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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Terza — Italia Centrale
   geologo Breislak, croato, da quel governo provvisorio, ispettore dei lavori mineralogici. Ma per la caduta del governo francese ogni provvedimento restò senza effetto e l'opificio patì, man mano, tutti i danni provenienti dall'abbandono e dall'incuria. La miniera di facile scavo, essendo il minerale deposto dalle acque (fer des maruìs) e quindi
   10 si trova 111 fondo ad antichi bacini d'acqua, superficialmente, e si estrae a cava aperta. Un'altra consimile miniera fu riconosciuta, nel 171)5, a Gavelli ed aperta allora, con buon risultato, dall'affittuario camerale di Monteleone. Souvene altre al monte di Cascia.
   Inferiormente al paese, nella valletta del torrente Vorga, confluente del fiume Corno, vi sono banchi abbastanza potenti di lignite (circa 3 metri) ma pur troppo i luoghi di consumo sono troppo lontani per rendere possibile lo smercio del combustibile.
   Il territorio di Monteleone produce: grano, granturco, ferro, patate, orzo, fieno e legname. L'industria principale è la fabbricazione di stoviglie.
   Coli, elett. Spoleto — Dioc. Norcia — P3 e T. locali, Str. ferr. a Spoleto.
   Poggiodomo (1153 ali.). — Piccolo villaggio situato a 970 metri d'altezza, tra una gola di monti, in riva al torrente Fissino che affluisce nella Nera. Coinponesi di poche abitazioni, presso la biforcazione della strada ternana per Norcia e per Cascia. Il territorio è quasi del tutto montuoso e produce quindi scarsi cereali. Abbondano invece i pascoli, le ghiande, la legna da ardere e da costruzione.
   Coli, elett. Spoleto — Dioc. Norcia — P2 lucale, T. a Cascia, Str. ferr. a Spoleto.
   Mandamento di M0NTEFALC0 (comprende 2 Comuni, popol. 0909 ab.). — Territorio a nord-ovest di Spoleto, in collina e pianura, sulla sinistra della valle umbra e a sud di Bevagna.
   Montefalco (5102 ab.). — Cenni storici. Intorno all'epoca dell'origine della città non sono concordi gli scrittori. Gli storici putrii, Casalio e Monticelli, ne fanno derivare
   11 nome da Mons Faliscus, credendo la città tuia di quelle dei l'alisei Etruschi, popolo vinto e disperso da Camillo. Abbattuto questo pago falisco-uinbro, sarebbe stato ricostruito da un cavaliere romano di nome Curione, donde il secondo lomc della terra, Cor curione. Nei bassi tempi tornò in uso il nome primitivo di Mons Faliscus, dal quale derivò l'attuale di Mons Falcus, indi Montefalco.
   Francesco Torti, scrittore della vicina Bevagna, rigetta queste opinioni e, fondandosi sopra vecchi documenti e sull'antichità del Campano, del Corio, di Jacobilli, ecc., sostiene, che Montefalco ha avuto i soli nomi di Gm-corona e di Montefalco poi. Il primo sarebbe derivato dall'arme o stemma di Elisio Gordiano, cavaliere alemanno, nel quale era un cuore con una corona d'oro. Il secondo nome fu dato al paese dopo che l'imperatore Federico 1 investì della contea di Corcorone Ranaldo ile' Ranaldi di Foligno, poiché, oltre a molti privilegi, gli donò anche un falcone di rara maestria per cacciare. Ciò rilevasi anche da un istroniento del 1250, in cui si legge: Terra in territorio Coccvroni et mine Castro de Montefalco.
   11 Torti ritiene che Montefalco non esistesse prima di Ottone il Grande; ina tale ipotesi è contraria all'autorità del Campano. Il Bragozzi scrive doversi ben distinguere il costello di Coceorone da quello di Coccorano, questo essendo stato distrutto dal duca di Aquino che reggeva queste contrade per Federico II; mentre Coceorone resistè alle armi tedesche e fu accresciuto pel rifugiarvisi che fecero gli abitanti di Coccolano.
   Comunque sia, la storia certa di Montefalco comincia solo dopo il 1200. Le fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini sorsero anche in questa terra, la quale stette per la parte guelfa, e quando i papi posero la sede in Avignone, Montefalco concorse più volte con le proprie milizie a rinforzare le armi della Chiesa. La parte ghibellina fu capitanata da un tal Biagio de'Rizzo e prese il sopravvento sino o che gli esuli guelfi, guidati ed uniti ai guelfi di Ugolino Trinci, signore di Foligno, rotte nottetempo le mura, tornarono ad impadronirsi di Montefalco e riposero in potenza la loro fazione.