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Parte Terza — Italia Centrale
massima parte, poco o nulla avendo cangiato questi luoghi. Oggi però è difficile che l'Appia sia ricoperta dalle acque.
A Forum Appii, Orazio attese che i suoi compagni di viaggio cenassero, il che egli non potè fare, a causa della pessima acqua. E giunta la notte si imbarcarono, dopo aver avuto non poco a fare coi barcaiuoli che gridavano a squarciagola, contendendosi i passeggeri. Nò minor molestia recavano le zanzare ed il gracidar dei ranocchi che popolavano le acque del canale.
Dopo quattro ore di barca, scesero a terra, presso il santuario della dea Feronia, tre miglia prima di Terracina. Ma oggi il canale non è più popolato di barche, all'infuori eli quelle poche clic trasportano legna e fieno. Forappio è deserta e silenziosa. Le]rane e le zanzare non recano molestia a nessuno. Mandre numerose di bufali vagano lente e gravi qua e là.
Man mano clic arrivasi alla Mesa, altra stazione dell'Appia, i canali ingrossano e l'acqua ricuopre sempre più il terreno; e l'inverno par di trovarsi in una vera e propria laguna.
Sul luogo dell'antica stazione ad Medias, donde Mesa, sorge ora un grandioso fabbricato dovuto alla munificenza di l'io VI. Prima di giungervi veggonsi, a sinistra, e ben conservate, le tracce dell'antica regina delle strade, e gli avanzi di un cospicuo monumento sepolcrale, innalzato da Clesippo alla sua patrona Gegania. Incontro alla stazione postale conservansi alcune colonne milliari che rammentano le opere di restauro fatte all'Appia sotto Nerva e Traiano.
Dopo Mesa è Gasale Orsino, donde dirama la via per Piperno. Monte Circeo, vedesi giganteggiare, isolato, al dì sopra la fitta selva di Terracina. Vien quindi Ponte Maggiore ove incrociatisi i fiumi Amaseno ed Ufente che raccolgono le acque delle paludi. Ed ecco subito le roccie di monte Leano, colle perniici ricoperte da viti e da olivi, ed alle cui falde era il famoso santuario di Feronia, colla fonte sacra e circondato da un bosco sacro.
Da monte Leano sino a Terracina l'Appia moderna non corrisponde più al tracciato dell'antica. Questa correva rasentando il monte, e veggonsene importanti avanzi del selciato ed un magnifico ponte, a grandi blocchi rettangolari, di pietra calcare delle vicine cave del Leano.
Bassiano (1799 ab.). — Cenni storici. Vogliono alcuni che Caracalla Eliogabalo Bassiano, imperatore, fondasse Bassiano dandogli il proprio nome ed altri invece che il nome provenga da un tal Bassiano, signore di Terracina, che vi possedeva una villa. 11 vero si è clic non vi si veggono avanzi anteriori all'evo medio in cui fu feudo dei Caetani ducili dì Sermoneta.
Il Comune giace, con discreto panorama, in una valle dei Lepini, fra il monte Sempre-visa (153G m.) a nord-est, da cui diramansi il Calvello (772 in.) e il Castellonc (920 m.), soprastanti al paese, e i monti Carbolino (722 ni.), Furchiavecchia (770 in.) e della Trinità (857 in.) a nord-ovest e sud-ovest che lo separano da Sermoneta. I'] cinto di mura e munito di baluardi. Meschino il fabbricato e poco interessante il castello baronale. Nella chiesa di Santo Erasmo è da vedere il quadro del Cuor di Gesù, del Cavallucci, e in quella di San Nicola, il Salvatore, in tavola, del Sicciolante ed una bella faccia di santo, di stile antico. Clima salubre per essere il paese riparato dai miasmi delle paludi dal suddetto monte della Trinità.
Poco lungi dal paese, sotto il monte Furchiavecchia, un sentiero, che attraversa un'ampia grotta con stalattiti, conduce ad un romitorio in cui si venera un bel Crocefisso in legno, opera di un Pietrosanti bassianese, romitorio rinomato per essere stato l'asilo dei così detti Fraticelli, i quali sotto colore di religione esercitavano il brigantaggio. Clivi, boschi, pascoli e pastorizia.