Il Lazio
arterie principali» Paragonata con lo regioni Inni popolale la ridi stradai» è ancora prosenteiiiiufo assai manchevole.
IMuttii lìmiw», propriamente delto, ovverossia ii dominio del Connine di l!oni;i, standosi ]»or imo spazio di iÓllO clidomctn quadrati dal mare sino ai monti di Ila Sabina i1 da Albano sino a Mouterosi, (Questa grande pianura comprendo ora circa 400 possessioni o Tenute delle gitali le più vaste appartengono alle famiglie principesche dei lìon/hrse, Torlonia, \ldohran
lai coltivazione quasi esclusiva nei possedimenti della Campagna romana è 1111 misto di rozza pastorizia e di aratura, con carattere elenieutarti come si addice ad una regione malsana e spopolata; tutta la lavorazione del terreno, come la raccolta,delle messi, è eseguita dagli abitanti dello adiacenti proviimie. Gli Vbrnzzesi, e hi isperio gli Aquilani, sono principalmente pratici nello scavare i l'ossi, nella costruzione dei muri divisori, delle iepi, ecc., mentre i coltivatori e i falciatori traggonsi dille vicine Marche, da quel ili \ (dietri e di Fresinone; ma l'uso delle macchine agrarie ha assai ristrette ultimami aite siffatta industrie.
Il bestiame bovino e i cavalli rimangono la più parte dell'anno all'aperto; stalle e pecorili tanno difetto nella più parto ilei luoghi. Dei bovini se ne contano circa 00,1)00, ninnerò clic non basta ai bisogni di Roma, dacché le mucche, di razza indigena e dalle lunghe corna, non danno giornalmente clic circa 3 litri di latte. Il burro si appresta nei così detti l'roroj.
La razza bovina dell'Agro romano discende ancora dall'antica ed è atta principalmente all'aratura, la maggior parte ancora allo scomodo accoppiamento a quattro sotto mi giogo connine. Le lunghe corna servono più al diletto del pittore che all'utile dell'aratore, dacché le. corna superbe sono d'impedimento al lavoro e le vacche di questa razza danno poco latte.
Nelle regioni piane e paludose i hitfmti servono come animali da tiro e, cosa curiosissima a vedersi, nelle paludi l'olitine vengono adoperati per estirpare le erbe e le piante acquatiche che crescono nei fondi dei canali navigabili. I cavalli della Campagna sono più atti a cavalcare che a tirare; sono gagliardi e parchi e somministrano rimonte vigorose per l'artiglieria e la cavalleria; lavorano strenuamente, resistono alle intemperie, sono di puro sangue, abbisognano di poco cibo, ma la loro testa è un po' pesante, l'occhio piccolo, corto il collo, stretto il petto e i garretti piegati in dentro.
Il territorio romano forma un'alta pianura a 40-70 metri sul livello del mare verso il quale ha fine in una bassa piana alluviale; quest'alta pianura è solcata discretamente a fondo dalle acque che, scendendo dai declivi più prossimi, affluiscono al Tevere, il quale la percorre da nord a sud, scavando meandri, o giravolte, nell'antico terreno diluviano.
La pianura è molto ondulata ed assai appropriata avarie specie di piante ; colti-vansi principalmente frumento e segala e alle volte anche mais avvicendato coll'avena e le fave. Riso, canapa ed erbaggi non veggonsi in verun luogo coltivati in grande. La vite cresce abbondante, nelle vigne intorno alle mura di Roma e sui pendii dei colli Albani producendo, fra gli altri, i così detti famosi vini dell'i Castelli. Gli ulivi prosperano principalmente sulle colline calcari ina non nello pianure. Saporiti i ticln, ì pomi, le mandorle, ecc.
I beni incolti comunali salivano, al 31 dicembre 1887, a 22.157 ettari, a 2055 dei quali fu applicato il disposto della legge, e a 20,102 devonsi ancora applicare queste disposizioni.
Ma la rendita principale, dei possidenti della Campagna sono i pascoli (erba da pascolo). L'Agro rumano comprende 2U4,350 ettari, di cui 12,270 a prati, 54,035 semplici