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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Il Lazio
   dei M'arsi, o proseguiva quinci al fiume Atomo elio vuoisi anche in parte fiume di Pescara sino all'Adriatico. Non è noto il tempo della sua « ostruzione, ma par fosso fondata dal censore Valerio Massimo sin dal 307 av. 0. Fu una continuazione «Iella via Tibui'tiua percorrendo 170 chilometri da Tivoli a Cliieti e quindi altri 12 alla foce del suddetto Aterno. Fu prolungata più tardi per 147 chilometri sino ad Ancona ed è assai probabile coincidesse alla foce dell'Atomo con la linea viaria preesistente lungo l'Adriatico e la quale, senza appartenere propriamente ad alcuna delle tre strade maestre da 1 ionia a codesto mare, serviva ad allacciare le vie Valeria, Salaria e Flaminia. È da avvertire da ultimo che la via Valeria, al paro delle vie Emilia e Flaminia, diede il suo nome ad una delle divisioni o provincia dell'Impero romano comprendente il paese dei Marsi, dei Peliglii e dei Vestini per cui passava effettivamente la strada; ed anche il paese dei Sabini che era attraversato dalla via Salaria (1).
   IX, — Storia del Lazio e dei Latini.
   1. Origine ed affinità dei Latini, — Tutti gli antichi scrittori concordano nel rappresentare i Latini propriamente detti, o gli abitanti del Lazio nel senso ristretto del termine, quale un popolo distinto da quelli che lo circondavano dai Volsci e dagli Equi da una parte, del pari che dai Sabini e dagli Etruschi dall'altra.
   Ma le opinioni e le tradizioni registrate dagli stessi antichi scrittori concorrono eziandio nel rappresentarli quale un popolo misto, prodotto dalla fusione di varie razze e non quali puri discendenti da un ceppo comune.
   La leggenda più comunemente accolta e che radicossi a grado a grado saldamente nella credenza popolare si è quella che rappresentava il Lazio corno abitato da un popolo denominato Aborigeni,il quale ricevè, poco dopo la guerra di Troja, una colonia o schiera di emigranti Troja ni sotto il loro re Enea.
   Al tempo dell'arrivo di codesti stranieri gli Aborigeni erano governati da un re di nome Latino; e solo dopo la morte di lui e l'unione delle due razze sotto il governo del predetto Enea, il popolo combinato assunse il nome di Latini (2).
   Ma una tradizione che ha assai più il carattere di nazionale, preservataci sull'autorità di Catone e di Varrone, rappresenta la popolazione del Lazio, quale esisteva prima dell'arrivo della colonia trojan», come già di carattere misto e risultante dall'unione di una razza conquistatrice discesa dalFApennino centrale intorno Uezate con un popolo ch'essa trovò già stabilito nelle pianure ilei Lazio e che portava il nome di Sìculi.
   È strano che Varrone (secondo Dionisio) desse il nome di Aborìgeni—che deve originalmente essere stato applicato od adattato nel senso (VAutoctoni, quali abitanti indigeni del paese — a codesti invasori stranieri settentrionali. Catone adoperò apparentemente codesto nome nel significato più naturale coinè applicato alla popolazione previamente esistente, quella stessa che da Dionisio e Varrone fu chiamata Sìculi.
   Ma, quantunque sia impossibile ammettere l'asserto di Varrone intorno al nome del popolo invasore, il fatto di essere avvenuta codesta migrazione si può ammettere per vero e consono con tutto ciò che sappiamo del progresso della popolazione dell'Italia centrale e del corso delle varie successive emigrazioni che scesero lungo la linea centrale degli Apennini.
   L'autorità di Varrone è qui eziandio confermata dal risultato delle moderne indagini filologiche. Niebuhr fu il primo a rilevare che il linguaggio latino portava in se le traccie di un carattere misto e componessi di due elementi distinti : uno molto simile
   (1) Bergier, Histoire des gratula ehemins de l'Empire Romaìti (Parigi 179S); Nibby, Delle vie degli Antichi (Roma 1838).
   (2) Liv., i, 1, 2; Dionis., i, 45, 60; Appiam., Boni., i, 1.
   r, — 1,11 l*atrin, voi. Ut.