Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincia di Roma', Gustavo Strafforello

   

Pagina (698/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (698/750)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   61G
   l'urte Terza — Italia Centrale
   Vi si pose a campo Ottone il Grande quando andò ad abbattere le fazioni di Cencio dei Cenci e dei Pierleom.
   Sta fra i colli che stenditoi dal lago di Bolsena alla sponda del Tevere ; è cinto di mura, ha buoni editizi e clima temperato. Vino, olio, grano e bestiame. Indizi di lignite.
   Coli, elett. Montefiascone — Dioc. Bagnorea — P2 a Celleno, I. locale.
   San Michele in Teverina (781 ab.). — Cenni sturici. Fondato nel 1 KM da Pietro di Mugnone, fu denominato in prima Castel di Piero e quindi San Michele, a cui fu aggiunto nel 1873 l'appellativo in Teverina per distinguerlo da altri. Nel 14-fS i conti Paglioni di Castel di Piero aiutarono i Bagnoresi ad atterrare il castello della Cervara. Papa Adriano VI fece abbattere la rocca di Castel ili Piero, pei delitti di Piero Paglioni, il quale, assolto poi, fu rimesso in possesso del castello che divenne poi contea. Ai Paglioni succederono i Sinionelli, a questi i Benedetti e in ultimo il principe di Montholon.
   Il paese sta a cavaliere di un colle, sul piovente destro del Tevere, in territorio a colline, vestite di uliveti e vigneti, con vie spaziose, bell'orizzonte ed aria saluberrima. Nella parrocchiale di San Michele è un bell'organo e nella chiesa di Santa Maria ammirasi una bellissima copia Annunziata di Carlo Dolce. Nella sala comunale è una Madonna, anch'essa assai pregiata; e l'antico palazzo baronale, ora del principe Montholon, contiene dipinti molto stimati. Vino ed olio; lignite nella regione detta Campo della Cappella.
   Coli, elett. Montefiaseone — Dioc. Bagnorea — P2 T. a Bagnorea.
   Mandamento di CIVITA CASTELLANA (comprende 7 Comuni, popol. 12,322ab.).— Territorio ferace principalmente di cereali, uva e frutta di varie sorta. Cave di travertino, di pozzolana, di breccia e argilla refrattaria, strati di caolino, sabbie silicee e sorgente d'acqua minerale, ferruginosa, detta Acqua di Falleri.
   Civita Castellana (4172 ab.). — Comi storici. Civita Castellana occupa il luogo di baleni, antica e potente città deli'Ktruria, una forse delle dodici città che componevano la Confederazione etnisca, ma e molto difficile rintracciare la sua origine, concordando molti antichi scrittori nel rappresentare la popolazione come diversa dalla nazione etnisca. Una tradizione accolta da Dionisio e Catone attribuisce loro un'origine Argiva o Pelasgica; i poeti e i mitografi si spinsero ancor più oltre ed attribuirono la fondazione diretta di Falerii a certo Aleso od Alisco, figliuolo di Agamennone il cui nome annetterono a Falisco, denominazione etnica degli abitanti di Falerii.
   Sia confesser si voglia, certo è che, durante il periodo storico, Falerii apparisce quale una città puramente etnisca. E ricordata per la prima volta nell'istoria romana nel 437 av. 0. quando i Falisci e ì \ cicliti aiutarono i Fidenati ribellatisi a Poma e le loro forze combinate furono sbaragliate da Cornelio Cosso (Liv., ìv, 17, 18). Da quel periodo, sino alla caduta di Vejo, noi troviamo i Falisci reiteratamente in aiuto dei Veienti contro i Romani; e quando per l'assedio di Vejo fu stretta ila ultimo regolarmente, eglino fecero ogni lor possa per indurre le altre città dell'Etruria a fare uno sforzo generale per liberarla.
   Usciti a vuoto i tentativi, i Falisci trovaronsi, dopo la presa di Vejo, esposti alla vendetta dei Romani e la loro capitale fu assediata da Camillo. E nota l'istoria di quel maestro di scuola che condusse i figliuoli dei maggiorenti della città assediata, affidati alle sue cure, al campo di Camillo, il quale, sdegnato del tradimento, lo fece spogliare ed ordinò agli scolari di ricondurlo in città a vergate; commossi a quell'atto magnanimo, i Falisci si sottomisero alla Repubblica.
   D'allora in poi continuarono a vivere in buoni termini con essa sino al 35Gav. C. nel quale anno unirono le loro armi a quelle dei Tarquinii e furono con essi sconfitti dal dittatore C. Marcio Rutilo. 1 Falisci pero sembra stringessero un nuovo trattato e