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La situazione ili questo celebre, ma piccolo influente, del Tevere fu ben fissata da Livio, da Plutarco e da Eutropio; ciò non pertanto la sua identificazione diede occasione a molti dnbbii e discussioni: ehi vuol che sia l'odierno Rio del Mosso e chi il l'osso di Coìteti; ma tra questi due son due altri rivi più piccoli: il primo che nasce, non lungi dal Fosso di Conca e il secondo detto Scolo del Casale che sgorga in un luogo detto Fonte di Papa; quest'ultimo par sia la vera antica Allia e corrisponde alla descrizione di Livio (v, 37) (1).
'J. Aia. — Anticamente Minella, tìmniccllo della Sabina, ricordato nell'istesso verso con Caspe ri a e Fornii da Virgilio (2):
Caspcriamquc colant, Fontiosipte ci limitai llimciUte.
Da Casperia, Da Forati e d'Imita eran venuti.
'/'reir/. Caro.
Secondo Vibio Sequester era un fiume in vicinanza di Casperia e si può con probabilità identificare col fiumicello detto Aia o l'Aia che nasce nelle montagne a nord ili Aspra (in provincia di Perugia e circondario di Rieti) e cade nel Tevere a circa 16 chilometri da quel villaggio. Secondo alcuni chiamasi sempre lineile.
10. Farfa. — Altro fiumicello della Sabina, mentovato anch'esso da Virgilio col nome di Fa bari, si getta nel Tevere a pochi chilometri sopra Passo Correse e a circa 10 da Roma. Diede il nome alla celebre Abbazia di Farfa, fondata nel 681, ed uno dei più famosi monasteri d'Italia nel medioevo.
11. L'Acquataccio o l'Aimone (Aimo). — Fiumicello che corre nel Tevere dalla sponda sinistra giusto sotto le mura di Roma. Ovidio lo qualifica cursu breuissimus Almo (3), di che è probabile ch'ei tenesse per il vero Alino il rivo che vien da una fonte copiosa sotto una grotta artificiale nel luogo detto La Cacarella. Codesto rivo è però raggiunto da altri che gli portano un'assai maggiore copia di acqua, dei quali il più ragguardevole, chiamato Marrana degli Orli, vien dalla sorgente presso Marino, che era l'antica Aqua Ferentino, ed un altro va sotto il nome di Acqua Santa.
La grotta e la sorgente prementovate furon considerate per lungo tempo, ma certo senza fondamento, come quelle famose d'Egeria e la Vallis Egeriac fu creduta la Valle della Cacarella lungo la quale scorre l'Aimone. La grotta stessa è stata costruita nei tempi imperiali e altro non è che uno dei ninfei che adornavano la villa di Erode Attico e di Anuia Regilla. Yi si vede ancora una figura marmorea assai mutilata probabilmente rappresentante una ninfa od altra deità marina (4).
Da cotesto luogo, che dista circa un chilometro dalla chiesa di San Sebastiano e 3 dalle porte di Roma, l'Aimone ha un corso di 6 a 7 chilometri sino al suo sbocco nel Tevere, traversando via Appia e via Ostiense. Là dove si gitta nel Tevere fu sbarcata la celebre statua ili Cibele trasportata da Pessino in Frigia a Roma nel 204 av. C. che era costume lavare per sacro rito, in un giorno dell'anno, nelle acque dell'Aimone, rito superstizioso che durò sino alla fine del paganesimo.
Il fiumicello par conservasse il nome di Aimone sino al settimo secolo e chiamasi ora Marrana dell'Acquatacelo, nome che eredesi per alcuni una corruzione d'Acqua d'Appio per traversare che fa la via Appia, Il luogo dov'è traversato da cotesta strada era a circa 2 chilometri dall'antica porta Capena, ma la prima regione della città, secondo l'assetto di Augusto, fu estesa alla sponda stessa dell'Aimone (5).
(1) Vedi Gell, Topoyr. of Rome, pp. <44-18; Nidby, Dintorni di Suina, voi. I, p. 125.
(2) A cu., vii, 711.
(3) ¦Met., xiv, 329.
(4) Nardim, Roma antica, voi. I, pp. 157-161; Nibby, Dintorni di Roma, voi. I, p. 130.
(5) Pheller, Die Regionen Rums, p. 2.