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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   61G
   l'urte Terza — Italia Centrale
   centro della crociera trasversale. Meritano particolare attenzione il dossale e gli stalli del coro di noce leggiadramente intagliati e il prospetto grandioso dell'organo, nella crociera di mezzo.
   Due chiostri stupendi sono imiti al convento dei Domenicani, uno di stile romano, su disegno del Fontana (1592),l'altro di stile gotico,di Maestro Danese da Viterbo (1481), riproduzione del chiostro marmoreo di Santa Maria di Gradi, fatto costrurre da Alessandro IV, del Bramante, a due piani. Nel mezzo di quest'ultimo vi è una cisterna rotonda (fig. 252) ; nell'altro una gran fontana a più getti. Davanti al convento si tengono le due grandi rinomate Fiere eli Viterbo: la prima incomincia a Pentecoste e dura lo giorni, la seconda principia il 22 settembre e termina il G ottobre. Dirimpetto alla chiesa, una nuova strada subnrbana, spaziosa e diritta, fiancheggiata da fonti, ruscelli, spalliere di verznrae case campestri, sbocca sull'ampio piazzale della stazione ferroviaria di Viterbo ed entra poi in Viterbo per porta Fiorentina.
   Santa Maria della Verità. — Uscendo da porta della Verità, già San Matteo, trovasi dirimpetto la chiesa di Santa Maria della Verità, con una sola navata, ma con due crociere quadrate, che vuoisi edificata da Niccolò Pisano e fu dipinta a fresco da Lorenzo di Viterbo, che vi lavorò 25 anni e la terminò nel 14G9.
   La chiesa servì di ospedale durante la peste, passata la quale, fu tutta scialbata con la calce, trattone una figura, grandemente venerata, della Vergine ed uno o due Santi nel corpo della chiesa. Ma la cappella della Vergine fu risparmiata. Sta a destra della navata, da cui è separata da una ringhiera originale, ed è ornata di freschi della storia della Madonna, ordinati a maestro Lorenzo da certo Nardo Mazzatosta. Nella Natività, la figura della Madonna, velata ed inginocchiata è stupenda. Il fresco oblungo dello Sposalizio, sulla parete sinistra, con molti personaggi, è molto interessante non solamente come monumento dell'arte nel secolo XV, ma anche come ricordo di tutti i personaggi viventi allora in Viterbo. Vuoisi che Raffaello s'ispirasse a codesto Sposalizio nel dipingere il suo.
   I signori Crowe e Cavalcaseli descrissero codesti freschi del Lorenzo aggiungendo che, oltre codesta cappella di Nardo Mazzatosta, dipìnse nella chiesa della Verità 1111 'Annunziata, uno Sposalizio di Santa Caterina ed una Madonna che allatta il Bambino, freschi compiuti tutti prima del 1455 e che rivelano tutti la < stessa rozza mano e 1 influenza di Benozzo Bozzoli >.
   Dalla chiesa si va nel bellissimo chiostro gotico-moresco (fig. 253) attiguo e costruito verso il principio del secolo XI11 per online dei monaci Prenionstratensi ai quali appartenevano allora chiesa e monastero. Presentemente è proprietà del Connine che vi insediò il suddetto R. Istituto tecnico Paolo Savi.
   Ruderi del Palazzo di Federico li. — Facendo il giro delle mura castellane incon-transi, dopo pochi passi, gli avanzi di un grandioso edilizio, tratti non ha guarì in luce nel sistemare la strada di circonvallazione. Vi si veggono ambulacri, cunicoli sotterranei, due grandi cavità a ino' di cisterne, forse prigioni, ecc. Codesti ruderi appartengono alla facciata del palazzo fatto incominciare in quel luogo, nel 1242, da Federico II, dopo aver, con suo decreto, dichiarato Viterbo aula imperiale. Prima però che fosse ultimato fu fatto distruggere, nel 1250, appena morto l'imperatore, dal cardinal Capocci, per vendicarsi di una consimile distruzione delle sue case nella città, fatta eseguire tre anni innanzi da Federico d'Antiochia, bastardo dell'imperatore.
   La Torre di San Biei.e. — Così detta da una chiesa di San Michele che sorgeva lì presso. Vi si va ascendo da porta Romana, ed è ima gran torre merlata, a due piani, di altezza ragguardevole, edificata nel 1270 da Raniero Gatti, capitano del popolo, e destinata a forte avanzato, per difender la città da quella parte.
   Bacino delle Bussete. — Trascorsa la zona dei vigneti, ond'è cinta \ iferbo, schindesi innanzi allo sguardo una pianura spaziosa e seimilata tutta di ruderi di antiche tenne