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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Firenze
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 400

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Terza — Italia Centrale
   munito e nel mezzo una gran piazza con la chiesa di Santa Reparata e la pretura, in cui s'intersecano le due vie principali. Gli abitanti della valle furono costretti a fabbricarvi delle case, ma a malincuore sì che nel 1745 non contava ancora che 170 abitanti. Dividesi in Borgo Fiorentino e Borgo Romano, con porte, omonime.
   Castrocaro (il Salmbinm degli antichi geografi) sta sulla sponda sinistra del Montone e della strada forlivese, la quale rasenta il paese ed è situato sopra un ultimo sprone di argilla sabbiosa che diramasi dai colli, i quali fiancheggiano la fiumana della Samoggia. In vicinanza, grande quantità di bivalvi marine plioceniche e sorgenti contenenti cloruro di sodio, jodio e bromo più della maggior parte delle consimili in Italia. Prese il nome di Terra del Sole da ciò che, mentre Cosimo I faceva costruire la fortezza, occorse un momento che il sole apparve coperto da una nuvola, la cui ombra disegnò il perimetro di detta fortezza ; il perchè Cosimo volle chiamarla Eliopoli, o Città del Sole, ma prevalse l'uso di chiamarla col nome più rimesso che serba ancora. Nel 1775 fu eretta in Comune aggregandole Castrocaro del quale era in prima una frazione.
   11 castello di Castrocaro, ora in rovine, fu più volte e indarno assediato dai Fiorentini, i quali finirono poi per comprarlo, nel 14015, al prezzo di 20,000 fiorini d'oro. Castrocaro ebbe i suoi conti ricordati da Dante in quei due versi (I'org., xiv):
   E mal fa Castrocaro e peggio Conio, Che di figliar tai conti più s'impiglia.
   Il suolo è fertile in cereali, vino e frutta dì specie diverse e non mancano le selve e i pascoli naturali clic alimentano una grande quantità di bestiame grosso e minuto. In Castrocaro più antico si fauno i mercati settimanali e le fiere.
   Coli, clett Rocca San Casciano — Dioc. Modigliana, Faenza e Fori) — Ps T.
   Acque salutari di Castrocaro.
   Queste acque scaturiscono in una valletta, detta dei Cozzi, presso il confluire del rio di Fontanelle col rio Salso. Non volgono molti anni che le principali fra queste acque furono riunite ed allacciate tralasciando però quelle contenenti il gas acido solfidrico ed il ferro, come quelle che rendevano l'acqua torbida e di cattivo sapore.
   L'acqua salsa della polla allacciata è limpida e tale si conserva per lungo tempo (debitamente custodita) senza punto depositare delle sostanze che la mineralizzano. La sua temperatura e di 15°, salato e poco gradevole il sapore e all'odore palesa la presenza di qualche traccia d'idrogeno solforato che tosto svapora se l'acqua viene lasciata in recipienti aperti per un po' di tempo.
   Quattro sono le sorgenti principali: 1° La sorgente di rio Salso, o di Frassineti, così detta per esser proprietà di Nicola Frassineti; ha il peso specifico di 1.0288 e fu analizzata dai professori Giulj e Antonio Targioni-Tozzetti. 2° Sorgente Sassi, di proprietà del signor Sassi, analizzata nel 1853 dal prof. Gasanti che la trovò del peso specifico di 1.00332. — 3° Acqua dellUropwie, appartenente alla chiesa arcipretale di Castrocaro, del peso specifico di 1.0548, analizzata dal Targioni-Tozzetti. —- 4° Acqua di Santa Maria, di cui non si hanno notizie particolari.
   Le acque di Castrocaro vanno debitrici della loro azione terapeutica principalmente al cloruro di sodio, ai joditri ed ai bromuri che contengono, e sono perciò indicate nelle malattie ghiandolari e scrofolose, e in tutte le affezioni morbose in cui possono tornar vantaggiosi il jodio e il bromo. Furono sperimentate per bagno e por bevanda da parecchi medici, i quali ne ottennero guarigioni sorprendenti. Alla dose di granimi 56.G al giorno giovano a distruggere gli ingorghi delle ghiandole linfatiche del collo e a sciogliere i tumori cistici delle palpebre, bagnando con esse frequentemente l'occhio. 11 loro uso poi, tanto esterno quanto interno, può riuscir proficuo nella cura del gozzo, dei tumori bianchi, degli ingorghi e indurimenti cronici dell'utero, in qualche affezione scirrosa, ecc.