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In Toscana si cstrao dal Montcferralo fra i gabbri il serpentino, mito col nome di Nero n Verde, di l'rato per la sua tinta verde-cupo; oia questa nobile pietra è meno usata, lo si deve al diverso gusto dell'architettura moderna e al mancare occasione di nuovi edilìzi religiosi ; naturalmente lo si adopra nei restami, che occorrono spesso, perché il verde di Prato non é cosi resistente alle vicende atmosferiche come, il bianco di Carrara o di Campiglia, coi quali è di solilo messo in opera. Nella medesima montagna trovasi la cava del jgranitone da macine detto pietra di /• igline (dial-lagio in grossi cristalli entrofelspalo vcrde-brimo), ricercalo anche fuori di Toscana per l'uniformità della sua durezza ; se ne trova di simile anche alla Maltesca sopra citata e in altre località, ma a piccole masse.
Come formazione paleozoica si presenta, in alcuni luoghi, un'arenaria gialla, silicea, con Sioni quarzosi Siccome codesta pietra cstracsi quale breccia da macine dal monte della Verruca nei monti Pisani, dei quali costituisce l'elemento prevalente, ed adoperasi in Pisa col nomcdipwfra Venne,una, cosi parve conveniente al dotto geologo Paolo Savi di dare il nome di Veirucano alla roccia che ne è caratterizzala. Fgli tiene detta stessa clà il talco scistoso, che rinviensi nella valle del Corsente presso la Bocchetta e nella Calabria sei ten (rionale e ad esso ramiette anche gli strati detta catena Calabra descritti dal Pilla come afanile grigia scistosa, scisto e diorite verde.
Appena incomincia, nel mezzodì della Toscana, sull'orlo degli Apeiinmi, la regione delle recenti formazioni vulcaniche, scomparisce ogni vestigio delle antiche nella catena principale, la quale non presenta quindinnanzi, dalle, sorgenti del Tevere sino a quelle del Crali, che. pure formazioni di sedimento, quantunque ivi appunto s'innalzi più poderosa.
Come nelle. Alpi anche fra queste, formazioni sedimentari, il calcare rappresenta la parte principale. Dapertutto ov'esso viene a contatto con le formazioni vulcaniche si mostra non distintamente separato, ma compcnctrato da esse, assumendo non di rado le loro tinte cupe come marmo di grana cristallina. Così avviene in tutto l'Apennino ligure ov'esso, misto al serpentino, forma il liei marmo disila Polcevera, e in Calabria, ove il calcare fra Guardia ed Intavolata a sud di Cetraro, conlina come marino screzialo con lo scisto micaceo.
Calcari dolomitici a grana cristallina trova usi in molte parti de! l'A peni) ino centrale e più ancora del meridionale nel Malese, nel Gargano e a monte Sant'Angelo presso Castellammare, ove il popolino suol prenderlo, pel suo sapore amaro, polverizzato come medicina purgativa. Il gesso granuloso giace col serpentino nel profondo della gola d'Isoverde presso la Bocchetta.
Procedendo nei terreni più recenti sottentra a poco a poco la «ratificazione calcare sempre più intensa. Di questa in tutta la catena distinguono principalmente due formazioni secondarie! una più antica, appartenente al trias, al tias ed al giuresc, talora nera sino al bigio chiaro, spesso di cattivo odore, il più sovente senza vestigio di petrifirazione, ma striata di sovente in tutte le direzioni da Manche vene di spato calcareo; al disopra una formazione più giovane, appartenente al cretaceo, rossiccia, giallognola o bianca proli;», detta talora biancone e scaglia come nelle Alpi Vende.
La formazione più antica predomina nel lato fratturato degli Apcnnini rivolto al Mediterraneo e maggiormente alle, due estremità, sempre in strati ascendenti e spesso sollevati verso il mare. La formazione, più giovane prevale nel mezzo della catena nel lato apeninnico rivolto all'Adriatico, con stratificazione consimile, ma inclinata più dolcemente. Essa forma spesso estesi altipiani e pendii, sui quali gli ammassi di frammenti angolosi, misti alla terra vegetale, alimentano basse fratte e piccole seminagioni.
Queste formazioni calcari compongono la massa principale degli Apeiinini centrali e meridionali sino al Crali, cioè sino ai terreni cristallini di Calabria: compariscono pure nel promontorio garga-ìiico e ivi Puglia, dove l'altipiano delle Marge ne è intieramente formato. In Calabria si osservami in mezzo allo scisto micaceo, due monti calcari, monte Cocuzza di Cosenza, pieno di forre, con parecchie vette arrotondate ; e il monte di Tiriolo, alto ed acuminato, da cui si gode una superba veduta sull'istmo disteso a' suoi piedi e sulla meridionale, catena calabrese In questa distinguesi la montagna di Stilo, allo e dentato monte calcare, con ardili pittoreschi contorni, clic trasformasi il basso iu verrucaiio a Capo dell \niii, punta estrema d'Italia, detta dagli antichi Lencopetra per le sue scoscese, incavale roccie di biancone.