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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Perugia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 354

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Terni
   2    ciascun rione venne data una bandiera, sotto la quale si radunasse il popolo. Furonvi aggiunti 24 nobili ed i 48 creavano il Consiglio di Credenza. Maggiore fu però l'autorità dei 24 del popolo. Tuttavia, nel 1402, il Magistrato dei 48 venne sostituito da quello di 12 Savi, col capopriore e priori della città e vi si aggiunsero altri CO uomini. Due anni dopo però, Andrea Tornaceli?, fratello di Bonifacio IX, marchese della Marca, ristabilì i banderesi. Il Tomacelli fece atterrare molte torri, edificò il Cassero, abbattuto poi dai Ternani appena morto il papa. Sotto Gregorio XII, nel 1408, Ladislao re di Sicilia, dopo di avere occupata Roma, assalì Terni, di cui prese le entrate ed invitò priori e popolo a giurargli fedeltà, e la città inviò a Roma, a Ladislao, quattro ambasciatori per fare atto di sominessioiie. Ladislao ritenne la signoria di Terni per setto anni e da Sulmona regolò le differenze sorte tra i Ternani ed i Reatini, a proposito della cascata del Velino nella Nera. Nel 1413 concedè a Terni, in investitura, i feudi di Perticara e delle Rocchetto, ed appena i Ternani ne ebbero preso possesso demolirono le rocche che potevano pregiudicare la loro città. Morto, nel 1414, Ladislao, Terni e le altre città da lui occupate tornarono all'ubbidienza e devozione della Chiesa; ma a Ladislao subentrò il celebre condottiero Braccio da Montone e mosso contro Terni la devastò e ne depredò i confini. Intanto Paolo Orsini, generale delle armi della Chiesa, era giunto a Sarai e Braccio corse coi suoi armati a Terni, dove quegli abitanti tentarono impedirgli l'entrata; e Braccio temendo le forze dell Orsini, ritiratosi sui monti di Narni, danneggiò il territorio ternano e poi passò a Perugia. Dopo aver soggiogata questa città, nel 1410, gli fu facile impadronirsi di Terni e di Narni, di parte della Marca.
   Nel 11-17 nuove differenze sorsero tra i Ternani ed i Reatini, sempre a cagione delle acque del Velino, e si ricorse allora alle armi. Rieti s'impadronì della rocca di Sant'Angelo e desiderava si facesse un nuovo emissario, pel quale e pel canale di Curio le acque del Velino si scaricassero nella Nera, a danno della valle ternana. Arsero di sdegno i Ternani e con ordinanza del 17 agosto stabilirono di affrontare la guerra, risoluti a morire: eundum portum Marmorum ad moriendnm. Braccio s'interpose e ai 18 settembre fu giudicato che il luogo delle Marmore apparteneva alla città di Terni e che dai Reatini si doveva scavare un canale nel mezzo del piano, il qual canale fu poi detto Reatino e cominciò a ricevere le acque nel 1422 e furono, in conseguenza di ciò, sospesi i lavori del canale cominciato nel territorio ternano. Nel 1420 Braccio si portò a Firenze, ov'era anche il sindaco ternano Angelo Paradisi, venuto per conciliarsi col nuovo papa Martino V. Braccio, in compenso di alcuni vicariati ottenuti, restituì al papa Terni, Narni, Orvieto ed Orte. Questo ritorno di Terni alla Chiesa, secondo l'Angeloni, sarebbe avvenuto nel 1423, alla morte di Braccio. Sotto Eugenio IV, l'eccessiva severità del Vitelleschi, generale della Chiesa, indispose diversi popoli ed agevolò le conquiste a Francesco Sforza che, nel 1433, soggiogata la Marca, prese Terni, Todi, Otricoli, Amelia ed altri luoghi. I Ternani, dopo un anno, si liberarono dalla signoria dello Sforza, somministrarono ad Eugenio IV cittadini armati e 300 uomini per l'impresa di Vetralla. Nel 1439 fu riedificato il Cassero, ove furono posti gli stemmi di quel papa, i quali ancora vedevansi al tempo dell'Angelo!!?, vale a dire nel secolo XVII. D'ordine di Eugenio IV i Ternani combatterono con quei del castello di Miranda che erasi ribellato e spedirono 300 fanti con balestrieri al castello, alla rocca di Piediluco ed in altri luoghi ch'erano stati occupati da Corrado Trinci signore di Foligno. Vinse il Vitelleschi ed il Trinci rimase in sue mani. Nel 14-45 lo Sforza occupò di nuovo Terni; ma il papa, con gli aiuti di Alfonso d'Aragona, ai cui servizi, in qualità di consigliere, era il ternano Pietro Federici, potè in breve ricuperarla. Nicolò V, in considerazione della fedeltà dei Ternani, dono loro, nel 1448, il castello di Perticara, pel tributo di una libbra di cera lavorata, da presentarsi il dì della festa dei Ss. Pietro e Paolo.
   123 - I.a Patria, voi.Ili