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l'urte Terza — Italia Centrale
Castrimi, Castromenium, costruito su muraglie naturali dì tufo, sorse, al dire del Cluverio (Ital., p. 517), sulle rovine (li Statonia, municipio etrusco, rinomato pel suo vino, uno dei migliori dell'Eti'uria meridionale (Pub, xiv, G, s. 8), presso il piccolo odierno lago di Mezzano.
L'origine di Castrimi è non meno antica clic oscura. Fu governato in prima da un podestà inviatovi dal papa, a cui apparteneva. Urbano VI lo concesse in vicariato a Raniero dei Raschi. Saccheggiato, nel 1527, dalle soldatesche di Alessandro Farnese, fu da Paolo III innalzato al grado di Ducato, pei suoi nipoti, il 1° novembre 1537; e il 18 marzo del 1538 Pier Luigi Farnese cede Frascati alla Camera Apostolica in cambio della città di Castro e Grotte San Lorenzo.
Vai 'so la metà del secolo XVI, Giulio III, unitamente a Carlo V, invase il Ducato di Castro, allora in possesso di Ottavio Farnese, ribellatosi al papa, il (piale lo riebbe e inandò a governarlo, col titolo di vice-duca, Sforza Monaldescili della Cervara.
Nel 1G49, avendo Ranuccio Farnese fatto uccidere il vescovo, Innocenzo X ordinò la distruzione di Castro. L'ordine fu eseguito alla lettera e 11011 fu risparmiata neppure la cattedrale, le cui campane, di un suono armonioso, furono trasportate a Roma, e trovatisi ora nel campanile della chiesa di Sant'Agnese, in piazza Navona. Nel 1059 il territorio del Ducato fu incorporato allo Stato pontificio.
E notevole un crocifisso rinvenuto nelle rovine e conservato in una eappelletta e notevole eziandio, di là di Castro, il luogo detto Lamone dì Castro, ampia superficie di circa 20 chilometri quadrati, occupata quasi per intiero da un ammasso di frammenti di lava d'ogni forma, grandezza e colore sì che forma un labirinto per chi vi si addentra senza guida. Vogliono alcuni che in quella pianura fosse l'antica città etnisca detta Siu/erto, lungo una diramazione della via Claudia.
Onano (2501 ab.). — Cenni storici. Oliano, detto anticamente Ontano e quindi Unagno, fu distrutto, secondo il Calindri, nel 481 diti Goti Riedificato poco dopo, soffri nuove devastazioni dagli imperatori Federico I ed Arrigo VI, e, nel 1527, dalle soldatesche di Carlo V. Ebbe leggi proprie sino dalla sua riedificazione e passò poi successivamente alla repubblica d'Orvieto ed alla famiglia Monaldeschi della Cervara, che lo tenne per 231 anni e lo trasmise agli Sforza dai quali pervenne, in capo a 150 anni, alla Santa Sede.
Il villaggio siede sopra un colle, a nord-ovest del lago di Bolsena e dominante l'altipiano sulla sinistra del fiume Paglia. Sebbene non lontano dalla Maremma, mai si ò verificata infezione di febbri malariche. Si compone di molti e in parti buoni fabbricati e conserva ancora gli avanzi delle sue antiche e forti mura. Primeggiano fra gli edilizi: il palazzo baronale, già dei Monaldeschi e l'ex-convento dei Minori Riformati. Granaglie, granoturco, lenticchie e fagiuoli formano il prodotto di questo territorio.
Coli, elett. ìlontefiascone — Dioc. Acquapendente — P2 ivi, T. ad Acquapendente.
Proceno (1401 ab.). — Cenni storici. Proceno vuoisi fondato da Porsenna, re di Chiusi, dopo la guerra coi Romani, e, giusta un manoscritto nell'Archivio comunale, la sua fondazione rimonterebbe precisamente all'anno 245 di Roma, ossia al 580 av. C. Fatta la pace coi Romani, re Porsenna si diede alla caccia e venne nottetempo in questi luoghi inospiti, ove fu assalito eia un grosso cinghiale da cui si salvò ammazzandolo. In memoria dello scampo fece diboscare il luogo e costruire una città detta dal nome di lui Porsena o Proceno.
Sia storia, sia mera leggenda, certo è che Proceno seguì le sorti dell'Etruria e formò poi parte dell'Impero Romano, alla cui decadenza incominciò a governarsi con leggi proprie ed ebbe sino d'allora i suoi prefetti, podestà, capitani del popolo. Ebbe guerre incessanti con le popolazioni vicine, con Orvieto principalmente. Nel 1093