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appunto alla sorgente ilei Sacco, detto anticamente Trevo o 'Volevo. Non taceremo però che l'inglese dell, nella sua Topografia di llonta (p. 430), creile Valnioiitone surto sulle rovine di Vitelli», altra antica città del Lazio, pnittostochè ili Tolerio; mentre il Nibbf vorrebbe trasferire Vitellia a Civilella di Olcmno, situata nelle montagne fra Olevano e Subiaco.
Sia coin'esser si voglia, il vero si è che il nome ili Vahnontone è di origine moderna, e nel 11158 vi si trova, fondata dai coloni che coltivavano il fondo, una borgata col nome di Vallìs Ifonloiik, posseduta dai canonici regolari lateranensi. Nel 1182 Lucio 111 pose Vahnontone sotto la giurisdizione del vescovo di Segui, ed avendo 1 canonici lateranensi venduto il possesso ad Innocenzo 111 [Conti), questi diede Valuiontone in feudo al suo fratello germano Riccardo conte di Sora, da cui tolse origine la lìnea dei conti di \ ulmontoue e di Segni, i quali lo tennero sino al 1575, e vi albergarono sontuosamente Gregorio XI nel 1377, Urbano VI nel 1383, e Carlo Vili di Francia nel 1495.
Nel 1527 Vahnontone fu posto a ruba ed a sangue dal marchese del Vasto comandante di quelle medesime masnade imperiali che avevano dato il sacco a Roma. Più tardi ebbe molto a soffrire dalle soldatesche spaglinole del duca d'Alba, nella guerra contro Paolo IV (Caraffa). G. 15. Conti fu costretto ad aprire le porte al primo, nel 1550; occupato però dalle schiere del papa nel 1557, e quindi dagli Spagnuoli e dalle genti di Marcantonio Colonna, Valmontone ebbe a patire saccheggi.
Estinta nel 1575 la famiglia Conti, passò in potere di Federico Sforza, conte di Santa Fiora, nipote dell'ultimo signore, il predetto G. B, Conti. Nel 1631 Mario II Sforza lo vendè a Taddeo Barberini, morto il quale, il cardinale Francesco Barberini lo vendè, nel 1651, al principe Camillo Punitili che lo tramandò a'suoi discendenti.
11 paese sorge isolato sopra un colle dirupato di tufo vulcanico in valle angusta, ed ha la forma di un'elisse irregolare. Le mura munite di torri quadrate, opera dei bassi tempi, sono smantellate in parte ed in parte furono ridotte a case e ad altri usi moderni. Vie regolari e ben selciate.
Entrando si osservano molti massi quadrilateri di tufo, residui delle antiche mura, adoperati nelle costruzioni moderne, qualche vestigio di opere reticolate ed 1111 sarcofago del tempo di Settimio Severo, trasformato ili pubblica fontana e con un bassorilievo rappresentante Tre tìenii che reggono festoni. Le case, ammucchiate e ili generale di costruzione saracenica, rammentano il secolo XI. Il palazzo baronale, edificato nel 1662 da Camillo l'aiutili, è di una vastità e bellezza sorprendenti; ma di stile barocco. La facciata principale, è rivolta alla piazza maggiore, donde verso il sud scliiudesi un'ampia, stupenda prospettiva: lo sguardo trascorre rattamente il tratto limitato dalle vette dell'Algido (891 metri) e dei Lepini ; si riconosce l'Artemisio (812 inetri) e si domina sino al Tirreno parte delle paludi Pontine. Nell'interno del palazzo le vaste ed ariose sale dipinte, comecché non tenute con molta cura, meritano una visita.
• Nell'angolo est della piazza trovasi la facciata della collegiata dell'Assunta, riedificata di sana pianta, dal 1685 al 1689, dal principe G. B. Paniphìli, su disegno dell'architetto Mattia Le Rossi, allievo del Bernini. Grande e bella mole sormontata da bella cupola, è di stile barocco nei particolari e va ornata di dipinti di Giacinto Brandi, Ciro Ferri, Agostino Siila ed altri artisti valenti del secolo XVII. Ammirasi nella sagrestia una Madonna con in grembo il Bambino, in legno, che vuoisi dipinto dal Pinturiccliio, nel 1513. Tutte le memorie del medioevo andarono perdute quando la città fu devastata nel 1527 dalle bande di Carlo V, reduci dal sacco di Roma. Salendo al paese, a sinistra, incontrasi la chiesetta della Vergine delle Grazie che rammenta, per la costruzioue e lo stile, il secolo XI. Sulla porta antica, ma rinnovata nel secolo XIII, veclesi il Padre Eterno.
Da \ aluiontone partono 0 passano molte strade, fra cui la celebre antica via Rabicana, di cui abbiaui trattato nel Lazio, che da Roma va a Ferentino.
Coli, elett. Velletri — Dioe. Segni — Pz T. e Str. ferr.
75 — I,k Patria, voi. 111.