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Parte Terza — Italia Centrale
Tornati in piazza della Rocca, si entra in via Principessa Margherita, m fondo alla quale, nell'altra piazza, a sinistra di San Marco, ergesi il bel Teatro dell'Unione, incominciato nel 1811 su disegno e sotto la direzione dell'architetto Vespignani, romano ed ultimato nel 1855. Eleganti le decorazioni interne e belle le sale. Il sipario, rappresentante il Genio degli Italiani nell'arte del 'Teatro, fu dipinto (la P, Gagliardi.
Un'ampia strada, a sinistra di chi si avvia al corso Vittorio Emanuele, conduce alla chiesa di Santa Rosa, riedificata sull'area dell'antica nel lS3'J-5(). Vi si conserva il corpo mummificato della santa. Oltre l'urna dì metallo dorato, prezioso lavoro del secolo XVII, contenente il suddetto corpo, son da vedere il bellissimo quadro all'altare maggiore \ Apoteosi di Santa T'osa, del Podesti, e la Madottna con alcuni Santi, del pittore tedesco \\ ittnier.
Tornando al corso Vittorio Emanuele, si perviene, per lo stesso, alla piazza omonima ove ammirasi la Fontana, chiusa ila una ricca balaustrata di ferro, in peperino, di stile barocco, e con quattro leoni marmorei sulle mensole ai quattro lati, insegna della città e lavoro dello scultore Pio Fedi da Viterbo. Fu costruita nel 1021 da Antonio di Michelangelo da Cortona e dallo scultore Antonio Pieruz/i da Viterbo, sul disegno del pittore. Filippo Caparozzi, pure di Viterbo.
Proseguendo per via dell'Indipendenza si giunge, dopo pochi passi, alla piazza del Comune, entrando nella quale, sulla facciata della chiesa di Sant'Angelo, vedesi il sepolcro dell'Eleiia dell'evo medio, della Bella Galliana, antico sarcofago marmoreo, rappresentante la Caccia del cinghiale Caledonio. In esso, secondo una leggenda popolare, fu sepolta Galiana, rinomata per la sua rara bellezza e vissuta versola metà del secolo XII. Un barone romano invaghitosi di essa, come l'aride di Elena, andò a por l'assedio a \ iterbo per rapirla, e, non gli essendo venuto fatto di Spugnarla, chiese per favore di poter almeno veder per poco la giovine, sugli spalili della città. Anuuirono i Viterbesi, ma egli, come prima l'ebbe veduta, spinto dal suo amor disperato, le scagliò una freccia che le passò il cuore e 1 uccise. In memoria del fatto, concliiude la leggenda, alla bella Galliana fu apprestato quel sepolcro sulla piazza del Comune e le iscrizioni che vi si leggono vi furono poste nel secolo XVI.
Di fronte alla suddetta chiesa di Sant'Angelo sorge maestoso e severo il palazzo Comunale, incominciato nel 1264 e compiuto soltanto verso lo scorcio del secolo XV. 11 portone sotto il porticato introduce in una corte abbellita con giardini e piqué grandi sarcofaghi etruschi, rinvenuti nel territorio, con figure sdraiate sui coperchi enei mezzo una vaghissima fontana di peperino, costruita, nel 1624, dagli scultori Antonio l'ionizzi e Agostino Prosperi.
A deslia, entrando, trovatisi alcune sale a pian terreno ili cui fu iniziato un Museo municipale con antichità etnische, romane, ìnedievielie ed alcuni quadri rimossi dai conventi soppressi. XTella prima sala, monumenti e belle figure sepolcrali etnische; nella seconda, grand'urna funerea con caccia e la famosa l'ietù di Fra Sebastiano del Piombo, di cui, al dir del Vasari, fece il cartone Michelangelo e qualificata da Crowo e Cavalcasene un capolavoro per purità di disegno, proporzioni, serietà di atteggiamenti e distribuzione di colori.
Dello stesso Sebastiano del Piombo (degli Osservanti) è una Flagellazione che scostasi alquanto da quella di San Pietro in Molitorio; e tra le lettere, non ancora pubblicate di Fra Sebastiano, una ve n'ha che dice cll'ei la dipinse per Giovanni da Viterbo chierico dì Camera, che l'ultimò nel 1525, e che Michelangelo ne fissò il prezzo. Nella stessa sala aininiransi varii quadri della scuola umbra. Nella terza sala, due superbi sarcofaghi con figure ben conservate, relìquiarii, due busti di donatori (1478).
Nel Museo municipale son da vedere inoltre il bellissimo busto di Pio IX, del Tene-rani, che ne fece dono alla città ed una tavola marmorea contenente il preteso editto del re longobardo Desiderio e la Tabula Cibellaria, altra delle falsificazioni onde Annio,