Mandamenti e Comuni del Circondario di Itoeca San (lasciano 375
Modena e per la «piale! so non scese \nnibalo due buoni secoli prima del l'èra volgare, passò certamente nel 02 av. C., l'esercito del proconsole C. Antonio Nepote inviato (¦nutro Catilina. Il (piale, incalzato di fronte da 0. Metello Celere, ed alle spalle dal proconsole, fu vinto ed ucciso, come già abbinili narrato, in quella strage sanguinosa descritta da Sallustio.
L primi documenti che parlano di San Marcello sono dei primordii del secolo XII. Nell'evo medio fu ini castello e nel 1 liti fu infeudato dall'imperatore Arrigo VI al conte Guido Guerra dì Modigliana in un con molti altri luoghi della Montagna Pisto-i se. Parteggiò pei Piant ili e prestò giuramento di fedeltà al celebre capitano Cast ruccio diagli Aiiteluiinolli, quando per la vai di Lima penetrò con le sue genti dal Lucchese n i Pistojese; si dichiarò poi pei Pauciaticlii, capi di parte bianca, contro i Cancellici i d parte nera: le discordie fra queste due fazioni cagionarono a San Marcello e alle altre terre pistojesi gravi disastri 1 quali non ebbero line che dopo la meta del si-colo XV, quando ai dissidii municipali tennero dietro un'orribile pestilenza ed una carestia desolante.
Leone \ diede, nel 1513. la signoria di Pistoja e di tutto il suo territorio a Coro Cori pistojese, il quale inviò a San Marcello, (piai capitano di montagna, Lorenzo di Pier Francesco Tosinglii fiorentino: con la caduta della repubblica fiorentina tornò anch'esso in balìa dei Medici.
La chiesa di San Marcello fu la prima della diocesi pistojese che addotto le riforme del celebre vescovo Scipione Ricci di cui già abbinili detto; sotto il suo regime nel 17SS, furono tolti gli otto altari laterali e lasciato il solo aitar maggiore.
Culi, elett. Pistoja II — Dioc. Pistoja — P3 T.
Battaglia di Gavìnana.
Morto il 1° dicembre 1521 papa Leone X, dopo il breve pontificato di Adriano VI salì sul trono pontificio, il PJ novembre 15-2-2, mi altro Medici nella persona di Clemente VII, assai più funesto del primo a Firenze, come quegli che volle assoggettarla ad un suo nipote espulso con gli altri Medici nel 1527 poco innanzi al Sacco di Roma per le truppe di Carlo '\ di quel Carlo che, nel 1529, s'indettò col suddetto Clemente VI I per ricondurre ad ogni costo Firenze sotto il giogo mediceo.
Mentre Firenze era già stretta di assedio dalle truppe imperiali e papali, Clemente \ Il inviò a Pistoia, già ligia a' suoi voleri, un luogotenente, accompagnato da un nerbo sufficienti di soldati per governare provvisoriamente in suo nome la città, il contado e la montagna pistojese. Anzi che cadesse con Firenze la repubblica, la terra di San Marcello ebbe la fortuna di accogliere fra le sue mura il prode, patriottico ed espertissimo capitano Ferrucci, di nobile famiglia fiorentina; già commissario della Repubblica in Empoli, il quale, sollecitato dagli assediati, era corso da Volterra, che aveva presa, a Pisa, donde mosse con circa 3000 fanti e 000 cavalieri con amino di sorprendere e sgominare gli assedianti e liberar così la sua patria.
Ma il furibondo capitano calabrese Maramaldo gli precluse il passaggio dal Lucchese nella vai ili XiiSpole, di che l'impavido Ferruccio prese la via malagevole e più lunga de' monti e fu per mal consiglio avviato con lo sue Schiere a San Marcello, ove giunse d 1° agosto del 1530 e tenne consiglio di guerra come già abbiam detto.
Unta di ciò contezza, il principe d Grange, che dirigeva l'assedio, deliberò di muover contro il Ferrucci e le sin geliti ed avuta promessa dal Malatesta, corrotto dal papa, che non avrebbe fatto durante la sua assenza alcuna sortita da Firenze e molestato il campo, si avviò con grandi forze a San Marcello.
Le due parti avverse vennero alle mani, come tutti sanno, a Gavina ria, ove gli Imperiali ebbero, per la mera Superiorità del numero, una compiuta vittoria, e il Ferrucci