50-2 Parte Terza — Italia Centrale
furono confinati oltre il Tevere, minacciati di severissime pene se ritornavano. Ricevette però nuovi coloni e coutinuò ad esser popolata come in addietro (Liv., vui, 11).
Da quel tempo cadde Velletri nella condizione di un'ordinaria città municipale e poco si sa della sua storia. È ricordata incidentalmente in occasione di alcuni prodigi che vi occorsero (Liv., xxx, 38) e acquistò qualche celebrità al principio dell'Impero, come luogo d'origine della famiglia Ottavia, da cui discendeva Ottaviano Augusto, che, secondo Dione, vi ebbe anche il nascimento. Svetonio lo dice, nel modo più reciso, nativo di Roma; ricorda però il vico, le case e l'ara della gente Ottavia a Veìletri; la villa nell'agro veliteruo, dove trascorse l'infanzia di Ini, e la tradizione che vi nascesse.
Secondo il IJber Coloniarum, accolse uu nuovo corpo di coloni al tempo dei Gracchi e sotto Claudio una colonia militare, assumendo il titolo di colonia, che troviamo nelle iscrizioni. 11 suo territorio, secondo Plinio (xiv, 6, s. 8), produceva un vino prelibato, inferiore solo al Falerno. Si ricordano, sotto la Repubblica, i suoi tempii di Apollo, di Ercole, di Marte e di Sanco, divinità sabmica (Liv., xxu, 1) e, durante l'Impero, le ville voliterue di Ottone (Svetonio, Vite), di Nerva e di Caligola, famosa quest'ultima per lo sterminato platano, descritto da Plinio (1. xn, c. 1), capace di servire da padiglione e da triclinio a quindici convitati, chiamato dal bizzarro e feroce imperatore il suo nido; ed uu anfiteatro, di cui non rimane vestigio, del periodo degli Antonini, restaurato nel secolo IV sotto gli imperatori Valentiiùano e Valente, come da una lapide illustrata da L. Cardinali, nella quale parlasi d'un Lolcirio principe e rettore della Curia (Senato) e si ha traccia dell'antico ordinamento municipale.
Nel 409 Velletri fu devastata dai Barbari di Alarico ed a questa devastazione altre tennero dietro nelle successive invasioni.
Vuoisi che nella Guerra Gotica fosse larga di aiuti agli eserciti di Belisario e di Narsete (Iìoroia, Storia di Velletri). A questo fatto gli storici voliterai, raccogliendo un'antica tradizione, fanno rimontare l'imperiale privilegio di esenzione dal prefetto di Roma, che sarebbe stato concesso da Giustiniano e spiegherebbe la seconda parte della impresa nello stemma municipale di Velletri : Est Mini liberta® tapalis li imperiai,is. La pretesa però non regge alla critica ; uè si riu\ iene memoria di siffatto privilegio nel periodo dei Comuni e degli imperatori tedeschi. La libertà imperiale fu dunque una realtà, originata dalle condizioni politiche, nelle quali poi si trovò il Comune, piuttosto che una concessione (L. Caiìdinai.i, Di un antico sigillo comunale).
Soffrì in seguito molto pei1 le irruzioni longobarde e saracene, che rovinarono tante città sulla via Appia. Nel 592 S. Gregorio Magno ordinò al vescovo veliterno Giovanni di trasferire la sede in parte più sicura della diocesi. E fu provvido consiglio, perchè i Longobardi di Arnolfo disertarono orribilmente la città; e Astolfo, al tempo dell'assedio di Roma, le diede l'ultimo crollo.
Incominciò a riaversi sotto i Carolingi : e intorno al mille si ordinava a Connine, nel significato che si dava allora a questa parola. E destituita di fondamento l'asserzione dello Zazzera (Storia della nobiltà d'Italia, toni. 2), che ni quel tempo vi dominassero i conti tusculani. Le franchigie del Comune contavano già molti anni ai tempi di Gregorio VII e sono menzionate in una Bolla di Pasquale II del 1102 {Arch. segr. com.) che le conferma, lu altra Bolla di Urbano II del 1089 (Arch. suddetto) è precisata meglio la natura e l'estensione di esse. 11 Comune era tenuto, per mi giorno soltanto, a fare le spese al papa e alla sua corte, nella loro venuta, e a inandare le milizie alla rassegna e il sindaco al parlamento della provincia. Da altri documenti posteriori risulta anche una ingerenza del conte erettore di Marittima e Campagna nella revisione delle cause civili e criminali in appello, quando superavano un determinato valore (25 libbre). Nel resto era autonomo e si governava secondo i suoi antichi usi e costumi. Ma anche da questi obblighi venne francato per concessione dì Giovanni XXIII, nel 11-12, ai tempi dell'invasione di Ladislao di Napoli {l'erg, dell'Arch. segr.) ; a proposito della