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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parie Terza — Italia Centrale
   valore artistico, lavoro flello scultore Ernesto Riondi, romano. 11 territorio produce grano, olio, vino, legna, fruita, latte e latticini in copia. Caccia nei dintorni.
   Coli, elett. Velletri — Dioc. Anagni — P2 T. a Segni.
   Montelanico (1652 ab.). — Cenni storici. Non Ita di antico che i fortini delle mura, di stile medioevale. Il territorio appartenne ab antico al Capitolo Lateranense. Nel 1208 Innocenzo III ne fece acquisto dai canonici e lo diede in feudo al fratello Riccardo, conte di Soft, capo della linea dei conti di Valmontone e di Segni, e divenne così «luca di Montelanico. Nel 1575 passò agii Sforza conti di Santa Fiora; nel IG34 fu acquistato dai Barberini e nel 1G51 passò ai Punitili e quindi, per eredità, ai Doria.
   Il villaggio giace fra collimi coperte tutte di castagneti, a G chilometri da Segni, con vie in piano; larghissima la via principale. Il fabbricato è rivestito a nuovo; vasta piazza con fontana. Nella chiesa principale di San Pietro sono osservabili due quadri : uno (l'ignoto autore che raffigura Cristo in atto di consegnar le chiavi a San Pietro, l'altro con la Madonna del Soccorso, del Caniucciiii. Un altro quadro, nella chiesa detta del Gonfalone, rappresentante il Salvatore, credesi della scuola di Raffaello. Bino, castagne, cereali, bestiame; cave di pozzolana.
   Coli, elett. Velletri — Dioc. Segni — F2 T.
   Mandamento di SEZZE (comprende 3 Comuni, popol. 11,339 ab.). — Territorio bagnato dal melmoso e pigro dente (tardatus suis erroribus TJfens, come lo chiama Olnudiaiioì, feracissimo di biade e pascoli, di olio e di vino, vi si allevano alcune razze di cavalli e vi si fa molta caccia.
   Sezze (8G2G ab.). — Cenni storici. Suessa Pometia (così detta per distinguerla da Suessa Aurunca, nella provincia di Caserta) fu città antichissima ; la sua fondazione favolosa fu attribuita ad Ercole, e di cui Livio lasciò scritto: Setia urbs vetusta in arduo colle sita, vini optimi ferax. Aveva cessato di esistere nei tempi storici e la sua situazione è pienamente ignota, salvo che continava col l'omptimis Ager, o le paludi Pontine, a cui si suppone abbia dato il nome.
   Virgilio (l'in., vi, 77G) l'annovera frale colonie d'Alba e deve perciò averla considerata quale città, latina. La si trova altresì nel novero delle medesime colonie, ili Diodoro; ina par certo che la era divenuta una città volsca in un periodo molto primitivo. Fu tolta ai Volsci da Tarqumio il Superbo, il primo dei re romani che fece guerra a codesto popolo. Strabene (v, p. 231) la dice addirittura metropoli dei Volsci; ma non vi ha altra autorità ed è probabile sia una mera inferenza dalle relazioni intorno alla sua grande opulenza e potenza. Secondo codeste relazioni Suessa era così ricca, che Tar-quinio, col bottino che vi fece, potè dar principio e continuare la costruzione del tempio Capitolino in Roma (Liv., i, 53 ; Cic:., De Jlep., in, 24).
   È chiaro che essa sopravvisse alla sua presa per Tarquiuio e ricompare nella guerra della Repubblica coi Volsci, come luogo di gran forza ed importanza. Livio la qualificò una Colonia Latina, ma non v'ha alcun documento che tal divellisse. Si ribelli) non pertanto (sempre secondo Livio) pochi anni dopo, nel 503 av. C., e non fu presa che l'anno successivo da Spurio Cassio che la distrusse e ne vendè gli abitanti come schiavi (Liv.. n, 1G, 17). Non pertanto essa ricomparisce di nuovo, pochi anni dopo, nel 495 av. C. nelle mani dei Volsci, ma tu riconquistata e saccheggiata dal console P. Ser-vilio (Dionis., vi, 29). Quest'ultimo colpo par fosse decisivo, dacché il nome di Suessa Pometia più non occorre nella istoria e ne scomparisce ogni traccia. Plinio (in, 5, s. 9) l'anuovera fra le città distrutte intieramente a'dì suoi e non pare siasi conservato ricordo neppur del luogo Ove sorgeva, che non doveva distar gran fatto da quello dell'odierna Sezze, la quale, trovasi nominata fin dal sesto secolo, e si sa che fu devastata dai Rarban invasori. I papi presero ad esercitarvi ili buon'ora la loro autorità. Nel 1073 Gregorio VII vi diinorò qualche mese. Nel 1112, sotto Pasquale II, la signoreggiarono