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l'ariti Terza — Italia Centrale
falde del monte d'Oro, in cima al quale si ammira, un grazioso tempio sacro alla Vergine, architettura di Antonio da Sangallo.
Uomini illustri. Nacque a Montefiascone il celebre Giambattista Casti, uatovi nel 1721 e morto a Parigi nel 1802, autore di novelle erotiche e del poema sempre e meritamente ammirato degli Animali Parlanti.
Coli, elett. Montefiascone — Dioc. Montefiascone — P° T. e Str. ferr.
Bolsena (273G ab.). — Cenni storici. Vulsinium, hicuinonia etnisca ed una delle dodici principali città dell'Eti'uria, sorgeva sulle sponde, del lago omonimo (lacus Volsi-nicnsis) e sulla via Cassia fra Clusiuin (Chiusi) e Forimi Cassii (ora Santa Moria di Forcassi presso Vetralla) ; ina nel trattar di Vulsinium uopo è distìnguere fra la città Etnisca e la Romana» Sappiamo che la prima sorgeva sopra una ripida altura e la seconda in pianura, ina v'ha molta discrepanza intorno alla situazione ili codesta altura. 1/Alleiceli la vuole a Montefiascone e il Miiller, per contro, in Orvieto (Urbsvetus, la città vecchia), ma fu opinione sfatata fin dal 1831 dal segretario dell'Istituto archeologico germanico in Roma, nè valse ridestarla nel 1880, essendo poi subito ricaduta. Meglio il Dennis la pone non lungi dalla città romana, al sommo della collina, nel luogo di Piazzano, adducendo in prova il sito fortificato, il vasellame infranto, rinvenutovi in quantità ed alcune poche cavità nelle rupi sottostanti.
Valerio Massimo dice Volsinium essere uno dei capita Etruriae, e Giovenale lo dice situato in mezzo a colli boscosi. L'istoria non ne fa menzione che dopo la caduta di Veio. È possibile che i trionfi delle armi romane sgomentassero i Volsiniesi ì quali, uniti ai vicini Salpinati, e togliendo il destro di una carestia e di una pestilenza che avevano desolato Roma, invasero, nel 391 av. C., il territorio romano. Ma furono sconfitti fatalmente, con la perdita di 8000 prigionieri ed accettarono ili buon grado una tregua di 20 anni, a condizioni di restituire il bottino fatto e di sborsare la paga di un anno allo esercito romano (Liv., v, 31, 32).
Nulla più si sa di Volsinium sino al 310 av. C., in cui, col rimanente delle città etnische, trattone Arretium (Arezzo), prese parte all'assedio di Sutrium (Sièri) alleata di Roma (Liv., ìx, 32). Questa guerra ebbe fine con la sconfitta degli Etruschi al lago Vadino, pruno colpo fatale alla loro potenza. Tre anni dopo il console P. Decio Mus prese parecchie delle fortezze Volsinie. Nel 295 av. C., L. Postillino Megello devastò il loro territorio e li sconfisse sotto le mura della lor propria città, uccidendone 2800; di che essi in un con Perugia ed Arezzo, furon ben lieti di comprare una pace di 10 anni con lo sborso di una grave contribuzione di guerra (Liv., x, 37). Eran però scorsi appena 14 anni, quando, uniti ai Vulcenti loro alleati, diedero di nuovo ili piglio alle armi contro Roma; ma questo tentativo ebbe fine probabilmente con la loro sottomissione nel 280 av. C.
Plinio (xxxiv, 7, s. 16) riferisce una storia assurda, desunta da uno scrittore greco (di nome Metrodoro Scepsio e ripetuta dalla più parte de'moderni scrittori) che scopo dei Romani nella presa di Volsinium fu quello d'impadronirsi di 2000 statue che conteneva. Essa però dimostra che i Volsiniesi erano giunti ad un alto grado di opulenza, di lusso e di perizia nell'arte. Ciò è anche confermato da Valerio Massimo, il quale aggiunge che codesto lusso fu causa della loro rovina, rendendoli così indolenti ed effeminati ila lasciare usurpare dagli schiavi il governo e l'amministrazione.
Da questa tirannia degradante furono liberati dai Romani, i quali preso ch'ebbero Volsinium, lo distrussero costringendogli abitanti ad emigrare altrove. Questo secondo, o romano Volsinio, continuò ad esistere sotto l'Impero e fu culla al famigerato Sejauo ministro e favorito di Tiberio. Giovenale (x, 74) allude a questa circostanza quando considera l'auge a cui era giunto Sejano come dipendente dal favore di Nursia o Norsia, deità etnisca molto venerata a Volsinium, nel cui tempio, come in quello di Giove Capitolino a Roma, conticcavasi annualmente un chiodo, per segnare gli anni