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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parlo Terza — Italia Centrale
   ch'esso ricorre soltanto nei racconti delle guerre dì Anco Marzio, re di Roma, dal 639 al 614 av. C. e del suo successore Tarquiino Prisco, dal 614 al 578 av. C. devesi arguire elit: fosse in uso, non per distinguere i Latini propriamente detti, od abitanti del Lazio antico, dagli Equi, dai Volsci e dalle altre tribù comprese successivamente nel Lazio, sì per indicare una lega o federazione delle città latine stabilitasi dopo la caduta di Alba, ma che aveva così il diritto di rappresentare l'originario ed antico popolo Latino.
   2, Relazioni dei Latini con Roma, — Come la prima, comparsa storica dei Latini è quella, di una confederazione di varie tribù di cui stava a capo Alba, così la caduta e la distruzione d'Alba vuoisi considerare quale il primo evento nei loro annali (die sì possa qualificare storico, Le circostanze trasmesseci intorno a ciò sono indubbiamente finzioni poetiche ; ma il fatto principale della distruzione d'Alba e della caduta della sua potenza è bene stabilito.
   Codesto evento deve essere stato susseguito da un dissesto compiuto delle previe relazioni esistenti. Roma par mettesse prontamente innanzi la pretensione alla supremazia previamente esercitata da Alba (1), ma è evidente ch'essa non fu ammessa dalle altre città del Lazio; e, i Prisei Latini, il cui nome comparisce nell'istoria solo durante questo periodo, formarono probabilmente una lega separata loro propria.
   Non andò guari però che ai Romani venne fatto stabilire la loro superiorità: e il fatto negli annali romani che la Lega Latina fu rinnovata sotto Tarquinio Superbo e la supremazia di questo monarca riconosciuta da tutte le altre città che la componevano, deriva una valida conferma dalla testimonianza più autentica del trattato fra Roma e Cartagine preservatoci da Polibio (ni, 2:2).
   In questo documento importante che data dall'anno immediatamente successivo all'espulsione dei re (509 av. C.), Roma stipula per conto degli abitanti di A i dea, Anzio, Laureili!}, Circeio, Terracina, e le altre soggette (o dipendenti) città del Lazio e pone anche condizioni rispetto all'intiero territorio latino come se le fosse sottomesso.
   Ma lo stato delle cose che par fosse pienamente stabilito a quel tempo, fn poi tosto sconvolto; sia in seguilo della rivoluzione a Roma, che condusse all'abolizione del potere regale, o da qualche altra causa noi non sappiamo. Le città latine divennero indipendenti intieramente da Roma, e, quantunque la guerra che fu segnalata dalla grande battaglia del lago Regillo sia stata ravvolta in tanta finzione da render difficile lo annettere alcun valore storico alle tradizioni connesse con essa, non liavvi però ragione di porre in dubbio il fatto che i Latini avevano scosso a quel tempo la supremazia di Roma e che una guerra fra le due potenze era stato il risultato. Non molto dopo, nel 493 av. C., fu conchiuso con essi, da Sp. Cassio, un trattato che determinò per un lungo periodo di tempo le loro attinenze con Roma (2).
   in forza di questo trattato ì Romani e ì Latini strinsero un'alleanza offensiva e difensiva come Stati uguali ed indipendenti; tutto il bottino o territorio conquistalo era divisibile fra di loro; e v'ha molta ragione per credere che il comando supremo degli eserciti alleati doveva essere esercitato per anni alternanti dai generali romani e latini (3).
   Le città latine che componevano, a (pie! tempo, la lega o confederazione erano in numero di 30 e Dionisio (vi, 61) ne reca il catalogo desunto probabilmente dal trattato in questione. Erano esse: Àrdea, Arida, Boi die, Huhento, Comicolo, Carvento, Circeio, CorioU\ Corbìu, Cora, Fort'niei (f\ tìabìì, Laurento, Lavinia, Lamtvio, Labico, Nomento, Norba, Frenesie, Fedo, Querquetnlo, Satrieo, Scapziu, Sesia, TettaliTivoli, Tuscuìo, Toleritt, Tticrmo (?), e Vetitre o Velletri.
   (1) Diesis., in, 34.
   (2) Liv., Il, 33; GlC., Pro Balbo, '23.
   (3) Niehmir, voi 11, pag. 40.