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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'ariti Terza — Italia Centrale
   e iti cui veggonsi ancora rottami di vasi ed iscrizioni etnische, indicherebbero un'origine anche più antica.
   Checche ne sia, Vallerano fu in vari periodi dell'evo medio e con varia fortuna infeudato a Viterbo, ai Di Vico, ai Farnese e quindi all'Ospedale di Santo Spirito in Roma. Nel secolo XVII la parte del paese, a destra della strada, apparteneva ai Cavalieri e quella a sinistra ai Maddaleni. Verso la metà del secolo scorso le due parti riunite passarono in possesso dell'ospedale di Sancta Sanetorum ; indi furori divise di nuovo fra i Di Pietro, i Massimi, i Ricci e i Capranica. Nell'archivio comunale, oltre varie pregevoli pergamene di varie epoche, conservasi un prezioso codice manoscritto, dal titolo : StatuHm Vidlerunl, con la firma autograia del duca Orazio Farnese e gli atti consigliari del 1542.
   Vallerano sta sul piovente orientale del Cimino, fra ameni castagneti e con spazioso orizzonte dalla parte del Tevere. Partendo dalla strada principale, detta del Poggiolo, si arriva, lungo un bellissimo viale d'olmi, al tempio maestoso della Madonna del Ruscello, cosi detto dalla tradizione che dal labbro dell'immagine che vi si venera sgorgasse sangue. Costruita nel 1609, con le elemosine raccolte, la chiesa, disegnata dal Vignola, contiene, fra le altre cose: l'aitar maggiore in marmo e alabastro; la Visitazione di Santa Elisabetta, del Menicocci di Vallerano, ed altri dipinti pregevoli del Validi da Siena e di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio.
   Nei dintorni abbondano case ipogee ed avanzi di mura poligonali, segnatamente nel luogo detto Poggio Castello. Nell'altro luogo vicino, detto il Pantanaccio, veggonsi grotte denominate di San Salvatore, che sembra fossero abitate nei primi tempi del Cristianesimo da antichi eremiti. Vi si osservano, fra le cose notabili : un altare scavato nella roccia, una fossa mortuaria, un residuo d'iscrizione, che ricorda un Andrea abate ed alenili dipinti anteriori a Giotto, rappresentanti il Salvatore, gli Apostoli ed altri Santi che credonsi eseguiti fra il secolo IX e l'XI.
   11 territorio ferace produce vino, castagne, nocciuole, legumi e buoni pascoli.
   Coli, elett. Viterbo — Dioc. Civita Castellana — I'2 T. a Vignanello.
   Vignanello (35S3 ab.).— Cenni storici. Vuoisi fondato nel 113 da certo Giuliano, da cui ebbe il nome di Giulianello cambiato poi ni Vignanello da una vite venuta su iti mezzo al paese.
   Sta iti amena collina, alle falde del Cimino, fra i due torrenti Zangola e Malignano; è cinto di mura con tre porte, la più maestosa delle quali è quella in capo al borgo dellMwi/c/o Custode. Le case, se non spaziose, sono però ben disposte, segnatamente lungo la bella ed ampia via di mezzo ili cui sorge il moderno palazzo Civico. Notevole una magnifica villa o palazzo (già antica rocca) prima ilei principe Marescotti, ed ora dei principi Ruspali, ric.inta da un cupo vallone, con ponti levatoi, in cui nacque Santa Giacinta Marescotti. Merita anche menzione la collegiata del secolo XVIII, in cui ammirasi un quadro della Presentazione al Tempio, di Annibale Canicci,
   1 prodotti principali del territorio consistono in vino squisito che gareggia con quello di Orvieto; legumi, nocciuole, castagne, buoni pascoli e bestiame.
   Coli, elett. Viterbo — Dioc. Civita Castellana - I'2 T.
   Mandamelito di SUTRI (comprende 4 Comuni, popol. 8133 ab.). — Il territorio, quasi tutto vulcanico, stendesi in pianura ed in colle coperto di ulivi, di viti e di cereali. In certi punti esso è adatto maravigliosamente alla coltivazione dei frutteti e dei cereali; uè mancano i pascoli Clima mite, ma l'aria è alquanto umida e pesante.
   Sutri (2266 ab.). — Cenni storici. Non v'ha dubbio che. Sntrhm era un'antica città etrusca, ma piccola, a quel che pare, e dipendente probabilmente da qualche,duna delle sue più potenti vicine. Non fu che dopo la presa di Vejo che i Romani portarono le loro armi sino a Sitlriitm. da loro primamente assalito nel 391 av. C., con qual esito è incerto (Diuu., xiv, 98); ma non dovette cadere nelle loro mani, nò in questo, uè nell'anno