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l'arto TVrza — Italia Centrale
getta nel Tevere a nord di Roma, presso ponte Solario, dopo nn corso di 118 chilometri in un bacino di 1.415 chilometri quadrati.
Durante quest'ultima parte del suo corso l'Aniene fu considerato quale confine fra il Lazio e il territorio Sabino; ma v'ha grande discrepanza su questo soggetto fra gli autori antichi.
Da sotto Tivoli alla sua confluenza nel Tevere, l'Aniene era navigabile e molto adoperato dai Romani per trasportar legnami ed altri materiali da costruzione dalle montagne, del pari che il pietrame dalle varie cave lungo le sue sponde, principalmente da quelle presso Tivoli che somministravano: il rinomato lapis tiburtinus, ossia l'odierno travertino.
Gli affilienti dell'Anione non hanno grande importanza: il più ragguardevole è la Digeritili d'Orazio (1), ora detta Licenza, che scaricasi presso Cantalupo, a 15 chilometri circa sopra Tivoli. A 9 chilometri circa sotto questa città l'Aniene riceve le acque sulfuree AcW'AIhula che scaturiscono da un laghetto sulla sinistra della strada da Roma a Tivoli e delle quali cantò Marziale (i, 13): Canaglie sttlphureis Albula fumai aquis.
Parecchi altri fiumiciattoli si versano nell'Anione durante il suo corso per la Campagna, ma di ninno di essi ci fu tramandato il nome antico.
Le acque dell'Amene, nel suo corso superiore, sono limpidissime e pure, di clic porzione di esso fu divertita anticamente mediante acquedotti per uso e consuino di Roma. Il primo di essi, detto Anio Vetus, fu costruito nel 272 av. C., da Curio Dentato e Lucio rapino Cursore, pigliava l'acqua dell'Anione a G chilometri sopra Tivoli presso l'attuale convento di San Cosimato, aveva una lunghezza di 64 chilometri e versava 277,000 metri cubi d'acqua nelle 24 ore. Il secondo, detto Anio Novus, fu cominciato a costruire nel secondo anno del regno di Caligola e terminato nell'anno 52 di Cristo, sotto Claudio, conduceva 298,500 metri cubi d'acqua dalle sorgenti oggi dette (li Santa Lucia, sotto l'odierno paesello di Agosta con una lunghezza di 92 chilometri. È l'opera più gigantesca dì tal genere e gli archi misurano a volte 34 inetri d'altezza. Un superbo avanzo dell'-Asto Novus che confluisce a,o\Y Acqua Claudia, ammirasi a porta Maggiore in Roma, e nella campagna, presso l'osteria del Tavolato.
Oltre ponte Mammolo l'Aniene è accavalciato, presso la sua foce nel Tevere, da ponte. Komentano, e quindi da ponte Salario, distrutto dai Goti, riedificato da Narsete e restaurato da papa Nicolò V ; non lungi da Tivoli è attraversato da ponte Lucano.
3. Nera. — Nar, altro degli affluenti principali del Tevere, nasce nell'alto gruppo dell'Apennino detto monti Sibillini o della Sibilla (il Mons Fiscellus di I'iinio) a 1850 metri d'altitudine, sui confini dell'Umbria e del Piceno, donde ha un corso di circa #4 chilometri sino alla sua confluenza col Tevere in cui entra ad 8 chilometri sopra Otricoli, dopo aver bagnato Narni, e presso Orte, con un corso di 126 chilometri in un bacino di 409 chilometri quadrati.
A circa 8 chilometri sopra Narni riceve il Velino, un fiume grande com'essa, e del quale giova perciò toccar qui due parole.
4. Il Velino nasce a 1600 metri nel monte La Spcluca a capo d'Acqua dell'alto gruppo dell'Apennino presso Cittareale nell'Abruzzo. La sua sorgente propria è in vicinanza immediati dell'antico Falacrinum, patria di Vespasiano, ove una chiesa antica porta sempre il nome di S. Maria di Fonte Velino.
La parte, superiore del suo corso è da nord a sud, ma, presso Antrodoco, piega repentinamente a ovest, segue questa direzione sino a Rieti e scorre di là verso nord-nord-ovest, finche scarica le sue acque nella Nera a circa 5 chilometri sopra Terni. Prima di raggiunger la Nera forma la celebre cascata, nota con nome di cascata delle Marmare, la quale, nella presente sua forma, è al lutto artificiale.
(ì) mis!., i, 18, tot