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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   50-2
   Parte Terza — Italia Centrale
   Serrone (1760 ab.).— Cenni storici. Se ne trova menzione nel ! 181-, in cui si sa che i Romani lo devastarono insieme a Paliano. Ricostruito, soggiacque a varii signori che si mossero guerre così accanite, che Gregorio IX si fece, nel 1232, restituir le terre e le diede ai conti di Segni suoi nipoti, ai quali le ritolse, nel 1380, Urbano IV. Il suo successore, Bonifacio IX., li rimise in possesso, ma Martino V ne dispose in favore dei suoi nipoti Antonio ed Odoardo Colonna e loro discendenti che l'ebbero in feudo sino all'ultimo. Dato alle fiamme nel 1556, durante le guerre con gli Orsini, fu rifabbricato quale è ora.
   Esso sorge alle falde del monte Scalambra o Carbone, a metri 735 sul livello del mare. Prese il suo nome da serra (in latino sega) perchè le montagne che al nord gli fanno corona hanno l'aspetto di una sega. Prolungasi dall'est all'ovest fra Piglio ed Olevano Romano con in vetta i ruderi di una rocca già costruitavi dai Colonna. A metà distanza fra il Serrone e la vetta dello Scalambra vi è una chiesa con annesso romitorio, di costruzione romana, dedicata all'Arcangelo San Michele, patrono del'paese. Vogliono alcuni che questo sia uno dei dodici conventi fondati da San Benedetto.
   Discendendo a valle verso il mezzogiorno del Serrone si trova, sulla strada provinciale Prenestina Nuova, a metri 432 sul mare, la ridente borgata Fonna, ove vanno sorgendo graziosi villini per opera di cittadini e di forestieri. Aria purissima; granaglie, cereali, olio e vino squisito.
   Coli, elett. Anagni — Dioc. Palestrita — P3 T.
   Mandamento di PIPERNO (comprende 6 Comuni, popol. 14,331 ab.). — Territorio frastagliato da colline di una qualche elevazione, le quali (lànno origine al torrente «otarda, uno dei tanti che scaricansi nelle paludi Pontine. Granaglie, olio, legname da costruzione e da ardere.
   Piperuo (5349 ab.). — Cenni storici. IJptouejvov, Privermim, Piperno Vecchio, era un'antica ed importante città dei Volsci, compresa in seguito, col rimanente del territorio di codesto popolo, nel Lazio, nel senso più esteso del vocabolo. Era situata trai monti Lepini, ma non come Sella (Sezze) e Norba (Norma) di fronte, verso la pianura Pontina, sì a qualche distanza più indietro nella valle dell'Amaseno. Virgilio la rappresenta quale un'antica città dei Volsci e residenza di Metabo, padre di Camilla da essi espulso {Kit., xi, 539):
   Pulsus ci invìdìam regno viruaque superba}!
   Priverno antiqua Metabxs qtmrn cxcederct urbe.
   (Metabo, il padre Di lei fu per invidia e per soverchia
   Potenza, da Priverno antica terra Da suoi stessi cacciato).
   Trai, del C.vno.
   Quando il suo nome comparisce primamente nell'istoria, Priverno è già una città di grande importanza e potenza, con una posizione indipendente e capace, non pure di romper guerra a Roma da sola, ma di sostenerla.
   Nel 358 av. C. i Privernati si trassero addosso l'ostilità di Roma saccheggiando il territorio dei coloni romani ch'eransi stabiliti di fresco nelle pianure Pontine. L'anno seguente furono assaliti dal console C. Marcio, sconfitti in campo e costretti a sottomettersi (Liv., vn, 15, 16). Ma essi continuarono però a formare uno stato indipendente ed anche potente, posciacliè sol pochi anni appresso assalirono le colonie romane di Noria e Setia, di che furoii puniti prontamente dal console C. Plauzio che s'impadronì della loro città e confiscò due terzi del loro territorio, il quale fu poi tosto diviso fra i plebei romani.
   Non pare pigliassero parte alcuna nella guerra generale dei Latini e Campani contro Roma, ma nel 327 av. C. ì Privernati diedero di nuovo di piglio alle anni, col solo aiuto di pochi Fundairi. Ciò non di manco la guerra fu creduta d'importanza tale da richiedere due eserciti consolari e sol dopo un lungo assedio C. Plauzio, console dell'anno