Mandamenti e Comuni del Circondario di Itoeca San (lasciano
313
alla confluenza di due torrenti, vale a dire tinello di Collccchio a sinistra e il Rio di Sotto della Badia a destra ed all'altezza di 313 metri dal livello del mare. È ben costruito, con ponte in pietra sul fiume, una fontana sulla piazza del Mercato, bel palazzo Pretorio, parrocchiale di San Lorenzo, abbellita nel 1781, Ospedale, Teatro, belli edilizi privati e un discreto Albergo Italia. E Marnali uu luogo importante pel suo commercio, per le memorie attinenti all'istoria militare di f ironzo e perciò descritta perfettamente dal Maeelnavelli.
Cenni storici. — L'origine di questa terra si nasconde nel buio dei secoli anteriori al 1000. 11 primo documento clic la ricorda è del 1025 e parrebbe da esso che in quel secolo fosse sottoposta all'abate di Santa Reparata sotto la protezione dei conti Guidi, Da (piesti passò sotto il protettorato della Repubblica fiorentina; ma dopo la battaglia di Monteaperto, guadagnata dai Ghibellini nel 1261, Man-adi tornò in potere dei conti Gnidi, ghibellini anch'essi, e che lo tennero, a quanto sembra, sino al 11-25. Al dire dello storico Boninsegui, nel 1428 gli abitanti, insieme a quelli di altre terre, prestarono giuramento di fedeltà agli inviati fiorentini.
\ erso la fine del secolo XV, Marradi fu occupato dalle schiere spedite dalla Repubblica di Venezia contro quella di Firenze; ma avendo quest'ultima inviato in vai di Lamorie varie compagnie di soldati sotto il comando di esperti condottieri, gli invasori iiiron costretti a ritirarsi in fretta da Marradi che niantennesi d'allora in poi fedele alla Repubblica fiorentina.
Uomini illustri. — Marradi va superbo a buon diritto di aver dato i natali a mons. \ngelo Fabroui, scrittore eruditissimo, autore delle Vitae Malorum iìac.trina excellentium, in 19 volumi, degli Elogi degli illustri Italiani, del Giornale dei Letterati in 102 volumi e della Storia dell'università di Fisa, di cui fu preside per molti anni morì nel 1803. Vi nacque inoltre il dotto vallonibrosano Don Ascanio Tamburini.
Coli, elott. Rocca San Casciano — Dioc. Modigliana, Firenze e Faenza — Str. ferr.
Palazzuolo (4028 ab.). — A 422 metri dal livello del mare, in pianura, quasi nel centro della valle superiore del Senio, che lo costeggia a maestro. Bella chiesa moderna; educandato femminile e varie parrocchie nelle molte frazioni; pascoli e castagneti.
Cenni storici. — L'origine di codesta terra non è molto antica. Vi esisteva un monastero di Vallombrosani, da cui era amministrato e che fu soppresso nel 1809. Moriva iu esso, coll'abito di quei monaci, Maliardo Pagani da Susinana, il celebre Leoncello dal nido bianco, ricordato dall'Alighieri, il quale era succeduto per eredità agli Ubaldini di cui il Comune era un feudo; e in testimonio di questa loro signoria nel medioevo scorgonsi tuttora i ruderi delle loro castella sili monti adiacenti. La donna che sorge dai merli dello stemma del Connine ricorda l'eroismo di una donna del luogo, madonna Cia, figliuola di messer Vanni degli Ubaldini, la (quale difese, nel 1357, la rocca di Cesena.
Coli, elett Rocca San Casciano — Dioc. Firenze — P3.
Mandamento di P0NTASSIEVE (comprende 3 Comuni, popol. 26,729 ab.). — 11 suo territorio si compone di molte valli ed è quasi tutto in collina. E coltivato a frumento, granturco, avena, orzo e molti legumi. Nel piano si coltivano viti, olivi, gelsi, piante fruttifere. Vi sono inoltre estesi pascoli clic alimentano numeroso bestiame.
Pontassieve (11,410 ab.). — Nel Valdarno Superiore, là dove la Sieve sbocca nell'Arno, a 98 metri sul mare. Era colà sulla testata del ponte antico sulla Sieve una torre a cavaliere di esso ponte da cui prese nome il castello poi borgo di Pontassieve; poijte in pietra che rovinò per una grossa piena della Sieve, e fu rifatto più saldo nel 1555 alla base dello sprone australe del poggio di Quona e dal quale sorgeva la torre Filicaja, ora ili rovine. Era fama clic codesto ponte, fatto erigere da Cosimo I, fosse opera dello Annnannali, ma il vero autore fu Stefano di San Pietro a Ponti, che lo incominciò e di mastro Tommaso suo figlio che l'ultimò, come leggesi nella Vita
40 — l,H l'ufriii, voi. III, parte 2\