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Parte Terza — Italia Centrale
Guardea (1515 ab.). — Trovasi in collina, a 3S7 metri sul mare e sulla sinistra, del Tevere, da cui dista 5 chilometri. In antico il paese sorgeva sulla vetta di un monte, a 572 metri, ma fu abbandonato dalla popolazione per l'incomodo che le recava il salirvi, dopo le fatiche campestri ed allora varie famiglie cominciarono a fabbricarsi le abitazioni nei pi oprii fondi rustici, di guisa clic il nuovo abitato non prese la forma di paese riunito, ma di tanti gruppi di case sparse e isolate. Del vecchio paese abbandonato non restano ora che mura cadenti, in posizione soggetta a frane per le erosioni di un sottoposto torrente. Guardea fu feudo, nei tempi di mezzo, dei conti di Marsciano.
Il territorio giace in piano ed in monte e le coltivazioni elio vi prevalgono sono quelle del grano, del granturco, della vite e dell'olivo. Coli, elett. Terni — Dioc. Amelia e Todi — P= a Lugnano in Teveriua, T. e Str. ferr. ad Alviauo,
Lugnano in Teverìna (1728 ab.). — Cenni storici. L'origine di questa terra è antica e trovasene già menzione nel secolo VIII. Gli avanzi di molte torri e di mura ben munite provano che fu feudo importante ed assai forte, per cui si chiamò la Città (Iella Teverìna. Nel 1017 appartenne questo feudo ai conti Bovaccini; nel 1170 fu assai danneggiato per l'assedio fatto da quei di Todi e da quei di Amelia e questi tornarono a rovinare il territorio di Lagnano nel 1293. Nel 1301 fu assalita dagli Orvietani, che recarono notevoli danni al paese. Attesa l'importanza e la forte posizione ìlei paese vi si recò a stabilirsi uno dei potenti e nobili Mortaldeschì d'Orvieto, progenitóri dell'antica famiglia dei Vaniiicelli.
Nella metà del secolo XIII, allorché più ardevano le lotte tra Guelfi e Ghibellini, Vanno de' Monaldescln s'invaghì di una Filippeschi, pure d'Orvieto, e dopo di averla sposata, temendo che la parentela non fosse sufficiente ad estinguere gli odii e le rivalità tra la sua casa e quella della sposa, risolvè di abbandonare Orvieto e di ritirarsi a Lugnano per godere, nella vita privata, le dolcezze della pace e della famiglia. Dal suo nome derivò quello di Vanuicelli e volle assumere uno stemma storico, che formò di uno scudo diviso per metà da una fascia, conservando nella parte superiore il campo giallo dell'arme Monaldesca e vi aggiunse due teste umane, una di bianco e una di moro legate insieme, per significare l'indissolubile unione delle due famiglie, nominate anche da Dante, dei Bianchi cioè e dei Neri. Nella patte inferiore pose tre bande nere in campo bianco. Sopra al morione aggiunse un angelo con la spada in mano, col motto: Se in per eris firma.
Giovanni, figlio di detto Vanno, e Vannicello, di lui nipote, furono ascritti alla nobiltà della vicina Amelia nel 1392, e fin da quel tempo la famiglia Vanuicelli può dirsi Amcrina. Nei secoli seguenti la stessa famiglia seguitò a vivere in Lugnano e da essa uscirono illustri personaggi, quali il cav. Giovanni Vannicelli, consigliere di guerra del re di Portogallo, creato poi da Alessandro VII comandante delle milizie pontificie. Tranquillo Vannicelli, che sostenne importanti cariche a Roma e presso la Repubblica Veneta, in Francia, nel Portogallo. Monsignor Lorenzo Vanuicelli, preside della Sabina, nel 1709 governatore di Benevento; e nel principio di questo secolo il cardinale Luigi Vannicelli.
L'abitato di Lugnano trovasi a 441 metri dal mare, su di un'altura alla sinistra del Tevere, e (lista 9 chilometri a ponente di Amelia: è vasto, ha buoni e bei fabbricati, cinti da mura medioevali. Sono notevoli, tra i suoi edilizi, la
Chiesa di San Francesco. — Sullo il portico esterno sono alcuni affreschi della Vergine con Gesù in trono, di San Sebastiano e di Sun Rocco, opere eseguite nel XVI secolo. Nell'interno, a sinistra dell'aitar maggiore, è una tela a tempra, di scuola folignate, rappresentante la Vergine in
atto di dolore e Sun Giovanni, opera del XVI secolo. Di quest'epoca è pure il Crocifisso, scolpilo in legno, che è all'aliar maggiore. Al terzo altare, a destra, è uria tela con la Vergine e Gesù in trono; in basso, San Sebastiano, indi San Diego e San Rocco, opera del 1001, di un imitatolo