori Baldini e Ferrari, dì Ferdinando Ferracini, giudice civile; del Luzzatti. del Pedroni, del ^ organi, del Semenza ed altri di Milano. Cosicché, tra il giugno ed il luglio di quell'anno nefasto, le prigioni di Mantova rigurgitavano sì di inquisiti politici da non aver più posto pei delinquenti comuni. Ma dì questi o poco; o nulla curavasi in quel turno la polizia.' occupatissima nel dar la caccia ai liberali, agli Italiani, ai cospiratori; onde, se 11011 nell'impunità, nella blanda repressione, la delinquenza comune trovava insperato incremento ed il numero degli attentati contro la proprietà, le persone, il costume, cresceva a dismisura nelle città e nelle campagne ed il maggior numero di reati siffatti andava impunito.
Con questi arresti in massa ed altri che si facevano di continuo alla spicciolata, man mano che qualche, anche più lontano, indizio veniva a mettere in sospetto la polizia, questa aveva scompigliati tutti ì Comitati mazziniani e distrutta un'organizzazione che certo sarebbe stata foriera di mutamenti, specie per gli avvenimenti di Francia, se contro le previsioni e lo speranze del maggior numero fra i piti ferventi patrioti italiani, non fossero sopravvenuti il colpo di Stato ed il cesarismo, per necessità di vita violento, reazionario, corruttore. Così cominciò il periodo più doloroso, terribile dei processi mantovani, ai quali l'Austria potè attendere con tutta sicurezza e tranquillità da non essere turbata o distratta da inopportuni avvenimenti esterni.
Anima di questa tragica Commissione Inquirente erano, siccome s'è detto, il tenente auditore Kraus ed il maggiore Straub.
Abbiamo già detta come questi processi fossero iniziati, cogli interrogatori! schernitori, insultanti, tendenziosi e falsificati del capo custode Casati e. dell'auditore Kraus: sentiamo ora dalla viva bofca d'uno degli inquisiti come tali processi avessero svolgimento e soluzione inaudita: « Raccolti molti atti processuali ed esanimati senza ordine, senza regolarità e. senza niente approfondire, nè delle accuse né delle difese, perchè non trattavasi di promuovere giudizi ma di estirpare i capi, come senza riguardo ripeteva agli accusati il tenente Kraus, questi presi a Verona ! concerti col maggiore Straub, con il tenente maresciallo Benedek, alter ego di Radetzkv, e seguendo le informazioni della polizia, faceva ad arbitrio la scelta dei prigionieri da condannarsi, i quali in un giorno determinato si traducevano innanzi la Corte Marziale. In uno stanzone del