storico por la leggenda del trasferimento del potere supremo da ima all'altra: ma un simìl supposto non può avere che mi carattere congetturale.
Dall'altra banda, noi possiamo ammettere come storico il fatto che, al periodo della fondazione o della prima origine di Roma, il popolo Latino costituisse una lega nazionale composta di numerose città indipendenti a capo delle quali stava Alba che esercitava una certa supremazia sulle altre. Questa incerta superiorità, proveniente probabilmente dalla sua maggior potenza, pare abbia dato origine alla nozione che Alba era in altro senso la metropoli del Lazio e che tutte, o ad ogni modo, la maggior parte delle città del Lazio erano semplicemente colonie d'Alba. Questa idea fu spinta a tal segno che noi troviamo di riunì erate nel novero di simili colonie Ardea, Tusculo e Preneste, le quali, secondo altre tradizioni generalmente ammesse, erano più antiche d'Alba stessa (1).
Plinio ci ha però tramandato un elenco di carattere ben diverso, secondo il quale eranvi 30 città o comunità, denominate da lui Papali Albenses,\m.pali costumavano partecipare ai saenfizii del monte Albano. Molti di codesti nomi sono ora oscuri od ignoti; molti altri pare abbiano sempre indicato luoghi di poca importanza, mentre pochissimi soltanto compariscono successivamente fra le città ben note del Lazio.
Egli è perciò probabile in sommo grado che noi abbiamo qui un ricordo autentico, preservato dagli antichi tempi, di una lega esistente in età remotissima, prima che Alba divenisse capo della più importante e più nota confederazione dei Latini in generale.
Delle città di numerate da Plinio quelle la cui giacitura può essere con qualche certezza determinata eran tutte (coll'eccezione notabile di Fidene) situate in vicinanza immediata dei colli Albani e sembra fossero per tal modo aggruppate intorno ad Alba come lor centro naturale. Noi troviamo fra esse Boia, Pedo, Toleria e Yitellia, a nord dei suddetti colli Albani, e Corioli, Longula e Pollusca, a sud dello stesso gruppo.
Dall'altra banda, le città più potenti di Aricia, Lanuvio e Tusculo, quantunque assai più prossime ad Alba, non sono comprese in codesto elenco. Vi ha però una relazione notabile di Catone (3) in cui parla del famoso tempio di Diana 111 Aricia, come fondato in comune dagli abitanti di Tusculo, Aricia, Lanuvio, Laurento, Cora, Tivoli, Pomezia, Ardea ed i Rutuli, la quale sembra accennare ad una separata e, come dir, contro-lega esistente nell'istesso tempo di quella di cui Alba era a capo. Tutte queste leghe minori però par fossero da ultimo fuse nella grande confederazione dei Latini di cui, giusta la tradizione universalmente adottata dagli scrittori romani, Alba era la metropoli riconosciuta.
Un altro popolo, il cui nome comparisce in tutte le più antiche tradizioni storiche del Lazio, ma ch'era stato assorto intieramente nel corpo generale della nazione latina prima di arrivare al periodo storico, era il popolo dei Rutuli. La loro capitale era Ardea (che ritroveremo più avanti), città a cui fu attribuita un'origine greca od argiva ; se qualche valore si può attribuire a tradizioni siffatte esse accennerebbero ad un'origine pelasgica dei Rutuli; e il Niebuhr (3) spiega la grandezza tradizionale di Ardea supponendola la città principale del Lazio marittimo, mentre era sempre nelle mani dei Pelasgi.
Una delle quistioni più difficili nell'istoria primitiva del Lazio è il significato e l'origine dei termini Prisri Latini che noi troviamo applicati da molti scrittori romani alle città della Lega latina e che occorre 111 una forinola data da Livio (1, 32) la quale ha tutta l'apparenza di essere antichissima.
Si può ammettere con sicurezza che codesto termine significa Veorli Latini e fu desunto probabilissimamente dagli antichi libri giuridici dei Jb'eciali. Dalla circostanza
(1) VlCT., Oria. Gent. Roman., 17.
(2) Ap. Priscian., iv, 029.
(3) Voi. I, pag. 44; voi. II, pag. 21.