Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Roma', Gustavo Strafforello

   

Pagina (619/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (619/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Circondario di Velletri
   551
   maro. Non trovasi menziono di una città di tal nome prima del regno di Tarquinio Superbo che vi dedusse una colonia contemporaneamente a quella di Sigma, ora Segni (Liv.,i, 56; Dioxis., iv, 68). Ma & probabile, dall'analogia, sebbene non ve n'abbia testimonianza espressa, che vi esistesse previamente un antico stabilimento sia dei Volsci o più probabilmente dei Tirreni Pelasgici.
   La situazione della città favorevole al commercio, del pari che alla difesa contro i Volsci, indusse, secondo Dionisio, Tarquinio a stabilirvi una colonia: e conseguentemente noi troviamo Circeii registrata fra le città marittime e commerciali del Lazio, nel trattato conehiuso fra i Romani e i Cartaginesi immediatamente dopo la cacciata di Tarquinio (Poi,., m, 22). È mentovata in seguito fra le conquiste attribuite a Coriolano, il quale dicesi ne sloggiasse i coloni romani e la consegnasse ai Volsci (Liv., n, 39 ; Dionis., viu, 14): probabilmente essa cadde, effettivamente, in mano ai Volsci, intorno a quel periodo; ma fu riconquistata dai Romani, i quali vi inviarono una nuova colonia, tre anni prima della Guerra Gallica (Dion., xiv, 102).
   Non molto dopo quest'evento però, i Circei — del pari che i cittadini di Velitrae o Velletri, colonia romana anch'essa — si ribellarono ed unirono le loro armi a quelle dei Volsci (Liv., vi, 12,13,21). Dovettero riuscire a conquistare la loro indipendenza, dacché allo scoppio della Guerra Latina nel 340 av. C., Circeii comparisce come una delle città della Lega latina, e L. Numicio, cittadino circeo, fu uno dei due pretori a capo dell'intiera nazione (Liv., vili, 3 ; Nieeuiir, voi. in, p. 92). La sorte di Circeii dopo la guerra non è ricordata, ma par certo che essa dovette essere di nuovo colonizzata, giacché noi la ritroviamo nella seconda Guerra Punica fra le trenta colonie latine; e fu una delle dodici che dichiararono la loro impotenza a fornire la loro tangente all'esercito.
   È mentovata di nuovo nel 198 av. C. in occasione del tentativo degli ostaggi cartaginesi per suscitare una ribellione degli schiavi in questa parte d'Italia; ma è questa l'ultima volta che il suo nome comparisce nell'istoria. Pare però che, sul finire della Repubblica e sotto l'Impero, Circei divenisse un ritiro piacevole pei ricchi Romani, come apprendiamo da Cicerone, Svetonio, Marziale, ecc., e gli imperatori Tiberio e Domiziano vi avevano villeggiature. Aveva un'attrazione particolare nell'abbondanza e squisitezza delle sue ostriche, celebrate da Orazio (Sat., u, 4, 33), da Plinio (xxxn, G, s. 21) e da Giovenale (Sat., n, 4) nei seguenti versi:
   Cireaeis nata foreiit, an Lucrinum ad saxum Rutitpinove edita fundo Oitrea, callebat primo deprendere morsu.
   La sua situazione insulare altresì la faceva eleggere qual luogo d'esilio e il triumviro Lepido, dopo la sua deposizione, vi fu relegato da Ottaviano (Svet., Ang., 16).
   Rovine ragguardevoli dell'antica Circeii veggonsi ancora nel prementovato monte della Cittadella, nel lato nord e a circa tre chilometri dal mare. Gli avanzi delle antiche mura e della porta sono costruiti di massi poligonali, in uno stile architettonico molto massiccio e grandemente rassomigliante a quello di Signia o Segni, che vuoisi fortificata e colonizzata, come diremo, nel medesimo periodo. Alcuni avanzi, di stile romano posteriore, sono anche visibili sul monte ora occupato dal villaggio di San Felice, più vicino al mare dal lato sud ; ma il porto di Circei credesi fosse a ovest, dove è sempre un luogo di ancoraggio detto Porto di Paola.
   Nel circondario di Velletri e presso Terracina, sull'orlo delle paludi Pontine, esisteva anche un celebre santuario (fanum) con bosco sacro (lucus) e fonte della Dea Feronia. Questa Dea Sabina ne aveva uno famosissimo alle falde del monte Soratte, che diede argomento al poema La Feroniade di Vincenzo Monti; ma questo del circondario di Velletri era più antico. Narra la leggenda ch'esso andò una volta in fiamme e che i contadini volevano trasportare altrove il simulacro della Dea; ma essa fece rinverdire immediatamente l'arso bosco, dimostrando così che voleva rimanere dov'era.