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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   /iti
   l'arte Terza — Italia Centrale
   Dintorni di Perugia.
   Fuori la porta San Pietro, a sud-est della città ed a circa 3 chilometri di distanza, presso la villa del Palazzone, è il famoso ipogeo etrusco-romano, della famiglia Volunnia, scoperto nel 1810, e sili quale scrissero dotti lavori gli archeologi perugini Venniglioli e Conestabile e che abbiamo già menzionati nella bibliografia. È attribuito al 111 secolo av. C., ed è formato da dicci grandi camere tagliate nella roccia della collina. Queste stanze contengono urne cinerarie, sarcofagi con figure dei defunti, lucerne, statue e varie altre antichità lasciate nel posto medesimo in cui furono rinvenute.
   Cimitero. — Trovasi fuori della porta del Cannine e fu cominciato nel 1S49. Contiene notevoli monumenti degli scultori Alessandro Rondoni di Roma, Raffaele Carat-toli, Guglielmo Ciani, Giuseppe Luchetti, Ettore Salvatori, Francesco Biscarini, ecc. Vuol essere specialmente menzionato il bel monumento commemorativo dei Perugini caduti per la libertà nel 1859 e nel 1800, opera del conte Salvatori.
   Maestà dei Murelli. — Fuori porta San Pietro, nella via che conduce a Todi, presso il casale detto i Murelli, è un'edicola conosciuta sotto il nome di Maestà dei Murelli, ornata d'un affresco rappresentante il Presepio, S. Giovanili Evangelista, S. Giovanni Battista, S. Caterina ed altri santi, bell'opera, firmata, di Tiberio di Assisi MDXVIII.
   Maestà di Casaglia. — Trovasi nella casa colonica del predio Casaglia, sulla via che mena a vai de' Ceppi. Vi è rappresentato in affresco il Presepio, VAnnunciazione, l'Epifania, lavori attribuiti al Giannicola.
   Maestà della Vigna. — Fuori la predetta porta San Pietro, nel predio della Vigna. I santi Bartolomeo, Cristoforo, Costanzo, Chiara, Caterina, ecc., che vi si vedono dipinti, sono attribuiti al Buffalmacco, della scuola di Giotto.
   Castel Agello. — Vi si ammira una pregiata croce di argento ed oro, fregiata di smalti, attribuita all'orafo Raffaello di Antonio ed eseguita circa il 1421.
   Castel Rigone. — Il santuario della Madonna dei Miracoli, che vi è annesso, fu cominciato a fabbricare nel 1494, a spese del Comune di Perugia, sui disegni di maestri lombardi. L'interno è a croce latina, ad una sola navata, di elegantissima architettura. Al secondo altare, a sinistra, è un 'Incoronazione della Vergine, stimato lavoro della scuola del Perugino. La Gloria di Angeli, dipinta attorno alla Maestà od edicola, è di mano di uno dei più valenti scolari del Perugino. Nella lunetta dell'abside è YEpifania, tela ad olio, copia d'artista toscano dall'originale dell'Alfani, tolto di qui, nel 1G43, da Ferdinando II de' Medici e trasportato in Firenze. Si ammirano nella chiesa varii altri lavori della scuola del Perugino.
   Civitella d'Arna. — Trovasi fuori la porta Santa Margherita, sulle colline alla sinistra del Tevere. La collina, sede dell'etrusca città di Ama, fu, nei tempi anteriori agli Etruschi, abitata da un notevole gruppo di genti preistoriche, di cui si sono rinvenute e si trovano, di tanto in tanto, le anni e gli utensili di pietra. Della città etrusca osservansi tracce di mura a grandi e larghi blocchi. Divenuta Arna città romana ebbe cospicui e grandiosi monumenti se, come narrano gli antichi scrittori perugini, le colonne della chiesa di Sant'Angiolo e di quella di San Pietro di Perugia, provengono da questa località. Vi si trovarono inoltre preziosi oggetti di oro, di bronzo, pietre incise, monete, i quali ciinelii sono oggi quasi tutti raccolti nel Civico Museo. Avanzi di costruzioni romane possono vedersi nella proprietà Baldella, e sembrano resti di conserve d'acqua. Tracce di edilizi termali veggonsi poi uella proprietà degli Azzi-Vitelleschi.
   Deruta (5090 ab.). — Cenni storici. Vuoisi di origine antichissima e che si appellasse in origine Druida, poi Perugia Vecchia. Non hanno fondamento storico le notizie che ce la dicono fondata dai Galli, al tempo di Tarquinio Prisco, o dopo il memorabile