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l'urte Terza — Italia Centrale
Del Duomo, bellissimo monumento romanico del 1210, è particolarmente notevole il Portico, dichiarato monumento nazionale, sulla cui fronte son gii avanzi di un fregio in musaico, con una testa, anch'essa in musaico, del Salvatore, sopra una delle porte laterali e con sull'architrave della porta principale, circa del 1172, l'iscrizione seguente : Laurentius e ina Jacobo Cosimati fiìio suo mayistri doclissimi romani hoc opus fecerunt. I pilastri laterali riposano sopra leoni e sono coperti di bei musaici.
L'interno, ammodernato, del Duomo 11011 lui conservato che la struttura basilicale, e ricevette al tempo del Rinascimento un'intiera ricostruzione, con vòlte tutto sesto, su pilastri. Il pavimento è ancor romanico in parte, com'anco la cinta del coro, con vaghi ornamenti in musaico ed ai lati leoni e stìngi giacenti. L'iscrizione reca i nomi di Drud. et Lucas cives Moni., quali artefici verso il 1270. La cripta, a tre navate, con colonne e capitelli romanici ed antichi, stendesi per 1 intiera larghezza della navata transversale.
Fabbriche di porcellana e maioliche, di saponi, di sedie, ecc.
Coli, elett. Civitavecchia — Dioc. Civita Castellana — I'3 T. e Str. ferr.
Antichità etnische e romane
Falerìum Vetus fondato dai Pelasgi poco dopo la guerra di Troia e capitale dei Falisci, occupava il luogo di Civita Castellana. Faleriitm Vovum fu edificato nella pianura, a circa cinque chilometri di distanza, dai Romani intorno l'anno 512 di Roma. Quantunque costruita dai Romani, questa seconda città lo fu secondo il modello etrusco e continui) ad essere abitata dagli Etruschi, sebbene divenuta colonia romana.
Gli avanzi della prima e più antica di queste due città etnische trova usi nei profondi burroni che circondano il ripiano su cui giace Civita Castellana. Presso il viadotto principale, ali ingresso della città, formante un angolo al termine della roccia, incon-transi alcune porzioni delle antiche mura, costruite con grossi massi, lunghi più dì un metro ed alti quasi 1111 metro.
All'angolo nord-ovest della città, presso il convento ili Sant'Agata, s'incontra una strada etnisca, fiancheggiata da camere sepolcrali e che presenta sempre il corso dell'acqua nel tufo e le bocche di parecchie fogne. La strada scende serpeggiando nella valle, varcando due porte dirute del medioevo e presentando nella discesa veduto occasionali delle mura etnische sull'orlo estremo della rupe e sormontate da costruzioni niedieviche meno massiccie.
Entrando nel borro in cui scorre il torrente Miccino veggonsi sempre, lungo l'orlo della rupie, fra 111111 e 11 ti 11 unte rosi di mura etnische che servirono in molti luoghi di fondamenta ad altre medioevali opere moderne.
Traversando il torrente e tornando verso la città, tu direzione della cittadella, si osservano molte tombe scavate nella roccia; 11011 poche di esse sono larghe cavità coniche, profonde circa tre metri e cos'i rassomiglianti a serbatoi ili grano che alcuni gli hanno creduti tali.
Al ponte pittoresco sul rio Maggiore, detto ponte Terrano. le rupi ai due lati sono perforato da tombe e nicchie sepolcrali, molte delle quali con spiragli per la ventilazione, 0 per penetrarvi, dopo chiuso 1 ingresso ordinario. Una ili queste tombe reca l'iscrizione Turthnn, in caratteri etruschi e I interno di un'altra ha un'iscrizione in caratti ri alti HO centimetri. Lo stesso ponte Terrano è degno ili attenzione; il basamento della pila settentrionale è di muratura etnisca, com'anco l'arco che vi sta ed accavalcia il burrone del rio Maggiore. Sopra quest'arco ve n'ha 1111 secondo di architettura ìnedievica che accavalcia anch'esso il burrone e porta la strada; e sopra questo ancora l'arquidotto moderno che provvede d'acqua la città. La strada antica conducente alla seconda città di Faleria passa per questo ponte.