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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   540 Parie Seconda — Alla Italia
   libro II Secolo di Dante, dimostrando che l'Andes di Virgilio era poco lontana da Mantova; (e ciò colle parole stesse del poeta), mentre la località di Bande presso Cavriana, dista da Mantova oltre 10 miglia; che l'Andos estendevasi nsque ad aqvam, in luogo infestato dalle alghe del palustre limo e Pietole confina appunto col lago Inferiore, mentre Cavriana dista dal Mincio G o 7 miglia. La cittadinanza mantovana di Virgilio è quindi ben stabilita dalle parole stesse del poeta, riscontrate nella loro esattezza topografica, nei luoghi dagli eruditi mantovani e nessuno, crediamo, dopo lo smacco subito da certi dotti del secolo scorso, vorrà più metterla in dubbio.
   Ciò premesso, il diro qui chi sia stato Virgilio e che abbia fatto, sarebbe far torto agli studiosi nostri lettori. L'autore sublime <\<ì\]'F.neide,, delle Georgiche, delle Bucoliche occupa un posto sì alto nella storia della civiltà e dell'ingegno umano, che crediamo non ci sia studioso a cui tornino ignorati il nome ed i fasti di questo luminoso intelletto. Diremo solo, per la cronologia, che Virgilio nacque sotto il primo consolato di M. Licinio Crasso e di Gneo Pompeo Alagno l'anno di Poma DCLXXXIV (684), al 15 d'ottobre, settant'anni circa avanti l'èra volgare. Di ritorno dalla Grecia, ove s'era incontrato con Augusto Cesare, morì a Brindisi l'anno 19 av. Cristo. Trasportato nell'amena Pozzuoli, ove dimorava, la sua tomba venne eretta all'imbocco della famosa grotta di Posiliipo, ove se ne mostra ancora il simulacro rifatto nel secolo barocco, ad edificazione dei creduli touristes del secolo nostro.
   Mantova, si direbbe non paga d'aver dato al mondo latino il più grande e completo dei suoi poeti, lui voluto dare, agli albori della rinascenza italiana, uno dei più tipici suoi poeti, Bordello. Intorno a Bordello c'è molta leggenda, molta favola; ma c'è anche del vero, sufficiente a ricostrurne la personalità storica. Sordello è nato a Goito intorno al 1189; ma non fu, come taluno afferma, signore di quella ali or piccola terra del Mantovano. Ciò è favola, come del pari è favola quella messa in circolazione da Stefano Gionta nella sua Cronachetla, ch'egli abbia avuto palazzo a Mantova e che abbia difesa la città dagli assalti di Ezzelino,
   Sordello, nato a Goito, trasportato da estro poetico e da desiderio di avventure, assai facili ai trovieri e cantori — in quel risveglio del sentimento artistico dopo le efferatezze dei due secoli precedenti — andò in Provenza alla Corte di Raimondo di Tolosa (celebre in quel tempo per l'ospitalità data ai trovatori, che ne cantarono le lodi in romanze, ballate e serventesi) e là si addestrò nelle armi, nella galanteria, nel verseggiare. Più tardi fu alla Corte di Carlo d'Angiò, cui, sul declivio della vita, accompagnò in Italia, quando vi discese per compiere la conquista del regno. Sordello, negli anni suoi migliori, visse, in Treviso ed in Padova alle Corti di Alberico e. di Ezzelino da Romano, e fu quivi che diventò amante della loro sorella, la bella Cunizza, moglie al conte di San Bonifacio. Non va taciuto, però, che in Provenza l'avventuroso troviero aveva una moglie nominata Ata.
   È positivo ch'egli ebbe qualche parte nel reggimento della sua città, ma assai più modesta di quella che la leggenda accreditata dalla cronaca del Gionta vorrebbe. Non si sa di qual genere di morte violenta Sordello abbia finito i suoi giorni, certo è che nel 1260 trova Vasi in Novara ammalato ed in miseria per l'avarizia del suo signore Carlo d'Angiò e che, nel 1282, egli viveva ancora, avendo scritta un'ode in onore di 1111 gentiluomo provenzale suo amico, morto nella strage dei Vespri, avvenuta appunto ili quell'anno, ed un'altra per Carlo d'Angiò sullo stesso soggetto.
   Di Sordello rimangono alla letteratura romanze provenzali, trenta lavori tra odi e serventesi, comprese le due ricordate. Il maggiore e più simpatico risalto la figura di Sordello l'ebbe — e non è piccolo onore — da Dante, nato quando Sordello ancora viveva e che dì Sordello aveva conosciuto tutte le composizioni poetiche, diffuse pei le Corti e per ogni città fra gli studiosi e che, se 11011 personalmente, l'allor già vecchio poeta aveva conosciuto in Verona ed in Mantova, molti che avevano dovuto conoscerlo.