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Parte Terza — Italia Centrale
Fig. 118. — Piediluco : Veduta del paese e del lago (da fotografia Aisgelici).
parola che intese a significare acque stagnanti o paludi, e colla quale anche in Roma si denominarono le paludi tra il Tevere, il Palatino ed il Campidoglio ( Velabro). Anche il nome di Velino fu fatto quindi derivare da Velia. Nelle lunghe lotte tra i Ternani ed i Reatini, per l'apertura dell'alveo del Velino, gli abitanti di Piedilnco erano collegati ai secondi e parecchie volte vennero a conflitto con Terni, specialmente nel XV secolo. Sisto IV, con varii cardinali, giunse a Piediluco il giorno 8 ottobre del 147G, allorché la peste infieriva a Roma e vi si fermò due giorni, attratto dalla splendidezza e dall'amenità del soggiorno.
Clemente Vili vi si condusse, con splendido corteggio, nel 15%, nella visita che fece ai lavori da lui ordinati per la bonifica dell'agro reatino. Soggiacque il paese a varii e forti terremoti dei quali si hanno ampie notizie nello scritto di Gillii Luigi: Dissertazione fisico-storica sui terremoti di Piediluco (Roma 178G). Clemente XI tolse Piediluco alla Sabina, aggiungendolo alla provincia di Spoleto, ma ora fa parte del circondario di Terni.
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L'abitato giace nell'altipiano reatino, in riva al lago omonimo (fig. 118), alle falde di nudo ed aguzzo monte, in cima al quale è un'antichissima rocca, ricostruita quasi interamente dal cardinale legato Egidio Albornoz, nel 1314, facendo contribuire a tale spesa i Reatini, i quali patteggiarono con Blasco Fernando di Belviso, nipote del cardinal legato. Oltre alle opere militari, la rocca racchiudeva la residenza del castellano, della quale rimangono pochi avanzi. Ma da quanto ne resta può giudicarsi, che ne fosse architetto quello stesso che disegnò la chiesa parrocchiale di San Francesco, della quale