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Imi costruita primamente ila M. ('mio Dentato, elio aprì nn canale artificiali'per le arquo del Velino ed asportò per tal modo una parta ragguardevole del Lantu Velimis elio occupava previamente mia gran parte della valle sotto L'cale o Rieti.
Rimaneva però sempre,, com'oggi ancora, nn lago considerevole, il Suddetto Lucuti Velinas, die va ora sotto il «omo di lago di l'ìedilìtm, sulle cui sponde era situata la villa d'Axio, l'amico ili Cicerone, e di Varrone. Alcuni laghi più piccoli esistono tntt'ora un po'più in alto nella valle, della quale e del Velino parleremo poi sotto Rieti. Presso questa città il Velino riceve due affluenti cospicui: il Salta e il Turano, i quali scendono dal distretto alpestre occupato anticamente dagli Kqnicoli e che conserva sempre, il nome di Qicotam.
La Nera e il Velino, riuniti, bagnano tutto t! piovente occidentale, dell'Apenuino centrale per uno spazio di oltre % chilometri.
'romando alla Nera osserveremo, clic essa è notabile per le sue acque albe e sulfuree a cui alludono Ennio e Virgilio (1) :
.......Audiit aiiiiiis
Sulphuiva Ktir albiis aqiia, fonteaqite ì'iìini. Urtìllo della Nera il bianco fiume, E di Velino i fonti.
Trai. Caro.
È singolare il confonder che fa Plinio (ni, 12, 17) la Nera col Velino parlando della prima come asportante le acque del lago Velino in cui cade presso Rieti. Cicerone e Tacito, al contrario, rappresentano più correttamente le acque del lago come asportate nella Nera, il che è ora effettuato da una trincea artificiale che forma la celebre cascata del Velino o le cascate di Terni. Codesto canale fu aperto primamente da M. Curio verso il 272 av. C. ma vi dovette essere sempre qualche sbocco naturale per le acque del Velino. Ne'tempi antichi la Nera era considerata navigabile alle piccole barche; e Tacito (2) parla di Risone, l'uccisore di Germanico, che s'imbarcò a Narni e scese di là per la Nera e il Tevere a Roma.
5. Chiana Romana (Clanis). — È un fiume delPEtruria il quale, dopo aver traversatoci territorio di Chiusi, gittasi nel Paglia, affluente del Tevere, sotto Orvieto.
È ricordato da parecchi antichi scrittori come uno dei principali tributarii del Tevere, fra gli altri da Tacito (3), il quale soggiunse però: « I deputati del Tevere proposero in Senato se, per ovviare alle piene, fosse da voltare altrove i fiumi ed i laghi onde ingrossa. Udironsi le ambascerie delle terre e colonie: pregavano i Fiorentini non si voltasse la Chiana dal suo letto in Arno che sarebbe la lor rovina >.
La Chiana è in fatti lo sfogo naturale di vai di Chiana che stendesi, per oltre 4S chilometri in lunghezza da nord a sud dalle adiacenze d'Arezzo fin oltre Chiusi ed è quasi perfettamente piana, ondechè le acque che vi scendono dai poggi ai due lati potrebbero pigliare così questa come quella direzione. Anticamente pare volgessero intieramente a sud, sì che Plinio considera il fiume come proveniente da Arezzo e lo chiama Clanis Arretmus: esso formava, come tuttora, un lago ragguardevole (4), detto ora lago di Chiusi, ed aveva di là un corso di circa 4S chilometri al Paglia. Ma, avendo le reiterate inondazioni resa paludosa e insalubre la vai di Chiana, le sue acque furono provvidamente deviate per mezzo
(1) Aen., vii, 717.
(2) Ann., ni, 9.
(3) hi., i, 79.
(4) Strab., v, p. 226.