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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   61G
   l'urte Terza — Italia Centrale
   imperiale, la ròcca fu presa ila Roberto Guiscardo, duca di Calabria, e nel 1063 dalle genti della contessa Matilde e dai Romani condotti da Ildebrando, che fu poi papa Gregorio VII, nel 1094 Nei secoli XII e XIII passò ai couti d'Anguillara, a Pietro di Vico; poi alternativamente agli Orsini ed ai Colonna, essendo il territorio nepesino campo della lotta fra le due famiglie. Fu poi venduta al cardinale Giovanni Colonna e a suo fratello Ascauio da Clemente V; poi, confiscata nel 1428 da Martino V, ritornò alla S. Sede. Rodrigo Borgia, nominato nel USO governatore di Nepi da Calisto II, rifece a nuovo l'antico castello, vi eresse la torre quadra e ridusse questa a forma rotonda. Si vedono tuttora gli stemmi di Rodrigo, il quale, divenuto papa (Alessandro VI) nel 1492, concesse in signoria città e castello al cardinale Ascauio Sforza, e poi nel 1499 a Lucrezia Borgia. La fortezza servi di ricetto al duca Valentino, dopo la morte di Alessandro VI.
   Leone X, nel 1521, ne investì, con titolo di governatore perpetuo, Bernardo Accoliti, di Arezzo, soprannominato 1 Unico. Questi nel 1527 respinse le soldatesche di Carlo V guidate al sacco di Roma; forse allora fu scolpito sulla porta del forte il motto: Unicus custos procul itine timore.*. Nel 1528, accusato dai Nepesini pel suo malgoverno, VUnico fu cacciato e Clemente VII diede a Napoleone Orsini il comando del forte e della città. Nel 1537 Paolo III (Farnese) lo diede in feudo, insieme al ducato di Castro, a suo liglio Pier Luigi, che restaurò e ampliò la fortezza. Nel 1545 ritorni) alla Chiesa, che sempre lo conservò. Le truppe francesi, nel 1798, avendo trovato resistenza mentre si recavano contro le schiere napoletane, diedero il sacco alla città, incendiandone ima parte.
   Nepi giace sopra una specie di promontorio fra due valloni profondi nel terreno tufaceo, in pianura ondulata fra il gruppo dei Sabatini, il Tevere e il gruppo del Cimino. Le mura che lo circondano apparteugono a tre epoche diverse: quelle presso porta Romana! in massi parallelepipedi di tufo locale, sono dell'epoca etnisca e porgono un bello esempio di questo genere di costruzione. Sonvi poi le mura che paiono di epoca romana, e per ultimo quelle che fece edificare, in parte, Pier Luigi Farnese e in parte, il Municipio, verso la metà del secolo XVI, su disegno del Sangallo, mura veramente insignì.
   Verso il medesimo tempo fu dato mano, sul culmine della città, alla costruzione di un edilizio sontuoso, su disegno del Vignola, morto il quale fu proseguito, nel 1600, dal Municipio. E di stile barocco, e il piano superiore fu adattato, nel 1840, a sede del Municipio (fig. 257). Oltre la sala del Consiglio, dipinta di recente, vi ha un gran salone con teatro. L'archivio comunale, del pari che il notarile, contengono documenti importantissimi dal 1406 in poi. Sulla facciata del palazzo, sotto l'ampio porticato e nella piazza veggonsi otto iscrizioni lapidarie dell'epoca romana, con due statue d'imperatori ed altre antichità.
   L'acqua potabile fu condotta in città nel 1724, per mezzo di un acquedotto grandioso che accavalcia il rio Vicano e il Falisco con grandi arcate verso nord-ovest.
   Nell'angolo destro della piazza fu disotterrata, nel 1839, una bella statua di basalto con sul dorso un'iscrizione egiziana, rappresentante Nectancbo 1, donata dal Comune a Gregorio XVI e che ammirasi nel Museo egizio fondato da quel pontefice in Vaticano, ove è anche un bel sarcofago di cui lo stesso Comune aveagià fatto dono a Benedetto XIV.
   Il Duomo o la basilica dell'Assunta fu edificata nel 402 sopra un tempio di Giove e distrutta nel 508 dai Longobardi, fu ricostruita, nel secolo IX, ed ampliata nel 1180. Arsa nel 1789 dalle truppe francesi, fu riedificata nel 1831. Vi si ammirano, fra le altre cose, tre importanti lapidi antiche e un sarcofago con suvvi scolpita la Caduta di Fetonte. Alla chiesa va unito un sotterraneo a cui si scende per doppia scala. All'altare maggiore sovrasta una depressa e schiacciata cupola, apparentemente alta per prospettica pittura recente del De Mauro e del Torti; sotto v'è la statua di San Fontano, opera del Bernini, Sui nove altari stanno quadri pregevoli, fra cui il Salvatore, di Giulio Romano. Il fonte battesimale, marmoreo, è del 1557.