Il Lazio
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con lo loro alluvioni formarono dal lato meridionale una doppia linea di dune boschive che son del continuo ingrossate dall'urto dei marosi ed impediscono lo scolo delle acque.
Oltre i suddetti fiumi e torrenti vi influiscono una quantità di rivoli e tanto questi come quelli s'interrano nelle piene e formano qua e là pozzanghere e laghetti in alcuni dei quali, per i vegetali che vi allignano, formansi isolette natanti.
Certe volte, come nell'Acqua l'uzza, o Fiume coperto, producono una specie di concrezione o crosta che da luogo a luogo copre l'alveo, come fosse un acquedotto ed è periglioso passarvi sopra, dacché queste croste artificiali si rompono agevolmente. La pellicola grassa di queste acque, che son solforose, giova ai rognosi e ai cani stizzosi-
Queste infelici condizioni tisiche fanno sì che vi si respiri un'aria pestifera la quale nuoce principalmente a chi vi dorine; il riposare all'aria aperta è pernicioso anche di giorno, formicolando poi questi pantani di rettili velenosi.
La perdita di tanto fertil terreno e le esalazioni emananti da sì ampio tratto di palude, trasportate non di rado a Roma stessa dai venti meridionali, attrassero l'atten-zifine di un popolo così attivo ed industre come gli antichi Romani.
Appio Claudio, 300 anni circa prima dell'era cristiana, mentre dava opera a condurre la celebre via — che porta il suo nome e di cui diremo più avanti — a traverso queste paludi, fece il primo tentativo per prosciugarle e il suo esempio fu imitato, a varii intervalli, da varii consoli, imperatori e re sino al gotico Teodorico inclusivamente.
Le guerre che tennero dietro alla morte di questo principe, la devastazione dell'Italia e la debolezza ed instabilità del governo romano distolsero la sua attenzione dalla coltivazione e lasciarono che le acque delle paludi producessero il loro effetto naturale.
I papi, però, quando la loro sovranità fu ben assodata e la loro attenzione non fu più assorta nelle invasioni dei Barbari o nelle contese co' baroni feudali, rivolsero i loro pensieri al risanamento di tanta parte del loro territorio inondato, ondechè noi
5 — La l'afri», voi. III.