8 l'arto TVrza — Italia Centrale
appartengono il lapis Gabinus e il lapis Albanus (Peperino) degli antichi. Ma anche il tufo connine esfcraevasi in molti casi per edificare, come nelle Lapicìdinue llubrae sulla via Flaminia, a 11011 molti chilometri da Ilenia e in molti altri luoghi in vicinanza immediata di essa (1).
Vi abbondano pure le colate di lava: la. più notabile è formata da due correnti scese dalle radici del monte Albano — una in direzione del lago Regillo, l'altra sulla linea della via Vppia (che corre per parecchi chilometri sopra di essa) stendente si sino al luogo chiamato Capo di Bove, 3 chilometri dalle porte di Roma. Questo letto di lava era scavato estensivamente dai Romani che ne traevano la dura pietra basaltica (detta m'im o selce da essi con cui lastricavano le loro strade). Piccoli letti dello stesso materiale occorrono presso il suddetto lago di Castiglione e ni altri luoghi della Campagna (2).
La regione adiacente immediatamente alla costa marittima del Lazio differenziasi materialmente dal rimanente del distretto. Fra i confini della suddescritta formazione vulcanica e il mare interpolisi un ampio tratto di pianura arenosa formato evidentemente dall'accumularsi successivo dell'arena del mare e coperto sempre, come ne' tempi antichi, di boscaglie.
Quest' ampia regione boschiva steudesi (piasi senza interruzione dalla foce del Tevere, presso Ostia, al promontorio d'Anzio. Le sue zone più prossime al mare son paludose per la stagnazione dei rivi che vi scorrono e che non possono scaricarsi nel mare per l'accumularsi delle dune lungo tutta la spiaggia,
11 promontorio d* Anzio è formato da una massa di roccia calcare (macco) che, quantunque poco elevata, interrompe la linea uniforme della costa. Una baia di circa 13 chilometri separa questo promontorio dalla bassa punta o capo di Astura, oltre il quale? incomincia la baia assai più vasta che stendesi poi tino al montagnoso promontorio Circeo. Tutta questa linea costiera da Astura al Circeo è fiancheggiata da una striscia angusta di colline arenose per entro le quali le acque si accumulano in istagni. Più oltre ancora è rifl. ampio tratto arenoso coperto di fitta selva e di macchia, ma quasi perfettamente piano e paludoso in molti luoghi, mentre da qui alle radici dei monti Lepini spandesi una distesa vieppiù paludosa formante le paludi Pontine, infami negli antichi come nei moderni tempi per la loro insalubrità a causa della malaria.
Tutta questa regione, che dalla sua estremità settentrionale a Cisterna sino al mare presso Terracini!, misura.circa 30 miglia romane, in lunghezza, con una larghezza media di 12, è quasi perfettamente piatta, e per la stagnazione delle acque che vi discendono dalle montagne a est, fu in tutti i tempi così paludosa da esser quasi inabitabile.
Plinio (in, 5, s. 9) invero reca una tradizione secondo la quale non meno di 21 città sarebbero surte in quel tratto il quale non era già a' dì suoi che una spopolata maremma; ma un'attenta ispezione basta a dimostrare che ciò è pretta favola. 11 territorio asciutto, attiguo alle paludi era, non ha dubbio, occupato anticamente dalle città o borghi di Sa tri (rum, Ulubrae e Suessa l'omctia, mentre sulle montagne soprastanti sorgevano Cora, Norba, Setia e Privernum; ma non fu preservato neppure il nome di alcuna città situata nella maremma stessa.
Infondata del pari ò l'altra asserzione di Plinio che tutto quel tratto al Iti viale si formasse nel periodo storico, nozione che sembra originata dall'identificazione del monte Circeo coll'isola di Circe descritta da Omero come situata in mezzo ad un mare
(1) vitkuvio, II, 7.
(2) Intorno ai fenomeni geologici del Lazio son da vedere, oltre le numerose memorie del Genzi, Daubeny, Oli Volcanocs, pp. 102-173, ed un saggio del tedesco hopfmans nella Iicschreibung ilei-Stadt Ronì, voi. I. pp. 4-5-S1. Veggansi anche P. Mantovani, Deacrhione wfopfe*