Mandamenti e Comuni del Circondario di Spoleto 28.»
Fig. 133. — Narni (Dintorni): Ponte medioevale.
alcuni Smili, opera di scuola romana, del secolo XYIll. Nella parete sinistra del presbiterio e una tela ad olio, rappresentante la Madonna della Arre, opera della medesima scuola. Nella parete incontro è una tela dcll'Alfani, con Mariti, Sant'Amia e Gesù in meno ; in alto sono due Angeli che sorreggono ima tenda. Nella terza cappella è una grande tela, rappresentante Cristo e la Maddalena, Marta e Veronica, a sinistra, la Tomba del Nazareno, i Santi Giovanni e l'ideo, e dietro è la Veduta di Gerusalemme, in basso leggesi: Baceias fucicbal, opera assai pregevole.
Chiesa della Madonna del l'onte (poco lungi dalla destra sponda della Nera). — Nel centro della chiesa è un resto di monumento sepolcrale, che per ragioni altimetrichc mostra essere stalo tangente al piano stradale che percorrendo la linea del ponte romano, dolcemente inclinando, giungeva alla pianura, su cui mirasi il rettifilo della Flaminia da Narni a San Gemini.
Eremo di San Francesco detto lo Speco (dista 12 chilometri da Narni). — In quest'eremo ebbe stanza San Francesco e la tradizione ancora accenna la grotta da lui abitata.
Una piccola cappella, nello scoglio vicino, contiene i seguenti allVesehi: un Frale che r.Jj're ad un alleo compagno un'ampolla ricolma di acqua; il Santo cangia in vino l'acqua eonteuula nell'ampolla, opere della scuola di Giotto. L'altare maggiore della chiesa ha uri Crocifisso scolpito in legno, nel XVI secolo. Tra le reliquie che vi si conservano sono da notare: la Secchia, rappresentata nel primo dipinto, e clic altro non e se non un elmo alemanno, cui fu appianato il culmine, schiacciandolo ; un Calice di stagno clic dicesi fosse usato dal Santo. Un finissimo lino, a forma di tovagliuolo, col monogramma di Cristo, nel centro, e tracce di iscrizione ; il lutto eseguito con accurato ricamo iti bianco, lavoro del X\ secolo. Tale lino vuoisi donato da San bernardino.
Il territorio di Narni è assai fertile, specialmente nella valle irrigata dalle acque della Nera, producendo cereali, vino, frutta. Le colline sono ricoperte di oliveti, che producono eccellente olio; nè mancano i prodotti boschivi. Solivi altresì acque minerali, e cioè le fonti magnesiache dette della Carestia e del Leciti etto, quella detta di Iìecen-tino e finalmente un'acqua Sulfurea. Scaturiscono nella pittoresca gola della Nera, sulla destra del fiume, alle falde del monte Croce, di prospetto al monte su cui giace la città stessa. Sgorgano a breve distanza l'uiia dall'altra e nei tempi antichi ebbero grande e meritata rinomanza. Forse a queste acque accenna Plinio nella lettera diretta alla suocera Pompeia Celerina: Quantum copiarum in Ocriculano, in Naruiense, in Carsulano, in Perusino tuo, in Narniensi vero eliani balneum, ecc. Non è improbabile che la denominazione di sulfuree data alle acque della Nera da Prisciano (Sulphttreas posuit spiramina Naris ad andati) e da Plinio ( Velinos lacus Nar omnes cxhaurit suìpbitreis aquis) sia derivata dalle molte sorgenti d'acqua minerale che fra Narni ed Orte vanno ad ingrossare la Nera. Certo è che l'Ondio, nella sua Descrizione d'Italia, ricorda le acque minerali di Narni, lodate pure da Leandro Vlberti. Il Laccio, archiatra pontificio, le raccomanda nella sua opera sulle Terme, e in seguito di tempo, il dottor
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