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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   (Vi 8
   Parte Terza. Italia Centrale
   Primeggia fra tutte il famoso Bulicame, di cui già scrisse Lucrezio e di cui cantarono Dante, nel xiv delVinferno:
   Tacendo divenimmo là ove spiccia Fuor della selva un piccini fiumicello, Lo cui rossore ancor mi raccapriccia.
   e Fazio degli Uberti, nel Dittamondo:
   Io noi credea, per ch'io l'avessi udito, Senza provar che il Bulicame fosse Acceso d'un hollor tanto intinito.
   Quale del Bulicame esce il ruscello Che parton poi tra lor le peccatrici (1), Tal per la rena giù sen giva quello
   Ma, gettato un montcm dentro, si cosse
   In men che un trotti andasse un quarto miglio, Ch'altro non si vedea che proprio l'osse.
   E il Bulicarne un laghetto, con sorgente d'acqua termale sulfurea, presso il torrente Faul, a circa cinque o seicento metri dai Bagni di Cajn, di cui diremo or ora. Codesto laghetto è nella parte meridionale del Pian di Viterbo e la sua ampiezza è ora minore di quel che fosse nei tempi andati, per la ragione addotta da Dante nel xn (ia\VInferno:
   Lo Bulicame che sempre si scema ;
   e quanto alla sua profondità, scrive l'Orioli, di aver trovato in un poema antico, che non si potè toccarne il fondo con una fnne della lunghezza di mille passi, laddove, or fa pochi lustri, l'altezza delle sue acque non era che di metri 14 circa. Anche la temperatura delle acque par sia diminuita.
   « Superata la china del colle — leggesi nell'ottima Guida di Viterbo di C. Pinzi — si vede su quella candida piattaforma aprirsi mi laghetto tinnente, di un'acqua purissima, d'uri colore ceruleo, e dal centro di quel lago sussultare, gorgogliando con gran forza, un'immensa polla di acqua bollente, come se un gran fuoco interno la ponesse in ebollizione. L'acqua è solforosa, ha una temperatura che supera i 60 gradi, ed è di sorprendente efficacia per alcune malattie, sopratutto cutanee.
   « Dal centro del laghetto si dipartono, come tanti raggi, diversi ruscelletti che sorgono da emissari e vanno a scaricarsi in molteplici e vastissimi serbatoi detti piscine, per entro le quali, alla stagione opportuna, si sottopongono a macerazione le canape ed i lini che produce in gran copia l'agro viterbese. Tutte queste acque, poi, e le altre congeneri, che sgorgano quasi da ogni zolla di quella vulcanica pianura, vanno a sboccare in un sottoposto fiumicello, detto anticamente Ecalidns, ed ora Caldano, appunto perchè le sue acque vengono quasi ad essere scaldate dalle tante sorgive termali che ad esse si frammettono ».
   Bagxi di Viterbo. — Un diligente archeologo annoverò pel territorio viterbese gli avanzi di ben quaranta tenne, alcune delle quali antiche ed altre di tempi posteriori. Molte andarono poi in rovina e di molte acque si smarrì ogni traccia. Al dì d'oggi non è molto frequentato che il cosidetto Bagno del Cajo (le suddette Aquae Cajae), stabilimento di bagni termo-minerali, a quattro chilometri a ovest da Viterbo, sulle sponde del torrente Faul e a 5 o 600 metri sotto il Bulicame. 11 Bagno ebbe sempre le provvide cure del municipio e fu ampliato dai papi Nicolò V e Pio II, nella metà del secolo XV, cent'anni dopo, da Marcello II e fu restaurato intieramente nel 1846.
   Le acque che alimentano il Bagno del Cajo, analizzate da varii, ed ultimamente dal professore Andrea Cozzi, sono YAcìdula Marziale della Grotta, con una temperatura
   (1) Nella Storia di Viterbo di Fdliciano Bdssi (Roma 1712), si legge che le meretrici avevan colà un postribolo in cui l'acqua minerale diramavasi per mezzo di un condotto. Dalle indagini archeologiche, fatte dall'Omou. risulta poi che nel 1469 fu ingiunto alle femmine di partito di non bagnarsi che nell'acqua del Bulicame, con minaccia della pena di un ducato d'oro e quattro tratti di corda se si fossero recate agli altri bagni frequentati dalle Viterbesi. Oggi ancora i poveri dei due sessi si bagnano entro due vasche.