Mandamenti e Comuni del Circondario dì Velletri
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impadronitisi, nonostante l'eroica difesa, della città, uccisero i soldati del presidio non solo, ina andie i cittadini e persino i fanciulli, violentarono lo donne e, dopo saccheggiati tutti gli edilizi sacri e profani, diedero la città alle fiamme.
Secondo alcuni scrittori contemporanei, il sacco di Segui fu più sfrenato e sanguinoso di (inolio ili Roma nel 1527 e grande fu il bottino clic vi fecero le soldatesche spaglinole e tedesche del Colonna perla ragione clic gli abitanti dei luoghi più vicini, ¦Vlatri, Veroli, Ferentino ed Anagni, vi erano accorsi, credendosi in salvo, con le loro ricchezze. Segni non si riebbe più da questo colpo e sotto il pontificato di Sisto V fu convcrtito in ducato della suddetta famiglia Sforza, dalla quale passò, nel 1659, per vendita, al cardinale Barberini, nipote di Urbano Vili. Gli Sforza impugnarono in seguito la validità della compera e ricuperarono, dopo molte liti, il possesso del ducato che rimase poi sempre nella loro famiglia, riunita quindi a quella dei Cesarmi, donde gli Sforza Cesarmi.
Sorge il Comune a GGS metri sul mare, sopra uno sprone dei Lepini che gli stanno a ridosso, riparandolo dai venti di sud-ovest. Vie anguste e scoscese, trattone quella di mezzo, assai ampia e regolare, con due piazze. In capo a detta via trovasi la Cattedrale, imponente, d'architettura elegante, con facciata tutta di pietre, estratte dal monte stesso di Segni: l'interno, e segnatamente la magnifica cappella dei Conti, è ornata di buoni dipinti, di stucchi e altri ornamenti. In vicinanza della Cattedrale è il palazzo Vescovile e fra gli altri, i più notevoli sono i palazzi Allegrini, Tom-masi, Cleti, Toti, il Comunale e il Collegio. Le case annerite, le une sopra le altre, a mo' di scaglioni, frammiste ad alcune torri, sono costruite a striscie, alternate, di roccia calcare bianca o nera e di mattoni.
L'odierna Segni non occupa che una parte dell'area dell'antica Signia, la quale comprendeva nel circuito delle sue mura l'intiera sommità della collina, sporgente arditamente dai Lepini coi quali è connessa da un angusto collo od istmo. La linea delle mura antiche si può rintracciare in tutta la sua estensione. Sono costruite di grossi blocchi di quella dura pietra calcare onde si compone la collina stessa, di forma poligonale o rozzamente quadrata ed offrono uno dei modelli più notabili di quello stile costrnttorio, detto ciclopico o pelasgico, che occorre anche in altre città di questa parte del Lazio.
La città aveva in tutto sette porte, due delle quali conservano sempre la loro primitiva costruzione; ed una di esse, la porta Saracinesca (fig. 236), offre un esempio notabile della più rozza e più massiccia muratura ciclopica. Pochi e grossi macigni ben combinati si innalzano ai lati e si vanno restringendo verso l'alto; sopra le due pareti laterali stendesi l'architrave, formato da un lungo e liscio lastrone.
Fra le altre porte meritano menzione: quella detta la Porteletta coperta anch'essa da un monolito; quella di San Pietro, così detta dalla vicina chiesa, alta quasi metri 3.50, a foggia di sesto acuto e con massi orizzontali e quella detta in Lucino, ben conservata e simile, nella struttura, a porta Saracinesca.
L'età delle suddette mura con le loro porte fu molto controversa: da una parte, lo stile rude e massiccio della loro costruzione e l'assenza di ogni traccia d'arco nelle porte parrebbero accennare ad una remota ed indefinita antichità ; dall'altra, le notizie storiche che possediamo di Signia, tendono tutte a provare che non fu una delle più
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Fig. 236. — Segni : Porta Saracinesca.