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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2'JG
   312 l'arte Terza — Italia Centrale
   per l'istoria dell'urte, come quello che fu dipinto da Santi Tosini, padre di Fra Angelico. 11 bel crocefisso in legno del secolo XV, nella cappella Brignole, ha surrogato una tela del genovese l'aggi, tagliata e involata or fa alcuni anni.
   La famiglia Gaddi eresse le tre cappelle a sinistra: nella terza, VAdorazione dei Magi fu abbozzata dal Sogliani e dipinta da Santi di Tito, che v'introdusse il ritratto di esso Sogliani. Nella cappella Guadagni il quadro del Battesimo di Cristo, di Lorenzo di Credi, con 1500 scudi di mancia ai monaci, surrogò il dipinto del Perugino, chiesto nel 1786 dal granduca Pietro Leopoldo per la Galleria degli Uffizi.
   La soppressione del convento nel 1810 agevolò la dispersione di altri capi d'arte, quadri (tra gli altri di Fra Paolino), orerie, corali alluminati, ecc. I Francesi colsero il destro per metter le mani sulla famosa Incoronazione della Vergine di Fra Angelico, ora nella galleria del Louvre. La vendita e l'adattamento del convento a villeggiatura per le famiglie compirono la devastazione a cui non iscamparono per miracolo che un portico a colonne .ioniche del I486 ed alcuni freschi inferiori dell'Angelico.
   Nel 1877 il conte e il vescovo Capponi e il cavaliere Martelli, allora comproprietari, tagliarono i due grandi freschi del refettorio e del dormitorio (Crocefisso con San Giovanni Evangelista, e San Domenico, la Madonna col Bambino, San Domenico e San Tommaso d'Agitino), e venderono agli antiquari per 8000 e 4000 lire questi due capolavori dell'Angelico, acquistati per 44,000 e 25,000 lire dal Louvre e dal granduca Sergio di Russia.
   A quel tempo i Domenicani stavan trattando pel riacquisto del convento e proponevano 10,000 lire per la conservazione al loro posto dei suddetti due freschi ; non essendo loro venuto fatto mentre acquistavano per 40,000 lire la proprietà, non rimase loro altro partito che appiccar fotografie dov'erano i freschi con una notizia spiegativa. Ebbero poi la fortuna di scoprire sotto l'intonaco un Crocefisso dipinto dall'Angelico per la sala del Capitolo.
   2. Badia Fiesolana. — A 200 metri da San Domenico di Fiesole, verso il Mugnone, sorge quest'antica cattedrale di Fiesole nel luogo ove fu seppellito San Romolo, vescovo e martire. Piccola e. modesta dapprima, ebbe nel secolo XI la sua bella facciata in marmi policromi nello stile di San Giovanni e di San Miniato. Il nome di Badia le rimase dopo che Fiesole ebbe la sua nuova cattedrale in alto e che i Benedettini vi fondarono un'abbazia. Le sregolatezze di codesti monaci indussero papa Eugenio IV a sostituir loro i canonici Agostiniani nel 1439: Cosimo de'Medici il Vecchio porgeva volentieri ascolto, alla Badia, a Don Timoteo Maffei di Verona, celebre predicatore, e spese non men di 100,000 scudi per rifabbricar la chiesa e il convento, aggiungendovi la sagrestia, ampliando i chiostri, i portici, il refettorio, il noviziato e la biblioteca»
   F, discussa la tradizione che ne vuole architetto il Brunelleschi, dacché i lavori non ebbero principio che nel 1456, dieci anni dopo la sua morte ed essendo sua consuetudine di dirigere personalmente i suoi lavori. Tutto l'edilizio era compiuto nel 1467 eseguito da parecchi mastri tagliapietre, soprattutto dai due fratelli Bruoso e. Benedetto di Benedetto da Fiesole. Rifacendo la chiesa ne fu rispettata la bella facciata e nell'interno si cercò la bellezza nell'estrema semplicità; notevole soprattutto la trabeazione sopra le colonne addossate ai muri. Alcuni bassorilievi dei Della Robbia, i ricchi marmi dell'aitar maggiore e della cappella Doni accrescono l'interesse artistico di cui la chiesa va debitrice all'architetto. Gli stemmi medicei veggonsi in ogni dove in codesta Badia, loro creazione, dacché Piero de' Merlici compì l'opera di Cosimo che vi si era fatto allestire un appartamento per villeggiare ; Lorenzo il Magnifico vi dimorava spesso con la sua corte platonica e letteraria; Giovanni de' Medici, poi Leone X, vi prese la porpora cardinalizia e suo fratello Giuliano di Nemours vi mori.
   I danni cagionati dagli Spaglinoli nell'assedio del 1529 furono tosto riparati e verso il 1600 fu collocato un busto di Cosimo il Vecchio sopra la porta del suo appartamento.