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61G l'urte Terza — Italia Centrale
Jkmni illustri. — Molti no ebbe Viterbo nelle anni, nelle lettere e nelle bolle arti, quali i Tignosi, i Virò, i Gatti i Della Chiara, valorosi guerrieri; il beato Giacomo Capocci, grande teologo, morto arcivescovo di Napoli, e il cardinale Egidio Antonini, autore della Storia dì AA secoli.
Secondi ad essi, ma degni pur sempre di ricordanza onorifica furono: Latino Latini, sommo filologo, correttore delle opere dei Santi Padri; Cornelio Benigni, che contribuì alla correzione delle Turale geografiche di Tolomeo, per l'edizione del 1507: Girolamo Ruscelli, autore del II ina rio e di altre opere erudite; Scipione Cobelluzzi, buon poeta, annoverato dal Dolce fra i più celebri cinquccentisti e Giacomo Sacchi, dotto medico e letterato, autore di un poema in ottave, intitolato II Sacco.
Furono insigni architetti: Angelo Rota e Pier Francesco da Viterbo, il quale costruì la fortezza da Basso in Firenze, lavorò col Buonarroti e gli succede nelle opero. Gentile da Viterbo, Alfonso Ceccare!li Valenti, Cesare Crivellati e Giacomo Capocci, che divenne poi vescovo di Viterbo, furono medici valenti. Pittori famosi riuscirono: Lorenzo di Giacomo, quattrocentista e autore del famoso dipinto dello Sposalizio della Vergine ; Angelo e F rancesco Bonifuzi, Bartolomeo Crescenzi, 11110 dei migliori allievi del Guerrino, G. Francesco Romanelli, il quale, oltreccliè il San Lorenzo nella, cattedrale di Viterbo, come abbinili visto, dipinse anche nelle Tailleries a Parigi e nel palazzo Barberini a Roma; Tarquinio Ligustri, piti or paesista che ornò il soffitto della sala maggiore del Comune ; Giacomo C'ordelli, che dipinse il chiostro di Gradi, Corvi, Cavarozzi e altri molti.
Gloria recente, e la maggiore per avventura, di Viterbo, è l'insigne scultore Pio Fedi, nato nel 1-815, morto nel maggio del 1892. Andò nel 183S a Vienna e fu dapprima valente incisore. Datosi quindi alla scultura, scolpì successivamente : Cristo che guarisce l'Epilettico, Cleopatra, San Sebastiano; lo statue di Nicolò Pisano e del medico Andrea Cesalpino por gli Uffizi di Firenze; Pia dei Tolomei e Nello della Pietra pel Granduca; un Gruppo colossale di parecchi personaggi della famiglia Torrigiain; la Cultura della Toscana pel Principe di Carìgnano, ecc. Suo capolavoro è il gruppo marmoreo di Pirro che trascina alla morte Polissena calpestando l'estinto Polidoro ed Ecuba supplicante che ammirasi sotto la Loggia de'Lanzi in Firenze.
Coli, elett, Viterbo — Dioc. Viterbo — P2 T. e Str. ferr.
Dintorni di Viterbo.
santuamo della Madonna della Queugia. — Toco lungi da Viterbo sorgono, in una piazza spaziosa, il borgo, il convento e la basilica della Madonna della Quercia, che fu dichiarata monumento nazionale. Nel Mi7, in un bosco di quercie, teatro frequente il) aggressioni e delitti, fu rinvenuta, appesa ad un ramo di quercia, una tegola con suvvi dipinta la Madonna, e vi fu costruita, verso il 1170, la suddetta chiesa, intorno alla quale lavorarono Maestro Danese da Viterbo, Desiderio da Settignano, Antonio da San Gallo, Bernardino da Viterbo, Arcangelo Mariotto e Domenico da Firenzuola,
L'esterno è di stile puro e severo e allato alla facciata elevasi, a guisa di torre isolata, un gigantesco campanile, fabbricato, come la chiesa, in pietra da taglio e con due campane, una delle quali del peso di sei tonnellate.
Una scalinata maestosa mette appiè della facciata, di stile romano, con sopra un timpano, il quale nella sua semplicità grandiosa e par armonia di linee architettoniche innamora lo sguardo. 1 pilastri fiancheggiami le tre porte d'ingresso e chiusi ad arco sopra di esse, vanno ornati di fregi di rara bellezza e sono opera di Maestro Bernardino da Viterbo. Le lunette soprastanti all'architrave delle porte contengono gruppi di mezze figure in terracotta, smaltati a bianco, capolavoro di Andrea Della Robbia (1510) (fig. 251).